lunedì 29 ottobre 2018
Luca Lotti, Pd: NO a finale Milan Juventus in Arabia Saudita. Ma silenzio su vendita di armi italiane
Il 13 gennaio 2019 è prevista in Arabia saudita la finale della Supercoppa italiana tra Juventus e Milan. Sono già arrivate richieste di spostare la partita in un' altra sede.
Si è pronunciato a favore di questa scelta Luca Lotti, ex ministro Pd per lo sport e Amnesty International. L' assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi ha, per il momento, interrotto la grande amicizia tra i ministri Pd e la famiglia Saud.
I paesi del Golfo, Emirati Arabi Uniti, Arabia saudita, Qatar, Kuwait, insieme alla Turchia e ai paesi principali paesi occidentali, facevano parte del gruppo dei paesi Amici della Siria che per anni ha sostenuto la guerra contro Damasco delle milizie armate spesso straniere.
L' Italia ha sempre sostenuto, soprattutto con la coppia di ministri PD, Gentiloni e Pinotti, anche la guerra dell' Arabia saudita in Yemen, chiudendo gli occhi davanti alle atrocità compiute anche con armi prodotte in Italia.
Ora l' assassinio di Khashoggi, non ancora digerito dall' Occidente, potrebbe far saltare la partita Juventus Milan prevista in Arabia saudita a gennaio.
Prima smettiamo di vendere bombe ai Saud e poi cambiamo sede alla finale di Supercoppa.
Molte atrocità nel mondo sono compiute perchè facciamo finta di non vedere, ma invece sappiamo ed allora No alle bombe e alle collaborazioni militari, poi pensiamo al calcio.
M.P.
domenica 28 ottobre 2018
Sondaggi buoni per la Lega ma piazze piene, e divise, contro Salvini e il governo ?
Queste immagini sono riprese dal sito del sindacato di base
Si Cobas che sabato 27 ottobre ha riempito il centro di Roma con un corteo
composto da almeno 3-4.000 lavoratori per la quasi totalità di origine non
italiana.
Il corteo ha seguito lo sciopero generale politico del
giorno precedente che il Si Cobas aveva indetto insieme a USI, USI Ait, Sgb,
Sisa, ADL Cobas, Cub.
La manifestazione, come lo sciopero, era contro le politiche
razziste e repressive del governo e la cosiddetta manovra del popolo. Lo Si
Cobas è presente nel mondo del lavoro soprattutto nel settore della logistica,
sia nei trasporti che nei magazzini, e localmente è molto radicato in Emilia
Romagna, Lombardia, Firenze, Campania.
Quasi impossibile trovare nei media notizie sul corteo. Ha
partecipato anche, numeroso come sempre,
il Movimento di Lotta per la casa romano, uno dei principali ispiratori della
prossima manifestazione antirazzista del 10 novembre che si preannuncia
imponente. Oltre al movimento per la casa c’erano presenze meno numerose ma
significative come l’ associazione dei lavoratori del Bangladesh, un piccolo
gruppo di studenti del Liceo Mamiani di Roma, il partito dei Carc, un
collettivo piccolo ma compatto e visibile
di anarchici, il centro sociale milanese Vittoria.
Intanto sono già molto numerose le adesioni al corteo
del 10 novembre contro le politiche
razziste e repressive del governo Conte, il decreto sicurezza Salvini, al quale
secondo i promotori ha aperto la strada Minniti. Si chiede:
Ritiro immediato del decreto immigrazione e sicurezza,
No al disegno di
legge Pillon
Accoglienza e regolarizzazione per tutte e tutti
Solidarietà e libertà per Mimmo Lucano
No ai respingimenti e agli sgomberi
Al corteo hanno già dato la propria adesione
Cobas, Prc, Associazione 3 febbraio, Unicobas, Usi, Cgil
Catania, alcuni circoli Arci e Anpi, ma non le loro associazioni nazionali, i centri
sociali del Nord Est, No Muos, Baobab experience, Dema di De Magistris, Dem 25,
vari coordinamenti cittadini di studenti medi, Trasform Italia, Lista per un
altra Europa, Articolo 21, Rete Città in comune, Proactiva Open Arms, Sinistra
anticapitalista, Movimento di lotta per la casa., comitato immigrati Roma e
moltissime realtà locali.
Sabato 20 ottobre ha avuto un ottima riuscita anche il
corteo per le nazionalizzazioni indetto da USB, Potere al Popolo, Eurostop, con
adesione del PCI e Prc e altre realtà minori.
Imponente anche la reazione per vicenda del sindaco di Riace
Mimmo Lucano e per il caso Diciotti la Sicilia si è mobilitata in modo
rilevante anche se questo è stato poco conosciuto nel resto del paese.
Conferma la tendenza negli ultissimi giorni la tragica vicenda di Desirèe violentata ed
uccisa nel quartiere San Lorenzo di Roma. La presenza in piazza di chi combatte il
razzismo governativo è stata oltre le previsioni, dalle donne di Non una di
meno, all’ Anpi, ai collettivi del quartiere che hanno impedito a Salvini la sceneggiata
che aveva programmato sul luogo dell’ assassinio. Al contrario è stato un flop
il corteo di Forza Nuova contro i migranti.
E’ molto diviso dunque il fronte antirazzista e della
sinistra sociale e politica, ed è meglio sorvolare sulla qualità e quantità
delle divisioni, ma nonostante questo scende ugualmente in piazza numeroso. Le
forze politiche della sinistra e i sindacati di base o concertativi non sembrano
intercettare nè dirigere questo vasto
movimento. Solo Potere al Popolo il 20 ottobre ha messo insieme un nutrito
spezzone con una età media relativamente giovane, una presenza politica che da tempo
non si vedeva nelle strade romane ma che non si vede neanche oggi a parte il
corteo citato.
Però gli appuntamenti di novembre, soprattutto il 10
novembre e il 24 novembre, quando scenderà in piazza a Roma il movimento Non
una di meno, vedranno in strada decine di migliaia di manifestanti e
mostreranno anche all’ Italia meno attenta un movimento vasto anche se ancora è assente
una indentità riconoscibile e unitaria.
Il prossimo futuro politico e sociale italiano è tutto da
inventare, ma le persone per fortuna in queste settimane reagiscono e scendono
in strada.
Marco Palombo
Marco Palombo
venerdì 12 ottobre 2018
Podemos-Psoe: la via spagnola che parla all' Europa ma non ai pacifisti, come Tsipras e Lisbona
L' intesa Podemos-Psoe è relativa solo alla politica economica. Il manifesto le da però una valenza maggiore: una possibile via per tutta l' Europa, che unisca i socialisti e chi si pone alla sinistra del Pse.
Il governo socialista spagnolo è fresco reduce dal dietrofront alla revoca della vendita di bombe all' Arabia saudita e non da segni di cambiamenti di strategia nelle politiche militari internazionali. Ed è di cattivo auspicio anche il comportamento del governo Tsipras e di quello portoghese, quest' ultimo socialista sostenuto da comunisti e Bloco, completamente allineato alla Nato anche nel boicottaggio della discussione all'ONU sul trattato per la proibizione del nucleare.
Diciamo quindi subito che, se queste alleanze sono auspicabili per Il manifesto, non lo sono per i pacifisti europei, almeno fino a quando saranno allineate in modo assoluto alla NATO.
Marco
La via spagnola dell' alleanza che parla all' Europa
di Marina Turi e Massimo Serafini
L’accordo tra il Psoe e Podemos potrebbe funzionare. Uno sgualcito
Iglesias e uno stirato Sánchez, con cravatta d’ordinanza, hanno
siglato alla Moncloa il progetto di bilancio da inviare a Bruxelles
il prossimo lunedì. In rete c’è chi parla di «manovra del
popolo» e già è noto lo sforamento deficit-Pil, ma quello che
colpisce è la qualità sociale e di rottura delle misure che saranno
varate.
Chi pensava a un ritorno di Sánchez alla guida del Psoe come una
operazione di solo maquillage ora dovrebbe ricredersi, questa manovra
è una rottura concreta con la politica delle larghe intese.
Evidenzia, soprattutto, che è possibile unire una sinistra
tradizionale e affaticata con una sinistra nuova, legandole in una
proposta di cambiamento sociale. Un esito non scontato, in queste
ultime settimane in cui le pressioni per scongiurarlo, interne ed
esterne, sono state forti. Alla fine è prevalsa la comune volontà
di dare un volto nuovo alla Spagna, più giusto, più solidale e più
libero. Cosa che anche i baroni socialisti dovranno accettare loro
malgrado.
Sánchez non poteva pensare di terminare la legislatura e arrivare al
2020, continuando a governare con colpi di immagine e comunicazione,
che, se anche creano consenso, è spesso instabile e non bastano a
modificare i rapporti di forza nella società, a favore delle
sinistre. In questo l’importanza di accordarsi con Podemos per
definire le scelte per cambiare in meglio la vita di spagnole/i. Ne
esce una proposta di bilancio realistica, in grado di sanare le
ferite inferte in questi anni alla società spagnola impoverita dalla
crisi e dal mal governo delle destre liberiste. Il preventivo di
bilancio concordato porterà dosi di giustizia sociale e ambientale e
un ripristino di diritti e libertà.
Aumento del salario minimo a 900 euro, pensioni legate al costo della
vita, diritto alla casa, finanziamento al patto di stato contro la
violenza machista e l’introduzione di congedi genitoriali paritari
e retribuiti, l’impegno per l’uguaglianza, non solo salariale,
fra donne e uomini.
L’accordo
guarda anche al futuro e punta a fare della Spagna una protagonista
della lotta al riscaldamento globale, avviando la transizione
energetica verso un nuovo modello rinnovabile, abolendo quella
dannosa imposta sul sole che oggi blocca l’autoconsumo. La rottura
col passato è netta nella decisione di restituire diritti alle
persone, derogando la legge sul lavoro e fermando l’esproprio di
libertà, conseguenza della legge di pubblica sicurezza, la ley
mordaza.
Ora inizia il secondo tempo della partita, quello più difficile:
conquistare su questo programma di svolta il voto necessario dei
nazionalisti Baschi e Catalani, l’altro pezzo della maggioranza che
ha reso possibile le dimissioni di Rajoy.
Questo accordo può diventare la leva per rilanciare il dialogo sulla
questione territoriale, togliendola definitivamente dal binario morto
degli opposti nazionalismi, in cui sembra arenata.
Certo l’appoggio sarebbe più facile se Sánchez e il suo governo
si dichiarassero a favore della scarcerazione dei detenuti politici
catalani. Basterebbe ricordare che vari tribunali europei hanno
negato l’estradizione per il delitto di ribellione, delitto in nome
del quale i principali leader degli indipendentisti sono
ingiustamente incarcerati, in attesa di un processo.
Ma l’accordo raggiunto assume un significato che supera i confini
spagnoli. Se il futuro dell’Europa resta una disputa tra chi
difende l’Europa delle finanze, con i suoi trattati ingiusti, e chi
invece vuole solo distruggerla, alimentando vecchi nazionalismi
intrisi di razzismo, la sconfitta sarà certa. La destra becera e
violenta che avanza non la può fermare un generico fronte
repubblicano, unito dall’idea liberista, ma devono unirsi quelle
forze che alimentano il progetto di sovvertire i meccanismi
dell’Europa che c’è, riportando le persone al centro delle po
martedì 9 ottobre 2018
4.000 aderenti votano per lo statuto di Potere al Popolo
Da sabato alle 11:30 a martedì alle 22 gli aderenti a Potere al Popolo hanno potuto esprimersi sullo Statuto che regolerà, almeno per il primo anno, la vita del movimento.
Ben 4041 persone hanno preso parte alla consultazione, pari al 55,5% degli utenti attivi!
Si tratta di un risultato straordinario: la prima volta che uno Statuto di un’organizzazione politica e sociale viene scelto direttamente dal basso, attraverso le assemblee in presenza e il voto informatico, che ha registrato percentuali di adesione persino superiori a quelle di organizzazioni ben più visibili e collaudate (es.: 5 Stelle, 40%, Podemos 30%…).
Per questo ringraziamo tutte le partecipanti e i partecipanti a questa grande sperimentazione, nonché le volontarie e i volontari che da due settimane stanno lavorando diverse ore al giorno per garantire a tutte e tutti il diritto di esprimersi!
Ricordiamo che la piattaforma è gestita da un’azienda tedesca, che il Coordinamento Nazionale non ha accesso al cuore del suo funzionamento, e che ogni account attivato corrisponde a una persona in carne ed ossa, che si è iscritta entro il 30 settembre, compilando un form individuale, fornendo documenti e pagando la quota di iscrizione.
Sugli esiti. 3332 votanti, pari al’82%, hanno scelto lo Statuto 1, 358, pari all’8%, lo Statuto 2. Sulla piattaforma era anche possibile esprimere astensione o disapprovazione per le proposte: fra i votanti, 511 si sono astenuti sullo Statuto 1 e 198 lo hanno disapprovato; 1500 si sono astenuti sul 2 e 2183 lo hanno disapprovato.
È dunque lo Statuto 1 “Indietro non si torna”, nella versione emendata dopo un mese di dibattito sui territori, il nuovo statuto di Potere al Popolo, il più condiviso.
A undici mesi dalla nostra nascita possiamo quindi iniziare il percorso che ci porterà, nel giro di poche settimane, ad eleggere un nuovo Coordinamento Nazionale, i due nuovi portavoce e tutti gli organi dirigenti, per poter lavorare meglio, velocemente e con una piena legittimazione democratica.
Il nuovo Coordinamento sarà formato da 80 persone elette direttamente dalla base, di cui 60 provenienti dai territori e 20 da una lista nazionale a cui potenzialmente qualsiasi aderente si può candidare. Lo stesso vale per i due portavoce. Lo Statuto viene implementato per il primo anno in forma sperimentale, per capire nella pratica se è funzionante e risponde alle nostre esigenze, e sarà poi sottoposto alla verifica degli aderenti e delle assemblee territoriali nell’Ottobre del 2019.
Certo, non possiamo negare le difficoltà di questa votazione, che avremmo voluto ben diversa. Il ritiro a pochissime ore dal voto dei proponenti dello Statuto 2, ritiro di cui abbiamo appreso dai social e da giornali che purtroppo mai si erano interessati a noi quando abbiamo messo in piedi iniziative sociali, ha creato un’enorme confusione. In tanti hanno creduto che non si votasse più, o che addirittura Potere al Popolo! si fosse sciolto. Il ritiro ha inoltre determinato che molte sedi che dovevano essere incaricate di facilitare la votazione informatica siano rimaste chiuse, lasciando molte persone, soprattutto le più anziane, in difficoltà.
Ciononostante, l’istituzione di una mail e di un centralino telefonico, è riuscita a risolvere in tempi reali praticamente tutti i problemi di carattere tecnico, mentre la convinzione di molti militanti, anche di quelli che hanno votato lo Statuto 2, ha permesso che la votazione avesse comunque luogo.
Sebbene anche nei giorni più intensi della votazione statutaria non abbiamo mai smesso di fare iniziative politiche e sociali (dalle tante piazze riempite sabato a Riace, a Roma, ad Ancona, a Parma etc, all’apertura di case del popolo, come a Olbia, e ambulatori popolari, come a Barletta), è evidente che ora dobbiamo partire con campagne politiche a livello nazionale e con la mobilitazione dell’autunno. La situazione del paese è infatti a un livello di gravità tale che tutte le nostre energie devono essere finalizzate all’analisi, all’azione, al coinvolgimento di nuove persone. Alla difesa degli sfruttati.
Per discutere di questi punti, e per definire gli ulteriori passaggi organizzativi, diamo appuntamento a Roma per il weekend del 20 e 21 ottobre. Inizieremo sabato mattina con tavoli di lavoro al Centro Sociale Intifada e continueremo alle 14 con il corteo contro il governo Salvini-Di Maio e per un programma di nazionalizzazioni e di rilancio del servizio pubblico. Chiuderemo infine con la nostra assemblea nazionale al Teatro Italia domenica 21 dalle 10 alle 15.
Vi aspettiamo in tante e tanti.
Potere al Popolo!
Potere al Popolo!
sabato 6 ottobre 2018
PaP, Brancaccio e annullamenti in extremis. Il Prc come Anna Falcone e Tomaso Montanari ?
Maurizio Acerbo, segretario del Prc,
"Che amarezza l' annullamento dell' Assemblea del Brancaccio "
novembre 2017
" Noi abbiamo sempre pubblicamente condiviso i criteri proposti da Tomaso e Anna per costruire liste innovative e aperte e che dessero il segno di una rottura con i governi del centrosinistra e gli errori del passato. Non condividiamo la scelta di annullare assemblea perchè riteniamo che il Brancaccio abbia tutto il diritto di proporre contenuti e metodi per costruire lista unitaria."
Potere al Popolo nacque a novembre 2017, il giorno che avrebbe dovuto tenersi una assemblea del “Brancaccio” in preparazione delle elezioni del marzo 2018. L' assemblea fu annullata da Anna Falcone e Tomaso Montanari per evitare il rischio che l' assemblea diventasse uno scontro tra partiti.
Questa volta è Rifondazione che evita il confronto in extremis, la goccia che fa traboccare il vaso sarebbe la non pubblicazione sul sito di Potere al Popolo della presentazione del loro statuto dove i firmatari polemizzano con coloro che hanno proposto lo statuto uno.
Ognuno giudichi come vuole, io proseguo, con molta più convinzione di prima, a sostenere Potere al Popolo,
Trovo istruttive però le analogie dello scontro attuale con la situazione del novembre 2017, e in quella occasione chi evitò il confronto in extremis non ebbe molto successo.
Marco
Di seguito il comunicato di Acerbo, Ferrero e altri firmatari dello Statuto 2 di Potere al Popolo, ritirato dalla votazione 12 ore prima dell' inizio del voto.
Dopo potete leggere un articolo sull' annullamento dell' assemblea del Brancaccio a novembre 2017.
Ogni limite ha una pazienza”
PERCHE’
RITIRIAMO LO STATUTO E NON PARTECIPIAMO AL VOTO
Oggi
è stata rifiutata la pubblicazione sul sito del testo di
presentazione
dello “Statuto per tutte e tutti”, creando una evidente e
inaccettabile condizione di disparità tra i due statuti di fronte
alle/agli aderenti: il primo statuto aveva da tempo pubblicato la
sua, abusando ancora una volta del monopolio sulla gestione di sito e
pagine social. Inoltre sul sito vi è una ricostruzione falsa del
coordinamento di lunedì scorso, che attribuisce a noi – che
abbiamo sempre chiesto di poter votare su un solo statuto emendabile
– la responsabilità di andare al voto su due statuti contrapposti.
E’ davvero troppo.
In
qualità di firmatari/e del secondo statuto, pertanto, comunichiamo
la nostra decisione di ritirarlo e di non partecipare a una
consultazione on line per la quale mancano i requisiti minimi di
agibilità democratica. Non bastava aver imposta una votazione
assurda su statuti contrapposti, rifiutando di far esprimere le/gli
aderenti sulla modalità di voto, come noi avevamo proposto. Non
bastava aver rifiutato un breve differimento della data del voto; si
procede senza tenere conto che migliaia di persone non riescono
ancora a padroneggiare la piattaforma, alcune nemmeno ad
entrarci, e che non si conoscono le regole che presidierebbero
alla definizione del risultato del voto.
La
pazienza unitaria ha un limite. Di fronte a queste scelte non
possiamo che prendere atto che non vi sono le condizioni per una
consultazione informata, seria, autenticamente democratica. Invitiamo
le compagne e i compagni di quella che si è configurata come la
“maggioranza” del coordinamento a rinviare la consultazione on
line e a concordare una convocazione del coordinamento stesso per
ristabilire un quadro di regole condivise. Invitiamo le compagne e i
compagni che come noi si riconoscono nel Manifesto fondativo di
Potere al popolo! a non partecipare alla votazione che inizia
domani.
Marina
Boscaino, Maurizio Acerbo, Enzo Di Salvatore, Paolo Ferrero,
Roberto Morea, Roberto Musacchio, Vincenzo Riccio, Ivan Cazzaniga
(Milano), Francesco Campolongo (Cosenza), Dino Greco (Brescia), Pino
Rando (Genova).
"Le scelte dei vertici dei partiti che avevano aderito al percorso (opposte nella direzione, ma simmetriche: e accomunate dal totale disinteresse per un processo trasparente, democratico e partecipato) - aggiungono Montanari e Falcone- rendono ormai comunque irraggiungibile l'obiettivo dichiarato e unico dell'appello di giugno, e di tutto il nostro impegno: la creazione di una lista unica a sinistra davvero innovativa e non solo partitica"."Tra poche ore - concludono- pubblicheremo un documento di Tomaso, e in seguito uno di Anna. Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare il nostro impegno, e cercheremo di essere all'altezza della fiducia di tante e tanti, il cui lavoro sul programma è il vero risultato di questo percorso. È di questo che vi siamo infinitamente grati. Con le cittadine e i cittadini che vorranno, continueremo a lavorare insieme, in un modo completamente nuovo e del tutto autonomo".
martedì 2 ottobre 2018
Compleanno della nonviolenza: 2 ottobre 1869, nasce Mohandas Karamchand Gandhi
Il 2 ottobre 1869 nasceva Mohandas Karamchand Gandhi, e con lui la nonviolenza.
Gandhi sosteneva di aver introdotto lui la parola nonviolenza traducendo in inglese , come "nonviolence" , l' antica parola "ahimsa", letteralmente "nonnuocere", non fare del male.
Personalmente ritengo che la parola "nonviolenza" definisca quello che hanno detto, scritto e compiuto in azioni concrete i grandi maestri Gandhi, Tolstoi, Capitini e molti altri meno conosciuti.
Ma il significato della parola nonviolenza oggi è sempre interpretato in maniere diverse, e non è questo il luogo dove discuterne.
Sorvolando per oggi su queste controverse definizioni, approfitto però del compleanno postumo di Gandhi per esporre una mia tesi:
" Il pensiero della nonviolenza,
cioè quanto pensato, detto e scritto da Gandhi, Tolstoi, Capitini ed altri personaggi meno conosciuti
è enormemente superiore a quanto fino ad oggi
sia stato fatto in nome della nonviolenza"
Questo nonostante che, tra le azioni che hanno utilizzato soprattutto la nonviolenza, ci siano imprese storiche di enorme importanza come: la liberazione dell' India, la convivenza pacifica in Sudafrica di gruppi etnici che si erano aspramente combattuti e le conquiste negli Stati Uniti degli afroamericani.
Concludo qui per ora il ricordo del 2 ottobre 1869, ma questa data è l' inizio di un cammino appena iniziato.
Marco
Iscriviti a:
Post (Atom)