domenica 29 ottobre 2017

Per il "Pentagono" italiano, cemento, militare e privato, nel Parco Archeologico di Centocelle


Il manifesto di domenica 29 ottobre ha pubblicato un articolo, riportato integralmente di seguito, sul progetto, annunciato dalla ministra Pinotti a marzo 2017, di creare a Roma nella zona di Centocelle una struttura che riunirà i vertici di tutte le Forze Armate italiane.

Per il progetto sono necessari nuovi fondi pubblici che saranno ricavati dalla legge di stabilità e nel complesso del progetto saranno anche venduti a privati “immobili di pregio”. Il tutto all’ interno del Parco Archeologico di Centocelle che sarà tagliato da una nuova strada necessaria a collegare velocemente la zona interessata con la nuova linea Metro C.
La nuova linea metropolitana è già operativa anche se non arriva ancora alle altre due linee romane e per il momento collega la periferia romana lungo la Casilina, anche oltre il raccordo anulare, solo fino alla stazione “Lodi”, nei pressi di Piazza San Giovanni. Ma tutta la zona toccata dalla Metro C avrà una enorme rivalutazione economica non appena saranno attivi i piccoli tratti che la dividono dalla Metro A e dalla Metro B, linee che attraversano Roma da una parte all’ altra della città incrociandosi alla Stazione Termini.

Alcuni comitati locali seguono da tempo la vita difficile del Parco Archeologico di Centocelle, ma il progetto del Pentagono non ha ancora l’opposizione che si merita, realizzando nello stesso tempo una speculazione edilizia privata, effettuata con soldi e beni pubblici in una zona sotto tutela ambientale ed archeologica, e una nuova struttura finalizzata alle guerre e al controllo militare del pianeta da parte dei paesi dell’ Alleanza Atlantica.

PS. In integrazione dell’ articolo del manifesto che mette in evidenza solo l’ atteggiamento della sindaca Raggi e del presidente del Municipio Boccuzzi, appartenente anche lui al M5S, riporto la replica del deputato Morassut alla risposta del governo alla sua interrogazione citata nell' articolo. La risposta viene definita dall’ esponente romano PD “rassicurante”.

Roberto MORASSUT (PD) ringrazia il rappresentante del Governo per la risposta rassicurante, che dimostra come la Difesa intenda tenere una posizione ragionevole. Sottolinea come la vicenda abbia suscitato grande attenzione tra i residenti, anche in considerazione del fatto che le realtà territoriali coinvolte hanno una limitata capacità di incidere sulle decisioni finali. Conclude rivolgendo una raccomandazione affinché sia salvaguardata l’unitarietà del complesso del parco di Centocelle. “

M.P.

Raggi dà il via libera al «Pentagono italiano»
Roma. Nel parco archeologico di Centocelle (zona sudorientale della capitale) la Difesa sta costruendo il comando per le missioni all’estero. Si allargherà anche l’aeroporto militare. A rischio ville romane ed ettari di verde che furono protetti da Veltroni. Manifestazione di cittadini e comitati contro «l’omertà» del comune e del municipio 5s
Di Giuliano Santoro
Il manifesto 29 ottobre 2017
Ci sono 126 ettari di verde nel quadrante di sudorientale di Roma, tra la via Casilina e la Tuscolana, pezzo di città in cui vive circa mezzo milione di persone. C’è un parco archeologico con tanto di ville romane da rafforzare e proteggere, che viene minacciato dalla minaccia di allargamento dell’aeroporto militare di Centocelle.
È un progetto che il ministero della difesa sostiene di aver concordato con l’amministrazione comunale di Virginia Raggi. Solo che i cittadini fino a poco tempo fa ne erano completamente all’oscuro.
IERI HANNO MANIFESTATO nel quartiere di Centocelle proprio per protestare contro l’atteggiamento che definiscono «quasi omertoso» e «ai limiti della truffa» della giunta grillina che pure in tempo di campagna elettorale aveva messo la voce «trasparenza» tra i primi punti programmatici.
Qui, al pratone sulla Casilina, Pierpaolo Pasolini amava giocare a calcio. Di fronte all’ingresso del parco sulla Casilina ci sono i casali Falchetti e Garibaldi, spazi sociali in mezzo ai palazzoni. Sempre da queste parti è ambientato uno dei frammenti del romanzo incompiuto dello scrittore friulano, Petrolio.
Del resto, recita uno dei versi di Uccellacci e Uccelllini: «Nei salotti / non si può fare l’amore, e neanche nei letti. / Occorre un prato di periferia». Ma al chiuso dei salotti del Campidoglio e di quelli del ministero pare essersi consumato ben altro inciucio.
LA CONFERMA AI SOSPETTI dei comitati in difesa del parco arriva un mese fa, quando i deputati del Pd Antonino Moscatt e Roberto Morassut, già assessore all’urbanistica ai tempi in cui il sindaco era Walter Veltroni. I due chiedono delucidazioni sul progetto del «Pentagono italiano», che comporterebbe tra l’altro l’edificazione di una strada che dalla Casilina condurrebbe dall’altra parte del pratone, tagliando in due il parco al fine di collegare la base militare alla linea C della metropolitana.
DAL MINISTERO confermano: il progetto, seppure in fase ancora «embrionale» è stato «condiviso fin dall’inizio con Roma Capitale e le municipalità interessate». Così almeno riferisce il sottosegretario alla difesa Gioacchino Alfano.
Prima di lui, ormai sei mesi fa, era stata la ministra Roberta Pinotti in persona ad annunciare l’allargamento: «A Centocelle abbiamo già trasferito dal centro storico le 1.500 persone della Direzione generale degli armamenti e lì c’è il Coi, il comando operativo che gestisce tutte le missioni all’estero e in Italia. E lì si è pensato di costruire la struttura con i vertici di tutte le forze armate».
Per la prima volta, insomma, l’Italia si vuole dotare di un luogo di raccordo e coordinamento tra i vertici di tutte le forze armate italiane.
«Solo l’adeguamento della mensa sottoufficiali vedrà lo stanziamento di 4 milioni e 400 mila euro, ripartiti tra il 2017 e 2018», denunciano i comitati in difesa del Parco.
Ne fanno le spese ettari di verde e qualità della vita in periferia, ma nelle stanze del ministero mentre istruiscono la pratica che serve a trovare i fondi dalla legge di stabilità dicono anche che ci sarà la possibilità di liberare e «mettere sul mercato» (cioè vendere ai privati) diversi «immobili di pregio». La quadratura del cerchio, anzi del Pentagono.
NON È LA PRIMA VOLTA che il parco rischia. La strategia urbanistica nota come «Sistema direzionale orientale» prevedeva la costruzione di edifici anche in questa zona. Poi, negli anni Novanta, saltò fuori il vincolo archeologico. E dieci anni fa, con sapiente regia comunicativa durante una delle notti bianche veltroniane, venne inaugurato il Parco, o almeno una sua piccola porzione.
POI PIÙ NULLA. I cittadini ieri si sono ritrovati a piazza dei Mirti per un’assemblea. Non erano tanti, ma la questione è concretissima e comincia a montare, in una porzione di Roma in cui la densità di verde per abitante va dai 3 ai 10 metri quadri, quando il minimo fissato dagli standard urbanistici è di 9 metri quadri. C’erano anche Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Sinistra Per Roma, e Gianluca Peciola, già capogruppo di Sel in Campidoglio.
Sotto accusa, oltre a sindaca e ministra, c’è anche Giovanni Boccuzzi, il presidente grillino del municipio V che da marzo a oggi ha avuto più occasioni pubbliche, ma non ha mai fatto chiarezza sugli impegni presi dall’amministrazione.
L’ultima volta giusto un paio di settimane fa, in occasione di un convegno organizzato dal Wwf sulle sorti della grande distesa verde, già minacciata dalla presenza di autodemolitori oltre che dalla ciclica accensione di roghi tossici. «Nonostante si parlasse del futuro del Parco archeologico, il presidente Boccuzzi non ha fatto il benché minimo cenno alla militarizzazione, già in atto, dell’area», protestano Stefania Berrettoni e Luca Scarnati, i due portavoce del «Comitato Pac libero».


venerdì 27 ottobre 2017

Barcellona - Agenti ubriachi in bar italiano:" Qui si parla solo spagnolo "


Questo articolo è ripreso dal sito Globalproject, ma oggi la notizia era anche sull' edizione cartacea di Avvenire, seppure con meno particolari. E' un episodio isolato o il prologo di quanto succederà da questa sera ?
Vedremo, ma la notizia è da segnalare perché appare coerente con il comportamento della polizia spagnola e del governo di Rajoy tenuto il 1 ottobre in occasione del referendum catalano per l' indipendenza ed è un pessimo auspicio.
M.P.
  
26 / 10 / 2017
Riprendiamo da Barnaut.org l’episodio di un’aggressione compiuta dalla polizia spagnola in un bar di Barcellona, che descrive bene il clima di tensioni e ritorsioni che si respira quotidianamente in Catalogna dopo la prova di forza e la sospensione dell’autonomia messa in atto dallo Stato spagnolo.

Come riporta RAC1, sette agenti della polizia spagnola sono stati protagonisti di disordini in un bar del Born, quartiere di Barcellona, lunedì notte. La proprietà ha chiamato i Mossos d’Esquadra denunciando un’aggressione e la devastazione del locale. Quando è arrivata, la polizia catalana ha scoperto che si trattasse di agenti spagnoli fuori servizio.
Stando a testimonianze dirette, i poliziotti spagnoli hanno creato problemi da quando sono entrati nel bar. Due di loro avevano bevuto molto, o addirittura “qualcosa di più”, secondo la fonte consultata. Inoltre gli agenti hanno gridato, molestato gli altri clienti e maltrattato i camerieri. Questi stavano parlando in italiano: gli agenti li hanno presi per catalani e hanno preteso che parlassero in castigliano, perché “Barcellona è Spagna”. Però la situazione è andata molto oltre. Prima di tutto gli agenti si sono negati a pagare le consumazioni, e poi hanno chiesto un ultimo giro. 
Secondo uno dei camerieri, Luca, quando è stato detto loro di no, poiché si voleva chiudere, la reazione è stata questa:
«Siamo la cazzo di legge qua a Barcellona! Chiudete e aprite quando lo diciamo noi!»

Secondo i testimoni, gli agenti hanno tirato a terra bottiglie, rotto la spillatrice della birra e aggredito il cameriere.
«Mi hanno preso per il collo e per fortuna è sceso il mio collega che stava di sopra e mi ha aiutato a separarmi da loro. In quel momento hanno iniziato a minacciarci con gli sgabelli, uno di loro da dietro il bancone».
Quando sono arrivati i Mossos, gli agenti spagnoli hanno detto che i camerieri avessero rubato loro due cellulari, che sono poi ricomparsi per terra. Tra l’altro, i Mossos sono stati accolti dai colleghi spagnoli con gli epiteti di «sorci» e «catalani di merda». I proprietari del locale sporgeranno denuncia per danni e minacce.



giovedì 26 ottobre 2017

24-30 ottobre, settimana ONU del disarmo. Nel 2017 Ican Nobel, Renzi Ignobel


Dal 1978 le Nazioni Unite dedicano al disarmo la settimana dal 24 ottobre, anniversario della fondazione dell' ONU, al 30 ottobre e nel 1995 una risoluzione ha invitato  i governi e le ONG a partecipare attivamente alla Settimana per "promuovere una migliore comprensione tra il pubblico di questioni di disarmo".

Propongo di dedicare attenzione in questi sette giorni soprattutto a due esempi attinenti agli armamenti, uno positivo e uno negativo.

La buona notizia dell' anno è senza dubbio il Trattato per la proibizione delle armi atomiche votato dall' Assemblea dell' ONU il 7 luglio abbinato al premio Nobel per la Pace all' Icanw, la Campagna internazionale per l' abolizione delle armi nucleari.

La notizia negativa del 2017 viene invece dal governo italiano che nella vendita di armamenti è passato dal fatturato 2014 di 2,6 miliardi di euro ai 14,6 mld di euro del 2016.

Protagonista di questo exploit distruttivo è Matteo Renzi che ha conseguito nella vendita di armi l' unico incremento numerico che nessuno ha contestato.

Invito tutti ad approfondire in questa settimana i due opposti comportamenti, io inizio con questa segnalazione ma entrambe le questioni meriterebbero un enorme attenzione.

M.P.


24 ottobre - 30 ottobre, la settimana del disarmo 

L'annuale appuntamento della Settimana del disarmo, iniziato in occasione dell'anniversario della fondazione delle Nazioni Unite (24 ottobre), è stato richiesto per la prima volta nel documento finale della sessione speciale del 1978 dell'Assemblea generale sul disarmo (risoluzione S-10/2) . Il documento ha richiesto l'abbandono dell'uso della forza nelle relazioni internazionali e la ricerca della sicurezza nel disarmo. Gli Stati sono stati invitati a evidenziare il pericolo della corsa agli armamenti, propagare la necessità della sua cessazione e aumentare la comprensione del pubblico dei compiti urgenti del disarmo.

Nel 1995, l'Assemblea Generale ha invitato i governi, nonché le ONG, a continuare a partecipare attivamente alla Settimana del disarmo (risoluzione 50/72 B del 12 dicembre 1995) al fine di promuovere una migliore comprensione tra il pubblico di questioni di disarmo.

Trattato sul commercio di armi
Ogni anno, durante l'annuale evento del Trattato delle Nazioni Unite, gran parte dell'attenzione è stata incentrata sul trattato sull'armata. Il trattato, che disciplina il commercio internazionale delle armi convenzionali - dalle armi di piccolo calibro a le cisterne di combattimento, gli aerei da combattimento e le navi da guerra - è entrato in vigore il 24 dicembre 2014.

mercoledì 25 ottobre 2017

18 novembre Assemblea Nazionale sul programma del "Percorso Brancaccio"


Il percorso del Brancaccio continua: verso l’Assemblea nazionale sul programma

Sabato 18 novembre si terrà a Roma, dalle 10:30 alle 17:00, l’assemblea nazionale del percorso partecipato, civico e di sinistra, iniziato al Brancaccio il 18 Giugno scorso, che discuterà e approverà il programma politico con cui iniziare a costruire il nostro progetto di democrazia e uguaglianza per il Paese.
In questa sede troveranno sintesi i contributi elaborati in questi mesi dalle assemblee territoriali ‘Cento piazze per il programma’, in modo da presentare nel modo più chiaro ed efficace il futuro che vogliamo costruire per noi tutti e per l’Italia.
L’assemblea si svolgerà lungo l’arco della giornata per tavoli tematici che approfondiranno i singoli punti del progetto e le proposte arrivate dai territori. Alla fine, ci riuniremo in plenaria, per l’approvazione finale del programma e per fare il punto sul processo di costruzione di una lista unica della Sinistra.
Potranno partecipare tutti coloro che avranno aderito: coloro che non lo hanno ancora fatto, possono farlo subito, attraverso il sito registrandosi qui .
Ci vediamo a Roma il 18: per rovesciare il tavolo delle diseguaglianze e delle ingiustizie e iniziare a costruire, tutti insieme, una società più giusta, solidale e democratica.

Anna Falcone e Tomaso Montanari



venerdì 20 ottobre 2017

Ci ha lasciato Alberto L'Abate, amico della nonviolenza. L' arte della pace







Oggi ci ha lasciato il nostro intimo Amico per la Nonviolenza
Alberto L'Abate
(Negli ultimi anni, nonostante i pesanti impedimenti di salute, ha voluto donare tutte le energie che gli rimanevano alla Nonviolenza, fino all'ultimo respiro!)
Continua il suo cammino in "Pace"
Gli siamo tutti riconoscenti e vicini nella "Compresenza".


Vogliamo ricordarlo con queste parole del suo e nostro Maestro di nonviolenza
 Aldo Capitini:
"Noi, al cospetto del morto, ci preoccupiamo di ciò che c'è di comune tra noi e lui e tutti infinitamente,

e scopriamo che ciò che più conta, la prassi per il valore, è comune, ci unisce, ci fa compresenti".


Per ricordarlo la recensione del suo libro "L' arte della pace" , dal sito di Azionenonviolenta

Pubblichiamo un intervento di Paolo Cacciari su l’incontro di presentazione del libro “L’Arte della pace” di Alberto L’Abate tenutosi a Mestre il 4 maggio scorso

L’incontro con Alberto L’Abate all’Ecoistituto di Mestre e la lettura del suo ultimo libro (Alberto L’Abate, L’arte della pace, quaderni di Centro Gandhi Edizioni, Pisa 2014), che riesce così bene a presentare una concezione della nonviolenza integrale, nel senso di completa, mi ha fatto venire in mente una metafora forse banale, ma vera.

Per coltivare “l’arte della pace” servono più elementi: dei buoni semi, vale a dire degli “operatori per la pace” con una profonda ispirazione etica, capaci di “resistere all’odio”; dei vivai e delle serre dove possano crescere, vale a dire delle associazioni, delle istituzioni “professionalizzanti” dove imparare ad apprendere le necessarie pratiche di osservazione e di intervento nei conflitti (le associazioni come i War Resisters o il Movimento Internazionale della Riconciliazione e i corsi del Servizio civile nazionale di nuova istituzione); dei terreni minimamente accoglienti dove le piantine possano sperare di attecchire e “colonizzare” l’ambiente, vale a dire dei contesti sociali, delle comunità locali disposte ad intraprendere un rivolgimento culturale tale da reimpostare le relazioni sociali liberandole dal paradigma della violenza.

Per sconfiggere la guerra bisogna conoscerla. Ci dice L’Abate. Per immaginare un futuro umano capace di liberarsi dalle pulsioni mefitiche della morte, dell’annientamento del nemico, del respingimento violento dello straniero, della sopraffazione del concorrente… serve far emergere un’idea diversa di società. Chi sono, dove si nascondono i guerrafondai, i cultori dell’odio, gli imprenditori della sicurezza armata? Il lavoro di L’Abate ci aiuta a scovarli.
Innanzitutto sono i costruttori di armi, il “complesso militare”, la “macchina bellica mondiale”, le agenzie di contractor, l’industria della sicurezza (che negli Stati Uniti è il primo settore economico per produzione di Pil) e tutti coloro che ricavano un “utile economico diretto” dal maggior numero di conflitti armati che si generano nel mondo. E questi sono facili da individuare.

Poi ci sono le cancellerie degli stati nazionali, più o meno aggregate per aree di influenza geopolitica, che lavorano incessantemente e con ogni mezzo per prevalere sui concorrenti, controllare l’accesso alle risorse naturali, garantirsi mercati di sbocco per le loro merci, stabilire ragioni di scambio economiche favorevoli ai loro commerci (finanza, moneta) e così via tentando di colonizzare ed egemonizzare anche culturalmente (vedi industria culturale e pubblicità, che ormai sono la stessa cosa) interi popoli e continenti.
Establishment politico ed elite economiche (l’1% della popolazione che sottomette l’altro 99, le 270 compagnie transnazionali che controllano i 2/3 dei commerci internazionali) formano oramai un tutt’uno. La politica è stata interamente catturata dal neoliberismo imperante. La ragione economica (la crescita dei profitti, della produttività, del valore monetario delle merci sul mercato) è totalizzante. Un modello economico e sociale che mutua quello della guerra di conquista: delle materie prime, dei beni comuni da privatizzare, della forza lavoro da schiavizzare, dei consumatori da accalappiare. Tutto ciò forma quel contesto di “violenza strutturale”, cioè diffusa, pervasiva che riesce a plasmare anche i comportamenti individuali delle persone singole rendendole aggressive.

Tutta questa macchina infernale, infatti, non reggerebbe un minuto se non fosse supportata da una ideologia diffusa (più a destra che a sinistra – dice L’Abate) che legittima quell’egoismo (l’ “egotismo”, direbbe Erich Fromm, facendo una crasi tra egoismo ed egocentrismo) che gli studi di Alberto e, soprattutto, di suo fratello Luciano (il fondatore della “teoria relazionale”), hanno dimostrato essere penetrati e consustanziali più negli uomini che nelle donne. Tutto ciò, in una situazione di prolungata crisi economica, amplifica i conflitti tra aree geografiche (vedi la “terza guerra mondiale a pezzi” definita così dal papa Bergoglio), allarga le disuguaglianze, provoca immani esodi e migrazioni, scatena “guerre tra i poveri”.
La decadenza del modello economico e sociale attuale occidentale rende urgente un’alternativa, ma aumenta anche i pericoli. Non sfugge a nessuno, infatti, che gli “umori” delle popolazioni impaurite e prive di alternative siano più influenzati dalla retorica bellica e facilmente spinti verso un abisso di odio. Salvini e Casapound, i neofascisti austriaci e i neonazisti nell’est europeo sono “eventi sentinella” (direbbe L’Abate) che ci devono preoccupare non poco............
…....
Penso allora che i primi Corpi civili di pace, le prime Brigate per la pace, i primi Osservatori e le prime Ambasciate della pace, i primi strumenti e le prime forme di interposizione non violenta che dovremmo cominciare a costruire siano dentro quest’Europa, nelle nostre comunità, dentro casa nostra.

L’Abate nel suo libro ripercorre il pensiero dei maestri della nonviolenza e le loro esperienze concrete. I conflitti non sono (quasi) mai tra equipotenti. In un modo fondato sulla asimmetria dei poteri, non c’è neutralità possibile. La nonviolenza è schierata dalla parte degli oppressi, dei deboli, degli inferiorizzati, di coloro che stanno in basso. La nonviolenza non è collaborazionismo con l’oppressore. Ma, al contrario, suo disconoscimento, disubbidienza alle sue leggi ingiuste.

Paolo Cacciari – Mestre, 4 maggio 2016




mercoledì 18 ottobre 2017

Tsipras contro il bando alle armi nucleari, il nodo è la NATO. Non permettiamo alla sinistra italiana " pro bando" di essere superficiale.

L' eurodeputata Eleonora Forenza, Prc, eletta con lista L'altra Europa per Tsipras, insieme a A.Tsipras.


Nel novembre 2016 i giovani comunisti del Prc avevano pubblicato questo commento su Tsipras accennando anche all’ atteggiamento contro il Trattato nucleare tenuto dal suo governo in sede ONU a ottobre 2016 e confermato anche negli appuntamenti successivi fino alla approvazione dell’accordo del 7 luglio 2017, boicottata da Tsipras insieme a tutti gli altri paesi NATO.
La presa di posizione dei giovani comunisti avveniva nella fase precongressuale del loro partito e non conosciamo gli sviluppi successivi del dibattito.
Però la posizione di Tsipras contraria al Trattato ONU per l’ abolizione delle armi nucleari oggi va ricordata a tutta la sinistra: alla Rete Disarmo, ad Anna Falcone e Tomaso Montanari, ai compagni del Prc, a Sinistra Italiana, al Manifesto. Il nodo è la NATO e dirsi favorevoli al trattato, come fa la sinistra in Italia, senza spiegare come risolverebbero il rapporto con la NATO non è sufficiente ad affrontare bene il problema, anche se è sufficiente forse a far bella figura. Ma dobbiamo portare la sinistra italiana ad una posizione meno superficiale.

M.P.
I giovani comunisti a novembre 2016
“E’ passato dall’Oki al Nai, dal No al Sì, ha imposto il terzo memorandum, il 21 ottobre scorso ha firmato il CETA, sei giorni dopo, all’Onu, ha votato contro il disarmo nucleare unilaterale, come Renzi e l’ennesimo rimpasto di governo è stato fatto per avere uomini di governo più “efficienti” sulle privatizzazioni in corso. Contr’ordine, compagni: su Tsipras abbiamo sbagliato. La misura è colma anche per chi, come i Giovani comunisti, avevano creduto nelle potenzialità dell’esperienza di governo di Syriza. Nell’ultimo coordinamento dell’organizzazione dei giovani vicini a Rifondazione comunista, uno degli ordini del giorno approvati prende le distanze dal partito “adulto” che ancora sostiene a spada tratta le progressive sorti dell’esecutivo di Atene a picco nei sondaggi e bersagliato dallo stillicidio di scioperi e manifestazioni di sinistre e sindacati.
Sullo sfondo ci sono i congressi, quello nazionale del Prc e quello del partito della Sinistra europea «ancor più strettamente connesso a queste vicende, che vede la discussione dell’avvicinamento o meno al Partito del Socialismo Europeo, riconosciuto come co-responsabile delle politiche neoliberiste». Quello che accade in Syriza, nella Linke e nel PCF, che punta a un’alleanza col PS di Hollande) avrà delle ripercussioni nella vita del Prc e dei Gc: «Ogni esperienza deve avere un bilancio ed un’organizzazione seria ha il coraggio di arrivare alle conclusioni con un punto di vista indipendente ed autonomo dalle dinamiche politiciste della fallimentare sinistra italiana.”


lunedì 16 ottobre 2017

Trattato ONU per il bando delle armi nucleari. L' UE non prende posizione. E' la NATO l' unico vincolo per l' Italia e Tsipras.


Nella foto il segretario della NATO Stoltenberg, il premier italiano Gentiloni e Federica Mogherini

La UE non ha preso posizione sul Trattato ONU per abolizione delle armi nucleari, l' Italia obbedisce solo alla NATO. Come Tsipras e il governo portoghese sostenuto dalla sinistra.

L' Unione Europea non ha preso posizione sul Trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari. Tra i paesi membri, Cipro, Irlanda, Austria e Svezia nell' Assemblea ONU il 7 luglio hanno votato a favore del Trattato e Austria e Irlanda lo ha hanno gia' ratificato. I Paesi Bassi hanno votato contro mentre tutti gli altri paesi UE non hanno partecipato alla Conferenza ONU, in sostanza boicottando l' accordo internazionale per l' abolizione delle armi nucleari.
Ma l' Unione Europea in quanto tale non ha espresso alcun giudizio sul Trattato. Federica Mogherini, Alto Commissario UE per gli affari esteri, rappresenta infatti anche Austria, Irlanda, Cipro e Svezia e si e' limitata a commentare con un post Twitter il Nobel per la Pace all' Ican scrivendo di condividere l' impegno per il disarmo nucleare. Ma senza entrare nel merito del nuovo Trattato.

Mogherini interviene invece all'ONU all’ assemblea sul Trattato, quasi sconosciuto, per il bando dei test nucleari, accordo approvato nel 1996 e non ancora in vigore.

Qualcuno potrebbe obiettare che l' UE non fa parte dell' ONU e quindi la vicenda non la riguarda. Ma il 20 settembre 2017 Federica Mogherini era proprio nella sede dell' ONU a New York all' assemblea sul Trattato per il bando dei test nucleari dove è intervenuta a nome di tutti i paesi dell’ Unione.
Questo Trattato fu votato nel 1996 da 71 paesi e a settembre 2017 e' stato ratificato da 155 stati, ma non e' ancora in vigore perche' e' necessario per  questo la ratifica di tutti i 44 paesi che hanno tecnologia nucleare e per il momento Stati Uniti e altri 7 dei 44 paesi non lo hanno fatto.

La NATO l' unico vincolo che impedisce la ratifica per Italia, Grecia, Portogallo

L' Italia, come gli altri paesi UE contrari all' accordo sul bando alle armi nucleari del 7 luglio 2017, ha preso la posizione di boicottaggio del nuovo Trattato ONU solo per la sua appartenenza alla NATO. Un vincolo ferreo che impedisce atteggiamenti diversi da quello dell'Alleanza e quindi degli USA.

Anche il governo Tsipras e il governo portoghese sostenuto da Pcp e Blocco di sinistra contro il nuovo Trattato.

Anche il governo greco presieduto da Tsipras sta boicottando il Trattato per l' abolizione del nucleare. L' appartenenza della Grecia alla NATO impone questo atteggiamento al leader di Syriza e l' appartenenza della formazione politica nel Parlamento Europeo al gruppo  della Sinistra europea non influenza la politica militare del suo paese, membro della NATO e con enormi spese militari.
Contro il Trattato anche il governo portoghese sostenuto dal Partito Comunista Portoghese e dal Blocco della Sinistra, mentre la Merkel sicuramente non modificherà il suo atteggiamento ostile all' accordo del 7 luglio nonostante il probabile appoggio del partito dei verdi al suo prossimo governo.

Non ho al momento trovato prese di posizione di Corbyn sul Trattato. In occasione del premio Nobel all’ Ican il leader laburista ha ricordato la sua passata collaborazione con la Campagna, ma sull' accordo del 7 luglio non ha detto una parola. In futuro un eventuale governo del Regno Unito da lui presieduto avrà necessariamente sul Trattato una posizione precisa, ma oggi Corbyn si guarda bene dal pronunciarsi.

Nell'ottobre 2016 l' Assemblea del Parlamento Europeo aveva votato una mozione auspicando una conferenza ONU sul disarmo nucleare e la partecipazione costruttiva dell' UE.

La mozione era sostenuta anche dal gruppo socialista che ha giustificato il successivo cambio di atteggiamento da parte di tutti i partiti socialisti con il fatto che il percorso del Trattato non e' stato poi concordato con i paesi nucleari.
Dopo quell' appuntamento di ottobre 2016, a livello comunitario non c'e' piu' stato nessun pronunciamento sull' importante accordo internazionale votato dall' Assemblea ONU il 7 luglio 2017 e non si ha notizia neanche di dibattiti ufficiali sulla questione.

Sarebbe utilissimo quindi un dibattito generale sul Trattato in Europa e nel Parlamento Europeo
Un occasione per aprirlo potrebbe essere il prossimo 10 dicembre, quando ad Oslo sarà consegnato il premio Nobel per la Pace all’ Ican, un riconoscimento motivato ufficialmente anche per   per i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato di proibizioni di queste armi”

Marco Palombo




mercoledì 11 ottobre 2017

Commissario diritti umani dell'UE chiede a Minniti dettagli su missione in acque libiche e regolamento ONG


Il Consiglio d’Europa ha scritto all’Italia chiedendo chiarimenti sul suo accordo con la Libia. In una lettera del commissario dei Diritti umani Nils Muiznieks al ministro degli Interni Marco Minniti si legge: “Le sarei grato se potesse chiarire che tipo di sostegno operativo il suo governo prevede di fornire alle autorità libiche nelle loro acque territoriali, e quali salvaguardie l’Italia ha messo in atto per garantire che le persone” salvate o intercettate non rischino “trattamenti e pene inumane, e la tortura”.

Nel documento si chiedono anche informazioni sul nuovo Codice di condotta per le ong coinvolte in operazioni di salvataggio in mare, una richiesta già rivolta alle autorità italiane in una lettera adottata ieri dalla commissione migrazioni dell’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa e indirizzata al capo della delegazione italiana, Michele Nicoletti (Pd). Rispetto agli accordi con la Libia il commissario evidenzia che “il fatto di condurre operazioni in acque territoriali libiche non assolve il Paese dagli obblighi derivanti dalla convenzione europea dei diritti umani”.

Muiznieks ricorda che la Corte di Strasburgo ha stabilito, in varie sentenze, che gli Stati membri del Consiglio d’Europa rispondono delle loro azioni come se agissero nel proprio Paese quando hanno un controllo effettivo o esercitano l’autorità su un individuo sul territorio di un altro Stato. Secondo il commissario “questo sarebbe, a suo avviso, vero per le navi italiane che intercettano e salvano migranti nelle acque libiche”.

giovedì 5 ottobre 2017

Aderisco a digiuno per Ius soli ma anche contro le politiche italiane di guerra in Yemen, Siria, Libia


Aderisco al digiuno a staffetta per l' approvazione della legge “ Ius soli ” ma aggiungo a questa motivazione la richiesta che l'Italia cambi radicalmente le sue politiche di guerra in Libia, Siria e Yemen.
L' intervento bellico italiano nei tre paesi varia nelle forme ma contribuisce sempre a guerre sanguinose e devastanti.

Chiedo in particolare:

1) La fine della vendita di armi all'Arabia Saudita e ai paesi suoi alleati. Le armi italiane in Yemen uccidono bambini e civili in un paese devastato anche da fame e colera.
2) La fine delle sanzioni economiche alla Siria che colpiscono ulteriormente un paese distrutto da una guerra lunghissima da noi fomentata.
3) La fine di ogni collaborazione con tutti i signori della guerra libici e la ripresa della cooperazione con le ONG impegnate per i migranti.
Mi impegno per un giorno di digiuno a settimana, eccetto acqua e caffè.
Il primo giorno sarò sabato 7 ottobre.

Marco Palombo
Roma

Siria pareggia a 5' dalla fine. Martedì partita decisiva per qualificarsi ai mondiali di calcio in Russia



La Siria non si arrende e continua a sognare il Mondiale. È finita 1-1 l'andata dello spareggio con l'Australia per la qualificazione ai Mondiali 2018. I mediorientali giocavano in casa, per modo di dire, allo stadio di Malacca, Malesia a circa 7.000 km da Damasco.
LA PARTITA — L'Australia era andata in vantaggio al 40' del pt con l'attaccante del Bochum Kruse. Il pareggio dei siriani a 5' dalla fine con un rigore realizzato dall'attaccante dell'Al-Ahli Al Somah, già eroe dell'ultima partita del girone di qualificazione, dove segnò il 2-2 in casa dell'Iran capolista al 90' che permise alla sua nazionale di accedere al playoff. Si tratta del capocannoniere delle ultime tre edizioni del campionato saudita, ritornato in nazionale appena una settimana prima della partita di Teheran dopo l'assenza dovuta alle sue posizioni anti-Assad.


martedì 3 ottobre 2017

Xenofobia e/o Razzismo - Alemanno,Storace"Corteo contro invasione degli immigrati" e unità del centrodestra, PPE compreso.


Sabato 14 ottobre a Roma partirà dalla tradizionale Piazza della Repubblica un corteo "contro l' invasione degli immigrati e per il lavoro italiano" su invito degli ex ministri nei governi Berlusconi, Storace ed Alemanno. Lanciando la manifestazione xenofoba, per me insopportabilmente razzista, i due augurano anche un ritorno alla vittoria del centrodestra unito, a partire dalle elezioni siciliane. Un centrodestra che comprende anche Forza Italia, parte del Partito Popolare Europeo insieme a Angela Merkel. Dalle parole della convocazione si capisce  che il corteo è contrario anche al lavoro degli stranieri di paesi della UE, all' interno del centrodestra diranno che non ci sono contraddizioni, ma io qualche spiegazione pubblica a Forza Italia la chiederei.

In Italia ormai si puo' essere per tutto e il contrario di tutto nello stesso momento. L' importante è che il messaggio arrivi solo nelle nicchie omogenee al loro interno, anche se talvolta ci si rivolge a più nicchie omogenee al loro interno ma diverse tra loro.
Lancio subito questo post sperando in una reazione forte nella direzione della solidarietà multietnica, ma non ci scommetterei. Per la cronaca la manifestazione è annunciata dal sito di Alemanno dal 24 agosto.
Non si hanno ancora notizie sull' eventuale presenza di Domenico "Marco" Minniti, ministro degli interni, ed anche un po' degli esteri, del governo Gentiloni.

M.P.

Alemanno a Grosseto presenta la manifestazione del 14 ottobre.

GROSSETO – È arrivato da Roma Gianni Alemanno, segretario del Movimento Nazionale per la Sovranità, ad inaugurare il nuovo circolo di “Identità nazionale” di Grosseto. Insieme a lui la coordinatrice regionale di Mns, Marcella Amadio, la coordinatrice provinciale Lucia Morucci, il consigliere comunale Pasquale Virciglio e Florindo Rosa, il presidente del nuovo circolo.
«Faremo incontri e attività culturali – ha spiegato Virciglio – per fare comprendere meglio ai cittadini i problemi che coi troviamo davanti e per proporre la nostra visione e le nostre soluzioni». E tra i temi cari a Mns ci sono quello del lavoro e del contrasto all’immigrazione. A ribadirlo proprio Alemanno.

 «L’inaugurazione di un nuovo circolo – ha detto Alemanno – è sempre un momento importante e centrale nella vita politica di un partito, perché noi non siam un movimento virtuale, ma vogliamo essere radicati nel territorio. Facciamo questo attraverso il lavoro dei circoli che sono la base per fare politica a partire dalla base. Noi siamo oggi a Grosseto anche per parlare di lavoro e di immigrazione. Vogliamo più lavoro, ma lo vogliamo per gli italiani perché la presenza di stranieri rappresenta una concorrenza sleale perché si fa una corsa al ribasso su salari e stipendi».

Durante l’incontro con i giornalisti Alemanno ha anche lanciato l’appello per la manifestazione che si terrà a Roma il 14 ottobre. «Scenderemo in piazza nel corteo per il lavoro italiano e contro l’invasione straniera». Sul futuro politico del Movimento nazionale Alemanno ha poi detto: «Questa è la casa della destra, questa à la nostra missione, per questo apriamo la porta a tutti coloro che si riconoscono nei valori della destra. Un invito senza nessun spirito di conflitto perché il nostro obiettivo non è dividere ma lavorare per un centrodestra unito che se ritrova l’unione torna a vincere ad iniziare dalle regionali in Sicilia».

Non è un derby Barcellona-Madrid, nella capitale la sindaca Carmena è stata eletta da Podemos.



La sindaca di Madrid Manuela Carmena, ex magistrata, iscritta anni fa al Partito Comunista

Nel 2015 nelle elezioni comunali a Madrid il PP fu il primo partito ma non raggiunse una maggioranza in consiglio comunale. Governa quindi la capitale spagnola una alleanza di sinistra, sostenuta da Podemos e con l' appoggio esterno del Partito Socialista.
Anche il governo centrale spagnolo opera grazie all' appoggio esterno socialista.
Lo slogan Barcellona contro Madrid non sintetizza bene la questione catalana e depista anche da una più giusta lettura della crisi. 

Vedremo cosa succederà, la confusione è generale, anche nelle letture che diamo in Italia.
Ma di sicuro la sindaca di Madrid oggi è sostenuta da Podemos, schierato contro il premier Rajoy sulla gestione della crisi catalana.

M.P.

Podemos governerà Madrid puntando su servizi sociali e periferie
Alessandro Gianetti

La giunta di Podemos guidata da Manuela Carmena ha approvato il bilancio per il 2017, che dovrà essere votato il prossimo mese in Consiglio Comunale e ricevere l’appoggio del Partito Socialista di Madrid. Dopo un primo anno di studio, le elezioni furono vinte nel 2015, la ex giudice e attivista per i Diritti Umani sembra aver decisamente indirizzato il tiro in difesa delle periferie e della qualità dei servizi pubblici.
Il bilancio contiene un incremento del 5% in spesa pubblica rispetto al 2016 (4.702 milioni di euro), con un minor contenimento del debito pubblico accumulato. Secondo le stime, il Comune di Madrid dovrebbe chiudere il 2017 con un debito di 3.447 milioni di euro, circa il 38,9% meno dei 5.637 milioni che doveva alla fine del 2015. Il ritmo del ridimensionamento del debito rallenta dunque di 1.793 milioni, attestandosi su una quota complessiva di 3.844 milioni.
Tutte le voci di spesa aumentano, anche se in misura variabile: 2,4% in più per spese di personale dovute a un aumento dei contratti; 10,2% in più in beni e servizi; 14,6% in più in sovvenzioni a carattere sociale; 13,1% in più in investimenti e addirittura 141% in più di trasferimenti nelle aree periferiche.
Secondo la versione fornita dall’assessore all’Economia, Carlos Sánchez Mato, il bilancio contiene “una maggiore attenzione ai servizi sociali, un sistema fiscale più equo e un forte investimento sui territori per compensare gli squilibri economici” tra centro e periferia (un dato influenzato anche dall’inserimento della cosiddetta “prospettiva di genere”, in pratica aiuti al femminile per servizi sociali e ricerca d’impiego).
Mobilità
L’area che gestirà una maggior quantità di denaro pubblico sarà quella di Ambiente e Mobilità, presieduta da Inés Sabanés, con 913 milioni di euro, seguita da quella di Sviluppo Urbanistico Sostenibile di José Manuel Calvo, con 728 milioni di euro………..

E cosa pensa Podemos della questione catalana ?
Da rifondazione.it


Pablo Iglesias: cosa sta succedendo in Catalogna e in Spagna
Pubblicato il 2 ott 2017
12 idee in 12 tweet su quello che sta succedendo in Catalogna e in Spagna.
1) La strategia repressiva del PP e dei suoi alleati ha fallito e ha deteriorato a livelli senza precedenti la democrazia e la convivenza.
2) Quelli che credono che la democrazia si difenda a botte o dalle fogne non capiscono la democrazia né sono democratici.
3) Oggi il mondo intero ha visto le forze dell’ordine agire contro cittadini che volevano solo mettere una scheda elettorale in un’urna.
4) Vogliamo vedere le nostre forze dell’ordine perseguire i corrotti e proteggere i diritti civili della cittadinanza.
5) Obbligandole ad agire contro la popolazione civile, il governo le tradisce, distorce la loro funzione e danneggia la loro immagine.
6) Un governo che naviga nella corruzione e che si rifugia nella repressione e nella forzatura della legge non è un governo degno della Spagna.
7) Il governo deve fermare immediatamente la repressione e permettere che i cittadini della Catalogna si esprimano in libertà.
8) Il PSOE non avrebbe dovuto avallare la strategia del PP sulla Catalogna. Anche se ormai è tardi, devono rettificare e smettere di appoggiare il governo del PP.
9) Per aprire un nuovo scenario di dialogo, accordo e convivenza, è necessario mandare il PP e Ciudadanos all’opposizione.
10) Nella dichiarazione di Saragozza con altri partiti abbiamo proposto un referendum concordato come soluzione più sensata. Oggi la sua necessità è ancora più ovvia.
11) Non vogliamo che la Catalogna se ne vada dalla Spagna spinta dal PP, ma siamo democratici ed è il popolo catalano che deve decidere.
12) Catalane e catalani, non vi attacca la Spagna. Vi attacca un governo di corrotti e antipatriottici. Catalogna vogliamo un paese insieme a te.”


domenica 1 ottobre 2017

2 ottobre, giornata mondiale della nonviolenza. I mezzi sono i fini, anche in Catalogna.



Il 2 ottobre 1869 nasceva a Porbandar Mohandas Gandhi, e nel 2007 l'ONU ha indicato il  2 ottobre di ogni anno come la giornata mondiale della nonviolenza.
Il pensiero e l' azione di Gandhi sono sempre attuali anche se il Mahtma nacque 148 anni fa.

Curiosa la coincidenza di questo 2 ottobre 2017.
Nella giornata mondiale della nonviolenza l' Europa parla della questione catalana.

Senza entrare nel merito dell' indipendenza della Catalogna, a Barcellona si e' svolta una disobbedienza civile "gandhiana" con una dimensione di centinaia di migliaia di persone.

E Gandhi mori' per mano di un integralista Hindu perche'  voleva la coesistenza tra musulmani e Hindu in un' India unita, ed era strenuamente impegnato contro le violenze tra le due comunita' che portarono alla separazione del Pakistan dal resto dell' India.

La democrazia spagnola ci riguarda anche se l' indipendenza catalana non ci interessa o non ci piace.

I conflitti non si risolvono con la forza e la violenza, ma con il dialogo e il confronto anche aspro.
L' atteggiamento dello stato spagnolo e' stato autoritario, inadeguato e deve essere stigmatizzato.

La nonviolenza e' un tema attualissimo e complesso, andrebbe studiata in modo serio.
Ma la coincidenza di questo 2 ottobre 2017, giornata mondiale della nonviolenza, con la vicenda catalana va segnalata a tutti, subito e in modo semplice.

M.P.