Pubblicato dal Centro Gandhi edizioni, Sarvodaya di Gabriella Maria Calderaro disegna un quadro completo ed esatto del pensiero economico del Mahatma, con le fonti di ispirazione e gli aspetti fondamentali, la sua collocazione nella vita intellettuale e politica di Gandhi e segnala chi ha elaborato, prima e dopo di lui, idee affini o collegabili alle sue.
Conosco solo due testi in italiano dedicati esclusivamente all' economia gandiana: un libretto curato da Nanni Salio, edito dal Movimento Nonviolento e Economia di condivisione, sempre Centro Gandhi edizioni, una pubblicazione curata da Marinella Correggia con testi di J.C. Kumarappa, economista collaboratore di Gandhi.
Ma il merito della Calderaro non è solo aver lavorato ad un tema importante e trascurato, ma anche di averlo fatto con rigore e di averlo centrato.
Di seguito la presentazione del volume scritta dalla stessa Gabriella Maria Calderaro
Presentazione
Questa ricerca e' il frutto di cinque anni di studio e di lavoro presso il Centro Gandhi di Pisa, un' organizzazione non lucrativa che si occupa di promuovere attraverso l' attivita' editoriale la cultura della nonviolenza.
Di fronte all' attuale crisi del sistema mondo, dove le guerre si fanno sempre piu' minacciose, lo studio di un pensiero economico nonviolento diventa sempre piu' necessario costruire la pace.
Il libro e' suddiviso in sei capitoli.
Nel primo si e' ricostruita la biografia intellettuale del Mahtma Gandhi nei suoi passaggi piu' importanti, dagli anni della formazione a Londra fino all' epilogo finale di Nuova Delhi, perche' per comprendere meglio il suo pensiero economico e politico e' propedeutico conoscere la sua esperienza concreta di vita, gli avvenimenti storici di cui fu protagonista.
Nel secondo capitolo viene analizzato approfonditamente il libro di J.Ruskin "Unto This Last", che ebbe un' influenza decisiva per la maturazione del pensiero economico di Gandhi. Lo scrittore inglese sollevo' una dura critica contro la scienza economica moderna, mettendo in discussione i suoi fondamenti teorici per cui gli esseri umani sono unicamente mossi dall' egoismo e dall' avidita'. La saggia economia politica, secondo Ruskin, deve ancorarsi all' etica. There is not wealth but life e' la sua massima preferita che definisce la ricchezza come tutto cio' che e' favorevole alla vita e il valore come la capacita' di soddisfare i bisogni fondamentali dell' uomo e non semplicemente un astratto valore di scambio. In questa prospettiva, il lavoro deve essere considerato nella sua dimensione "vitale", in quanto permette all' uomo di realizzare se stesso nella propria creativita'. Il problema del lavoro e delle diseguaglianze sociali portano Ruskin a definire "il giusto prezo del lavoro", che significa compensare il lavoratore per quanto egli ha dato. Il capitolo si conclude con l' interpretazione del pensiero di Ruskin data da alcuni economisti moderni, tra cui P.Geddes, J.A.Hobson, J.Martinez Alier e J.C.Kumarappa.
Nel terzo capitolo vengono descritti i principi dell' economia nonviolenta, che hanno come obiettivo il sarvodaya, cioe' il benessere di tutti, nessuno escluso. Questa economia comporta una decentralizzazione del potere politico e decisionale, realizzando lo swadeshi che significa difesa dell' identita' culturale, autogoverno, autoproduzione e consumo consapevole.
Nel quarto capitolo si e' approfondito lo studio della proprieta' della produzione e dell' allocazione nonviolenta. Partendo dallo studio del pensiero di Tolstoj, si e' analizzato il "il principio spirituale del lavoro" che comprende il dovere morale per ogni uomo di provvedere ai propri bisogni per vivere senza gravare sugli altri. Per restituire dignita' ai lavoratori e giustizia ai poveri Tolstoj elaboro' il principio del "lavoro del pane" per cui esiste un dovere morale per ognuno di svolgere volontariamente un lavoro manuale combinato a quello intellettuale, in modo da sviluppare consapevolezza e solidarieta' tra gli uomini. Infine Tolstoj accolse il progetto della riforma agraria di Henry George secondo cui la terra doveva essere di chi lavora.
Il capitolo quinto analizza il principio del non possesso e del consumo nonviolento che costituiscono lo swadeshi, cioe' l'autogoverno e l'autosufficienza delle economie locali e di villaggio. Qui sono state messe in evidenza le affinita' ideologiche con Rousseau, precursore di Gandi nella critica al lusso, sostenitore di una "frugalita' felice" fondata su comunita' autosufficienti e sulla condivisione del lavoro agricolo. Questa idea e' stata oggi reinterpretata da Galtung nel concetto di self-reliance. Infine , e' stato esaminato il pensiero economico di Sismonde de Sismondi che tanto influenzo' i movimenti populisti agrari in America e in Russia con nanodnik.
Il sesto capitolo e' dedicato alla produzione nonviolenta e alla tecnologia appropriata che Gandhi elaboro' nello scritto Hind swaraj. Viene esaminato il pensiero di autori moderni e contemporanei sulla questione del progresso tecnico e i suoi effetti sulla natura, ricostruendo da sismondi a Marx e ai marxisti il dibattito sull' uso capitalistico delle macchine industriali. Si e', infine, portata l' attenzione alle idee sull' economia nonviolenta elaborate da Schumacher nel libro Piccolo e' bello e da Kumarappa negli scritti su L'economia della permanenza, confrontandole con il concetto di "stato stazionario" di Daly e con il principio entropico come limite alla crescita, ripreso da Georgescu-Rogen e Rifkin.
Si infine ricostruito per il tramite di Amarrya Sen, la polemica tra il poeta indiano Tagore e il Mahatma Gandhi sul futuro delle industrie di villaggio, sull' innovazione tecnica e le sue conseguenze sociali, concludendo con il richiamo alle idee di Ivan Illich sulle tecnologie conviviali.
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