martedì 13 aprile 2021

Pace, Disarmo e Giustizia globale, nel Recovery PlanET della Società della Cura

Un' Italia (e un Europa) non allineata smilitarizzata e impegnata per la giustizia globale

La pandemia ha ulteriormente dimostrato che nessuno si salva da solo. Per uscire dalla crisi sanitaria, come da quella climatica, o delle migrazioni serve un mondo più solidale in cui sulla concorrenza tra le nazioni prevalga la collaborazione. Assistiamo invece alla diffusione di conflitti armati, al ripresentarsi di una nuova guerra fredda e di una nuova corsa agli armamenti.

 ------------------------------------------------------------------------------ La crescita degli armamenti a livello globale e nazionale non comporta, come si vorrebbe far credere, un aumento della sicurezza, al contrario riduce la sicurezza umana e ambientale. il nostro esercito si dota di armi d' attacco non di difesa (caccia, portaerei….). Sicurezza è vivere in pace con tutti i popoli, senza "nemici", con spirito di cooperazione. D' altre parte, la militarizzazione dei territori comporta anche una contrazione della democrazia. ------------------------------------------------------------------------------- 

 Non basta quindi che il PNRR si occupi di problemi nazionali, ma deve essere inserito in una prospettiva ampia. Pensiamo quindi che nel PNRR, o a fianco del PNRR, debbano essere individuate le politiche estere, del commercio estero e della difesa coerenti con l' obiettivo della tutela e allargamento della pace. 

 Serve una nuova politica estera italiana e da parte di un’ Europa più integrata, che, da una posizione di neutralità tra le grandi potenze, promuova attivamente la collaborazione tra i popoli, la soluzione politica dei conflitti, e persegua la giustizia internazionale a partire dall' abbattimento del divario economico tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo che costringe milioni di persone a lasciare il proprio paese. 

 Per questo occorrerà che le regole e i negoziati (Wto e Commissione europea) per la progressiva liberalizzazione commerciale, vengano ripensati in dialogo con la società civile e i sindacati: la lezione della pandemia dimostra la necessità di vincolare l' impresa privata e l' iniziativa pubblica alla promozione dei diritti di persone e pianeta. L' Italia operi affinché l' Unione Europea, ma anche i Paesi membri, valutino in modo trasparente e partecipato gli impatti multidimensionali dei trattati commerciali e degli accordi sugli investimenti in trattativa e in essere. L' Unione deve sospendere e rinegoziare, i trattati e le preferenze commerciali e sugli investimenti che impediscono la conversione ecologica e la difesa dei diritti umani e democratici in Europa e nei paesi Partner, a partire dai paesi Euro-Mediterranei, ACP (Africa Caraibi pacifico) e Mecorsur ( Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), in un' ottica di cooperazione e lotta ai cambiamenti climatici. 

 Va difeso il principio di precauzione vigente in Europa ( blocco produzioni e importazioni potenzialmente nocive), e impedita la capacità delle imprese di condizionare le politiche pubbliche, con una moratoria delle clausole e dei tribunali arbitrali inserite nei trattati commerciali e sugli investimenti ( ISDS-ICS ). A livello multilaterale va rivisto ruolo e funzionamento della Wto, per ricondurre buona parte delle sue competenze attuali sotto l' egida delle Nazioni Unite.

 Per rendere credibile una politica per la pace occorre che l' Italia firmi subito il Trattato internazionale per la Proibizione della Armi Nucleari, liberandosi nel contempo degli ordigni presenti sul nostro territorio, ridefinisca sulla base del principio di neutralità alleanze e accordi militari e non aderisca alle sanzioni economiche unilaterali decise da singoli stati o gruppi di stati.

 Occorre favorire la pace e i diritti umani anche riconoscendo lo Stato di Palestina e sostenendo le Popolazioni in lotta per i diritti umani e sociali nei propri paesi, con particolare attenzione alla protezione dei Difensori dei diritti umani, anche istituendo una Autorità nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani.

 Coerentemente si dovranno ridimensionare drasticamente le missioni militari all' estero, mantenendo solo quelle effettivamente finalizzate a proteggere accordi di pace, - che dovrebbero comunque svolgersi sotto comando ONU, implementando gli art. 43-48 della carta delle Nazioni Unite - e cancellando in particolare quelle finalizzate al "controllo" delle migrazioni, sostituendole o trasformandole in missioni civili. I fondi risparmiati potranno essere utilizzati per potenziare la cooperazione e gli aiuti allo sviluppo. 

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In attuazione dell' imperativo dell' art. 11 della costituzione occorre riorientare il Modello di Difesa verso l' esclusiva difesa del territorio nazionale, potenziando e finanziando inoltre gli strumenti di Difesa Civile Non-armata e Nonviolenta e il Servizio Civile Universale e ridurre la spesa militare, a partire da quella per gli armamenti offensivi come gli F-35 e per sostenere basi militari estere sul nostro territorio, come a Taranto e Vicenza. Occorre quindi rispondere negativamente alle pretese USA di aumento della spesa militare in ambito NATO.
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 Occorre fermare la vendita di armi a paesi in conflitto, come l' Arabia Saudita (alla quale la vendita è stata solo parzialmente revocata ) o che non rispettano i diritti umani , come Turchia Egitto ed Israele, applicando la legge 185/90 nel suo spirito originario, anche nei confronti dei paesi alleati, e avviare un processo assistito con finanziamenti pubblici di riconversione dell' industria degli armamenti ,come ad esempio nel caso aperto della RWM (controllata dalla tedesca Rheinmetall ), verso la produzione di tecnologie innovative e avanzate per la transizione energetica ed ecologica. Coerentemente non si dovranno utilizzare i fondi del recovery fund per ampliare il settore armamenti come ad esempio il " Polo della Difesa " di Torino.

 Occorre infine un forte investimento nella formazione alla pace, alla nonviolenza e ai diritti umani, nelle scuole, dove invece va evitato che faccia proselitismo l' esercito, e nel servizio pubblico radiotelevisivo- Andrebbe inoltre istituita una giornata del ricordo delle vittime del colonialismo.

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