Studentesse rapite in Nigeria costrette ad indossare il velo islamico |
La storia del rapimento di Silvia Romano non è un’ avventura a lieto fine da chiudere con la frase tradizionale “ e vissero tutti felici e contenti”, ma una vicenda paradigmatica della tragica guerra mondiale a pezzetti che in questi anni sta insanguinando soprattutto l’ Africa e il Medio Oriente.
Ogni situazione e ogni protagonista erano già stati presenti
in momenti passati di questo conflitto globale, una guerra informale nelle sue
caratteristiche ma ugualmente tragica come i conflitti più sanguinosi dei
decenni precedenti.
Il gruppo islamista al Shabab, che ha rilasciato Silvia, è il
probabile autore dell’ attentato che a Mogadiscio nel 2017 uccise 300 persone, e
le 276 studentesse rapite in Nigeria dalla milizia islamista Boko Haram come
Silvia tornarono libere indossando un velo islamico.
Mogadiscio-L' edificio distrutto dall' attentato che ha ucciso 300 persone |
La Turchia, che quasi certamente ha aiutato i servizi
segreti italiani a risolvere il caso pagando ai terroristi un enorme riscatto, è
al centro di tutti i conflitti che stanno divampando in Medio Oriente ed
Africa, dalla Siria alla Libia ai paesi africani dove combattono gruppi
terroristi islamici, e il suo presidente-sultano Erdogan governa con la
violenza anche il proprio territorio come ben sanno i curdi e i musicisti che
in questi giorni si sono lasciati morire in carcere.
Tutto questo è facilmente visibile e impossibile da negare,
e non può essere rimosso dalla gioia di una famiglia che si ritrova dopo un
enorme spavento.
Ma forse è facilmente visibile e impossibile da negare solo
per noi pochi che seguiamo le guerre attuali dove l’ Italia è presente in varie
modalità ed alleata, a geometria variabile, di paesi impresentabili come Arabia
Saudita e Turchia e gruppi armati terroristi.
Ed allora dobbiamo ricordare noi il contesto in cui è si è
svolta la vicenda di Silvia Romano, a costo di scrivere cose ovvie e banali, ma
purtroppo utili in questo mondo di informazione enorme come dimensione ma anche
di grandissima superficialità.
M.P.
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