I principali dirigenti dell' Istituto Superiore
di Sanità nelle conferenze stampa hanno parlato più volte parlato di una
indagine sulle residenze per anziani, RSA, finalizzata a capire come era
stata affrontata in queste strutture l' epidemia del Covid 19 e se ci fossero
state emergenze particolari.
Un questionario è stato inviato il 24 marzo, ma
l' ultimo report dell’ ISS sull’ inchiesta rintracciabile, il secondo, risale però
al lontanissimo 14 aprile. Non sono riuscito a trovare nuovi aggiornamenti che
invece erano previsti.
Al link di seguito il rapporto
Al 14 aprile aveva risposto circa un
terzo delle RSA interpellate e nel report sono presenti molte tabelle che
testimoniano i limiti dell' assistenza medica nelle strutture, che non sono
ospedali, e dove spesso l’ intervento di medici è solo quello dei medici di medicina generale, cioè i medici di
famiglia. Potete leggere di seguito il primo paragrafo del report:
“1. Quanti sono complessivamente gli
operatori sanitari e di assistenza in attività nella struttura?
In media sono stati riportati 2,5 medici,
9 infermieri e 33 OSS (operatori socio-sanitari) per struttura, con mediane
rispettivamente pari a 2, 7 e 24. Circa l’11% delle strutture ha dichiarato di
non avere medici in attività nella struttura fra le figure professionali
coinvolte nell’assistenza (figura 2). Complessivamente, considerando le tre
figure professionali (figure 2-4), sono presenti mediamente 43 operatori per
struttura (valore mediano pari a 33 operatori). Inoltre, fra le figure che
operano in struttura, si aggiungono fisioterapisti/terapisti/tecnici della
riabilitazione, educatori/animatori, psicologi e assistenti sociali, per una
media complessiva di 5,6 operatori per struttura (mediana 4). A questi si
aggiungono varie tipologie di figure professionali quali, fra le più diffuse,
ausiliari socio-assistenziali, responsabili di attività assistenziali, addetti
di assistenza di base, oltre che, ovviamente, addetti alle pulizie e ausiliari
cucina, manutentori, personale amministrativo.
“
Ma nel
rapporto mi ha colpito in particolare una tabella relativa alla mortalità nei primi
mesi del 2020. I dati sono valutati per ogni quindicina di giorni.
Dalle cifre
riportate risulta che in quasi tutte le strutture il picco dei decessi sia
stato nel mese di marzo e che nei primi quindici giorni di aprile tutto poi sia
tornato alle percentuali abituali.
Perchè è
inquietante la tabella ?
Temo che
questo dimostri come a marzo nessuno si fosse interessato del Coronavirus nelle
residenze per anziani, e siano morte moltissime persone senza neppure una
diagnosi di Covid 19, e che in seguito, appena sono esplose le denunce per le
morti e i contagi nelle strutture, siano stati presi pochi ma opportuni
provvedimenti che sono stati sufficienti a bloccare quasi subito la strage !!! Probabilmente sono iniziate azioni anche
elementari, per esempio monitorare ogni giorno la temperatura degli ospiti,
come avviene abitualmente negli ospedali ma non nelle RSA.
I contagi tra
anziani e operatori sono poi proseguiti numerosi fino ai primi giorni di maggio,
come riportano successive statistiche. In questo periodo i nuovi casi
riconducibili alle RSA sono stati circa il 50% dei totali. Percentuale alta
dovuta a, finalmente, numerosi test con i tamponi agli ospiti e agli operatori.
Ma il
numero dei decessi quasi certamente è crollato.
In sintesi
la mia ipotesi è:
nelle
residenze l’ assistenza medica è abitualmente molto scarsa, spesso svolta dai
medici di famiglia degli stessi ospiti e da pochissimi medici interni. A marzo
sono morte centinaia di persone con una assistenza quasi assente. Dopo le
denunce di fine mese ovviamente non è stato più così, e le morti sono
sicuramente calate, forse crollate.
La mia è
una impressione falsa ?
Forse, aspetto
tabelle aggiornate per convincermi, non trovo nuovi dati dal 15 aprile,
ma intanto
espongo la mia ipotesi.
Marco
Palombo
Di seguito
la presentazione dell' indagine dell' ISS:
A partire
dal 24 marzo 2020, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) - in collaborazione con
il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà
personale - ha avviato una survey specifica sul contagio da COVID-19 nelle
Residenze sanitarie assistite (RSA). L’obiettivo è quello di monitorare la
situazione e adottare eventuali strategie di rafforzamento dei programmi e dei
principi fondamentali di prevenzione e controllo delle infezioni correlate
all’assistenza (ICA). Secondo il GNPL National Register - la banca dati
realizzata dal Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture
sociosanitarie assistenziali sul territorio italiano - le RSA nel nostro Paese
sono 4629.
L’indagine,
rivolta al momento alle oltre 2500 strutture censite nella mappa on line dei
servizi per le demenze realizzata dall’Osservatorio demenze dell’ISS (che raccoglie
strutture sanitarie e socio sanitarie residenziali, pubbliche e/o convenzionate
o a contratto, che accolgono persone con demenza), si basa sulla compilazione
di un questionario al fine di acquisire informazioni sulla gestione di
eventuali casi sospetti/confermati di infezione da SARS-CoV-2.