giovedì 9 giugno 2016

Regione Lombardia contro le sanzioni dell'Unione Europea alla Siria




Da Tempi.it


BASTA SANZIONI. 


Martedì 7 giugno il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato a 

larga maggioranza, con la sola astensione dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, una 

mozione che impegna il presidente Maroni e la sua giunta a «intervenire presso il Governo

 e il Parlamento affinché il nostro paese si faccia promotore presso il Parlamento europeo di

 una proposta di abolizione delle sanzioni alla Siria, al fine di garantire 

l’approvvigionamento 

 alla popolazione civile dei generi di prima necessità e dei farmaci».


MISURE SENZA SENSO.


 Embargo petrolifero, blocco delle transazioni finanziarie e divieto di commercio per molti 

prodotti furono adottati dall’Europa nel 2011, all’inizio del conflitto siriano, per indebolire il 

regime di Damasco in un momento in cui il presidente Assad era individuato come un 

nemico da abbattere da quasi tutta la comunità internazionale. A conferma di questo, 

ricorda il testo della mozione, «nel 2012 veniva rimosso l’embargo del petrolio dalle aree 

controllate dall’opposizione armata e jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle 

cosiddette “forze rivoluzionare e dell’opposizione”». Oggi, dopo che le forze in campo sono 

emerse per quello che sono veramente (altro che “ribelli moderati”), e dopo che mezzo 

mondo è stato costretto dai fatti ad assumere posizioni più sfumate senza schierarsi per 

forza per una delle fazioni in campo, che senso ha mantenere sanzioni che non risolvono 

nulla e finiscono solo per colpire i più deboli?

LE VERE VITTIME. 


È una domanda che Tempi va ripetendo da diversi mesi, perciò non può che farci piacere

 la presa di posizione del Consiglio della Lombardia. Ribadisce il primo firmatario della 

mozione, il capogruppo di Ncd Angelo Capelli: «Se cinque anni fa le sanzioni alla Siria 

avevano un senso in un contesto politico ben preciso, oggi è evidente che il protrarsi di 

queste contribuisce unicamente all’aggravarsi della condizione della popolazione siriana 

che è colpita da povertà, epidemie e una spirale di violenza determinata da una guerra che 

ha già comportato 250 mila morti, sei milioni di sfollati e quattro milioni di profughi». 

Cancellare le misure contro la Siria è necessario anche perché esse inibiscono «alle 

organizzazioni non governative impegnate in programmi di assistenza la possibilità di 

spedire, beni di prima necessità, farmaci e denaro».

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