mercoledì 4 gennaio 2017
Petrolio, crollano gli investimenti negli ultimi anni, problemi in vista ?
Da tre anni calano gli investimenti in ricerca e nuovi progetti di produzione petrolifera, in conseguenza di questo nei prossimi cinque anni potrebbero verificarsi grossi problemi nell' offerta di greggio.
Gli investimenti in ricerca ed avvio di nuovi progetti di produzione di petrolio sono calati nel 2016 del 22%, nel 2015 erano gia' diminuiti del 26% ed anche il 2014 aveva visto minori spese per nuovi progetti. Nel 2015 sono state scoperte nuove riserve per un totale di 12 miliardi di barili contro un consumo annuo nel 2016 di almeno 34 miliardi di barili.
Si stima che il calo di investimenti ammonti a mille miliardi di dollari e viene considerato una conseguenza del calo del prezzo degli ultimi due anni e mezzo.
La mia impressione e' che la cifra di mille miliardi di dollari di mancata spesa sia enorme rispetto al piccolo periodo, trenta mesi circa, di prezzi bassi. Il crollo allora potrebbe essere dovuto al fatto che, indipendentemente dal prezzo del greggio, gli investimenti non danno più un ritorno adeguato di utili.
La produzione e' sempre superiore alla domanda, paesi Opec e non Opec hanno concordato un taglio di produzione ed erano 8 anni che non si interveniva per frenare l' offerta. Secondo l'AD dell'Eni De Scalzi pero' la produzione e il consumo alla fine del 2016 hanno quasi raggiunto il pareggio anche se il livello delle scorte e' molto alto.
Questa stagnazione degli investimenti nei prossimi cinque anni potrebbe causare problemi all' offerta di greggio, i nuovi impianti che entreranno in produzione potrebbero non pareggiare il declino degli impianti gia' in funzione.
L' accordo tra paesi Opec e non Opec e' finalizzato quindi non a neutralizzare l' abbondanza di offerta attuale ma ad arginare i problemi possibili nel prossimo quinquennio, incentivando gli investimenti.
Inoltre nel 2015 i paesi non Opec hanno diminuito la loro produzione totale e paesi non Opec importanti come Messico (2,4 milioni b/g) e Azerbajian (800 mila b/g) hanno concordato di diminuire la produzione ma questo sara' dovutosolo al declino naturale della loro produzione.
Nello stesso tempo i paesi Ocse tendono a diminuire il loro consumo di petrolio, l' Italia oggi ne utilizza il 30% in meno di quanto ne consumava nel 2008 e gli USA hanno diminuito di 2 milioni b/g.
E' impossibile prevedere come la transizione energetica si sviluppera' nei prossimi anni, a testimoniare questa incertezza c'e' la scelta dell' Enel di non avviare nuovi progetti che possano entrare in produzione oltre i tre anni dalla progettazione.
Sicuramente aumentera' l' interesse per il petrolio del Medio Oriente che attualmente produce meno di un terzo del totale ma ha il 60% delle riserve accertate, come sa bene il nuovo segretario di stato USA Tillerson arrivato a gestire la politica estera statunitense direttamente dalla Exxon, una delle maggiori imprese petrolifere del mondo.
Marco Palombo
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