Giuliano Pontara, “ Quale pace ? “, 2016:
“
Il pensiero nonviolento verte in primo luogo sull’ azione, sull’ azione
nonviolenta, tant’ è vero che il contributo più originale fornito da Gandhi è la
pratica e teoria della strategia nonviolenta che egli, coniando un neologismo,
chiamò satyagraha “
Il Satyagraha,
la lotta nonviolenta, è molto più efficace del termine nonviolenza per spiegare
il significato vero delle idee e dell’ opera di Mohandas K. Gandhi. La parola
nacque nel 1908 in Sudafrica da una sorta di brainstorming, un concorso di
idee, lanciato dal Mahatma per sostituire l’ espressione “resistenza passiva” che fino a quel momento veniva usata per
indicare le lotte nonviolente ma che non esprimeva compiutamente il loro
aspetto attivo, innovativo, costruttivo e rivoluzionario.
Satyagraha è
una parola composta da satya, verità, e graha, attaccarsi fortemente, e una sua
bella traduzione è “la forza della verità”.
Il termine
Satyagraha dimostra anche l’ importanza fondamentale della verità nella
nonviolenza. Per Gandhi: “verità e nonviolenza sono due facce della stessa
medaglia” e titolò “Storia dei miei esperimenti con la verità” la sua autobiografia
scritta attorno al 1925. Una verità che per gli uomini, con i loro limiti, non
può che essere relativa, perché G. pensava come uno scienziato, mentre solo Dio
possiede la Verità assoluta, perché G. era prima di tutto uno spirito
religioso. Ma, secondo il Mahatma, la ricerca sincera della verità, pur trovando
solo verità relative, porta quasi sempre l’ azione a risultati positivi, è comunque
l’ unica strada giusta da percorrere e certamente non è dannosa.
Mi
piacerebbe dunque che prendesse forma l’ idea di un
Satyagraha
globale contro i cambiamenti climatici,
una
definizione che unirebbe tra loro lo sciopero mondiale per il clima dei giovani di Fridays for Future, le disobbedienze civili degli Extinction Rebellion,
movimento internazionale nato in Inghilterra, tutte le altre lotte contro i
cambiamenti climatici presenti sul pianeta e troppo isolate, e
soprattutto tutte le lotte che verranno.
La lotta
nonviolenta del Satyagraha globale contro il climate change dovrebbe essere
portata avanti:
-
dagli
amici della nonviolenza, per i quali la nonviolenza è un ideale o addirittura
un progetto di vita,
-
ma
anche da chi sceglie il satyagraha solo in questo unico, enorme, conflitto,
come avvenne
per il Satyagraha per la liberazione
dell’ India, che fu sviluppato da Gandhi
e dai suoi seguaci più coerenti, insieme a moltissimi altri indiani che hanno
adottato la lotta nonviolenta solo in quella occasione.
Come tutte
le lotte nonviolente, per essere vincente
il Satyagraha per il clima dovrà essere ben impostato e ben condotto. Ma
la sua guida non dovrà essere di un leader carismatico, bensì di un “Gandhi
collettivo “ e nessuna strategia dovrà essere calata dall’ alto, ma saranno le
strategie migliori, meglio impostate e meglio portate avanti, che daranno il
contributo maggiore alla vittoria.
Gli ambiti
interessati dal Satyagraha dovranno essere diversi, dal locale al globale, e il
S. non dovrà solo esprimere ai politici una richiesta ad agire in una forma
tale che questi non potranno rifiutare,
ma dovrà comprendere una multiforme attività collettiva che dovrà
portare, in ogni caso, al risultato dell’ abbassamento delle emissioni e del
cambio radicale che garantirà un futuro al pianeta, un futuro, oggi non sicuro,
che dovrà essere anche migliore del presente.
Le lotte
nonviolente per il clima già ci sono, e, anche se oggi prevale il pessimismo, lo
sviluppo futuro del conflitto è tutto da vedere e al momento imprevedibile. E’
sicuro invece che il tema, in qualsiasi
caso, rimarrà nella storia dell’ umanità e del mondo. Ognuno di noi deve dare
la sua parte di contributo, che sarà di una dimensione infinitesima, ma, se i contributi
infinitesimi saranno milioni, l’ esito
di questa enorme questione sarà positivo per tutti.
Marco Palombo