Appello. Tutelare il territorio, tagliare le spese
militari
Gli eventi che hanno interessato una larga fascia del
Paese e a cui abbiamo spesso assistito con dolorosa impotenza non sono tutti
figli del caso e della fatalità. Paesi e villaggi isolati e privi di luce per
giorni e giorni, strade impraticabili, territori pericolosi o inagibili, non
sono soltanto l’ esito di eventi eccezionali.
Essi denunciano una realtà mille volte nota e
denunciata: la fragilità del nostro territorio, che necessità di cure
particolari, investimenti, risanamento di equilibri sconvolti. A questa realtà
antica, che illustra la sordità inscalfibile delle nostre classi dirigenti, si
aggiunge ora l’impotenza delle amministrazioni locali, privi di risorse, che
portano a situazioni indegne di un paese civile. Un paese che sino a poco tempo
fa si vantava di essere la quarta o la quinta potenza industriale del pianeta.
Dov’è finita tanta boria?
In questi ultimi giorni abbiamo assistito a spettacoli
grotteschi. Centinaia di scuole chiuse per mancanza di riscaldamento, allarmi
degli studenti e dei genitori sulla sicurezza degli edifici dove debbono
formarsi le nuove generazioni. Le scuole dei nostri ragazzi sono spesso
insicure, con servizi scadenti, prive di mezzi. Ebbene, tale squallida
situazione, frutto di una politica europea che ci trascina verso il declino non
è più tollerabile. Ma non è più tollerabile anche alla luce di quante risorse
vengono impiegate dai nostri governi in spese militari.
Il nostro paese cade in ginocchio per qualche
alluvione o per nevicate fuori dall’ordinario e noi sperperiamo in spese
belliche e in interventi militari, nei vari teatri di guerra, oltre 29 miliardi
di € l’anno (2015), circa 80 milioni di € al giorno. Mentre siamo impegnati ad
acquistare gli aerei F35 al costo di 14 miliardi complessivi. Si tratta di
velivoli da combattimento, strumenti di aggressione e di morte che denunciano
da soli la violazione dell’articolo 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la
guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali».
Ebbene, di fronte ai problemi elementari in cui si
dibatte il nostro paese – la cui soluzione potrebbe generare centinaia di
migliaia di posti di lavoro – riteniamo moralmente intollerabile lo sperpero di
tante risorse a fini di guerra.
Chiediamo alle forze politiche che in Parlamento
svolgono un’azione di opposizione di mettere in stato d’accusa il Governo della
Repubblica, per l’aperta e continuata violazione di un principio costituzionale
e per la responsabilità piena e consapevole nel privare i cittadini italiani
delle risorse necessarie per la loro sicurezza.
Piero Bevilacqua, Tonino Perna (Università di
Messina), Paolo Berdini, Tiziana Draghi (Università di Bari)Rossella del Prete
(Università del Sannio) Piero Caprari, Roberto Budini Gattai, Ilaria Agostini(
Università di Bologna), Cristina Lavinio, Paolo Favilli, Francesco Trane, Maria
Pia Guermandi (Emergenza cultura), Alberto Magnaghi, Enzo Scandurra, Daniele Vannitiello,
Ginevra Virginia Lombardi (Università di Firenze), Piero di Siena, Rossano
Pazzaglia, (Università del Molise),Francesco Pardi, Laura Marchetti, Giuseppe
Saponaro, Giancarlo Consonni, Andrea Ranieri, Annamaria Rufino (Università
della Campania), Graziella Tonon, Velio Abati, Romeo Salvatore Bufalo
(Università della Calabria), Amalia Collisani, Salvatore Cingari (Università di
Perugia), Marcello Buiatti, Carlo Cellamare, Michele Carducci, Giovanni Attili,
Luigi Vavalà, Lia Fubini, Alfonso Gambardella, Ignazio Masulli, Paola Bonora,
Alessandro Bianchi, Ugo Olivieri (Università di Napoli, Federico II), Edoardo
Salzano, Vezio de Lucia, Giorgio Nebbia, Stefano Sylos Labini, Franco Toscani,
Lucia Strappini, Giorgio Inglese (Università di Roma.La Sapienza) Alberto
Ziparo, Patrizia Ferri, Pier Luigi Cervellati, Anna Nassisi, Vittorio Boarini
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