venerdì 7 giugno 2024

Ottobre 1983, Berlinguer ad Assisi parla della marcia della Pace Perugia-Assisi ideata ed organizzata nel 1961 da Aldo Capitini

 


Il 9 ottobre 1983 Il PCI e la FGCI organizzarono una manifestazione per la pace ad Assisi. In quel momento era in corso la mobilitazione contro l' installazione dei missili Cruise a Comiso e il 22 ottobre si sarebbe svolta a Roma una enorme manifestazione unitaria, come nel 2003 contro la guerra all' Irak. Nel 2024 nessuno si azzarda a proporre iniziative unitarie, perchè sarebbero rifiutate sia dal pacifismo più moderato sia dall' antimperialismo più impegnato. 

Di seguito l' inizio del discorso di Enrico Berlinguer alla manifestazione di Assisi. Berlinguer ricorda la prima marcia Perugia Assisi ideata e organizzata da Aldo Capitini nel 1961.

" Perché questa manifestazione e questa marcia sono state organizzate dal nostro partito e dalla Fgci proprio qui, ad Assisi, in Umbria? Perché l’Umbria e gli umbri hanno una antica sensibilità e una tradizione consolidata ed esemplare di iniziative per la pace.

Nella vostra terra, qui, tra Perugia e Assisi – lo ricordiamo bene –, ha ripreso più volte, a partire dal dopoguerra, il movimento pacifista italiano: e ogni volta, da questi paesi, da queste contrade esso ha inaugurato una nuova fase di lotta. I grandi raduni del Lunedì di Pasqua all’inizio degli anni cinquanta; la Marcia da Perugia ad Assisi nel settembre ’61; quelle del ’78 e dell’81. Ecco alcune fra le più importanti tappe che scandiscono la storia del movimento di opposizione alla guerra e al riarmo in Italia.

In quelle manifestazioni, si sono schierate e hanno lottato le forze più varie della società e della cultura italiana: comunisti, socialisti, forze del mondo cattolico, e, qui in Umbria, quella corrente dalla ispirazione etica e civile originale, venata da una sua laica, missionaria religiosità che Aldo Capitini ha rappresentato al più alto livello e che è anch’essa patrimonio inestimabile della cultura italiana. Questa storia particolare dell’Umbria nella lotta per la pace è stata ed è dunque il frutto di un grande sforzo unitario teso a superare vecchie incomprensioni e vecchi steccati, a ricercare occasioni di confronto e di collaborazione tra le forze popolari, a coinvolgere sempre nuove energie intellettuali, ad esprimere le aspirazioni e le speranze di grandi masse femminili e giovanili.

Anche questo è stato uno dei modi con cui l’Umbria sta e vive nella storia e nella vita presente della nazione. Un’idea e una pratica di convivenza e di rispetto della dignità tra gli uomini, una volontà di progresso e di trasformazione, espressa in tante lotte del movimento operaio e contadino, si sono incontrate e fuse in questa città e in questa regione con gli ideali e le iniziative di pace. Nel 1961 la marcia che promosse Aldo Capitini[1] segna una svolta nella mobilitazione pacifista italiana per l’ampiezza del consenso popolare, per la presenza di forze politiche e intellettuali di estrazione molto diversa e per la eccezionale presenza dei giovani. Con quell’iniziativa, si manifestò una più ampia consapevolezza delle condizioni del mondo contemporaneo che influenzò la cultura e la politica italiana degli anni sessanta. Quando si svolge la seconda marcia della pace Perugia-Assisi, nel settembre ’78, non era ancora stata presa dalla Nato la decisione di installare in Europa circa 500 nuovi missili nucleari, né il confronto tra le grandi potenze aveva raggiunto i toni aspri e pericolosi di oggi.

Era però già evidente il deterioramento della distensione con un visibile riflesso nell’estensione dei conflitti locali e nella ripresa della corsa al riarmo. Da allora la situazione del mondo è venuta aggravandosi e la coscienza che ne ha preso la gente ha dato luogo a grandi movimenti pacifisti in Italia, in Europa e negli Usa.

La terza Marcia Perugia-Assisi, nel settembre dell’81, interpretò lo spirito di opposizione alla guerra, il rifiuto del dispiegamento di nuove armi nucleari a Est e a Ovest, la richiesta di atti concreti dei governi in favore della pace e del disarmo. In quella marcia si manifestarono il consenso e la partecipazione entusiastica di decine di migliaia di persone. Così è anche oggi, con questa nuova marcia e questa grande assemblea di popolo, che si svolgono alla vigilia delle manifestazioni per la pace che si terranno a Roma e in altre capitali europee il 22 ottobre.

Ascoltate ora queste parole pronunciate da questa Rocca Maggiore di Assisi, a conclusione della Marcia del 1961: «Il tempo è maturo per una grande svolta del genere umano. Il passato è passato, basta con le torture, basta con le uccisioni per qualsiasi motivo; basta con il pericolo che enormi forze distruttive siano in mano alla decisione di pochi uomini… da questo orizzonte aperto, infinito e fraterno, sacro da più di sette secoli ad ogni essere che nasce alla vita e alla compresenza di tutti, scenda una volontà intrepida e serena di resistere alla guerra, di propositi costruttivi di pace»[2].

Sono parole di Aldo Capitini. Ebbene, io credo che in esse ancora oggi si ritrovi un raccordo tra la storia antica dell’Umbria, lo spiritualismo di Francesco Bernardone, il poverello di Assisi, e di Jacopone da Todi – fratelli in pace e in povertà, e in radicale polemica con il loro tempo – e la realtà moderna del movimento operaio e la religiosità laica e riformista di Aldo Capitini."

 

giovedì 23 maggio 2024

Israele non si fermerà. E' necessario che i Pacifisti occidentali contestino i falchi liberal occidentali, Biden e alleati non USA

 

 


Israele non si fermerà, perchè i falchi liberal USA la sosterranno sempre.

E' necessario che i Pacifisti occidentali contestino i falchi liberal occidentali

Allora dobbiamo spaccare il campo progressista occidentale: PACIFISTI CONTRO FALCHI LIBERAL, non solo USA, ma di tutti i paesi occidentali, come Blair, Clinton, D' Alema, Draghi, Fischer, verde tedesco, Guerini, Macron,

Su il manifesto di oggi, 23 maggio 2024, Chiara Cruciati, vice direttrice che segue da anni la vicenda palestinese, scrive:

Il riconoscimento dello stato palestinese, (nota mia,) “ E' una trappola se non c' è liberazione”

e sostiene che :

“...sarebbero più utili altre misure. Sanzioni internazionali, embargo militare, rottura dei rapporti diplomatici.”

Ma tutte queste misure mai potranno essere adottate dai paesi occidentali senza il consenso degli USA, che non arriverà mai, e gli Stati Uniti  bloccano, e bloccheranno, al CdS ONU ogni risoluzione scomoda per Israele.

Allora è necessario che nei paesi occidentali i pacifisti individuino nei falchi liberal,USA e non solo, ora rappresentati da Biden, il vincolo che impedisce ogni pressione concreta dei paesi occidentali contro il genocidio dei palestinesi.

Se non si dice chiaramente

che è Biden che arma e sostiene economicamente Israele,

che Biden è alleato stretto di un lungo elenco di politici occidentali, quasi tutti europei, considerati progressisti, come:

Schlein, Guerini, Socialdemocratici tedeschi, verdi tedeschi, e probabilmente non solo tedeschi, partito laburista britannico, dopo la sostituzione di Corbin, Macron e tutto l' area europea che fa riferimento a lui, Calenda, Bonino, Renzi in testa, etc.

se non si vede e non si dice questo,

mai sarà fatta una pressione reale su Israele.

Il genocidio è consentito dai falchi liberal occidentali,

i pacifisti devono dirlo esplicitamente e forte, come molti hanno fatto nelle primarie dei Dem USA votando scheda bianca contro il genocidio,

ma per troppi pacifisti in occidente, e in Italia, questa affermazione è un tabù,


Marco Palombo

giovedì 1 febbraio 2024

Agricoltori: Abbattuta statua a Bruxelles, c'è la foto ma per ora i media non lo scrivono

 

La tv ha dato la notizia, Repubblica e Corriere ancora non lo scrivono sul sito anche se il Corriere ha messo la foto.

Metto notizia e foto così intanto iniziamo a far girare la notizia che non potrà essere nascosta facilmente.

lunedì 29 gennaio 2024

Crosetto vuole cambiare l' art. 11 della Costituzione

 


Intervista del ministro della Difesa Guido Crosetto al quotidiano La Stampa, 29 gennaio 2024

"Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi nazionali"

Ma l' articolo 11 della Costituzione non prevede interventi militari per tutelare interessi nazionali, "consente limitazioni di sovranità " solo se "necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni".  Non ci sono altre deroghe "al ripudio della guerra"

L' espressione " interessi nazionali "può indicare anche interessi economici, ma i nostri interessi economici e la "giustizia tra le Nazioni" non sempre coincidono.

Ovviamente sappiamo che molti interventi militari italiani all' estero, attuali o del passato, avvengono per tutelare interessi economici particolari, italiani o di nostri alleati.

Ma sicuramente questo non può essere detto esplicitamente.

Prevedere interventi militari per tutelare interessi economici nazionali vuol dire cambiare l' art. 11 della Costituzione.

Crosetto voleva dire questo ? 

Articolo 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Marco

domenica 7 gennaio 2024

Armi italiane all' Ucraina. Il 10 gennaio primo voto alla Camera e al Senato


Nel comunicato del sito della Camera pubblicato di seguito dovrebbe essere svelato il percorso che, dopo il decreto legge n,200 del 21 dicembre 2023, concluderà l' iter legislativo che permetterà al governo italiano di inviare armi all' Ucraina per tutto il 2024 senza ripassare dal parlamento e mantenendo il segreto su tipo di armi e costi del materiale inviato.

Ci saranno due passaggi sia al Senato che alla Camera, ma la trasparenza del percorso è già discutibile e il dibattito, se sarà come l' anno precedente, sarà anch' esso poco glorioso.

Intanto il 10 gennaio Crosetto non andrà solo alla Camera ma secondo l' Ansa anche al Senato, però ufficialmente il voto al Senato sulle mozioni, che in pratica sarà l' atto di indirizzo NECESSARIO per il decreto legge n.200 e la sua conversione in legge, 

sarà comunicato solo il 9 gennaio dal Presidente del Senato La Russa dopo la riunione con i capogruppo del Senato.

La commissione difesa ed esteri del Senato inizierà il 9 gennaio ad esaminare il decreto per le armi all' Ucraina ed anche la modifica della legge 185/90 sulla cessione e transito delle armi dal territorio italiano.

I passaggi parlamentari del gennaio 2024 rischiano di arrivare sui media solo successivamente, come avvenne nel gennaio  2023. 

Ma visto l' importanza del tema,

sarà opportuno diffondere il più possibile le notizie sull' iter parlamentare dei prossimi giorni e settimane.

Marco

da Camera.it

 Nella Gazzetta ufficiale del 21 dicembre 2023 è stato pubblicato il decreto-legge n. 200 del 2023 che proroga fino al 31 dicembre 2024, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorita' governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, nei termini e con le modalita' ivi stabilite.

Il 19 dicembre 2023 il Ministro della difesa è stato audito dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica in ordine ai contenuti del cd. "Ottavo pacchetto" di invio di materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina. Tale invio giunge sette mesi dopo il cd. "Settimo pacchetto" di aiuti militari, ovvero il decreto del Ministro della Difesa del 23 maggio 2023, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 31 maggio 2023, recante Autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorita' governative dell'Ucraina ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga per l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti miliari in favore dell'Autorita' governative dell'Ucraina).

Con il decreto-legge n. 185 del 2022 era stata infatti prorogata fino al 31 dicembre 2023 l'autorizzazione ad inviare, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, in deroga alle disposizioni di cui alla legge n. 185 del 1990 e agli articoli 310 e 311 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66. Tale autorizzazione era stata fornita, successivamente all'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio 2022 (XVIII legislatura), fino al 31 dicembre 2022, con il comma 1 dell'articolo 2-bis decreto legge n. 14 del 2022.  

Il 13 dicembre 2022 la Camera, in seguito alle comunicazioni del Ministro della Difesa ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 2022, aveva approvato la risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, Richetti ed altri n. 6-00014,  Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016. Lo stesso giorno, il Senato ha approvato le proposte di risoluzione n. 2, n. 3 e n. 5 alle comunicazioni del Ministro della difesa sulla proroga dell'invio di armi all'Ucraina. Gli atti di indirizzo impegnano il Governo, fra l'altro, a proseguire il sostegno all'Ucraina.