L' intesa Podemos-Psoe è relativa solo alla politica economica. Il manifesto le da però una valenza maggiore: una possibile via per tutta l' Europa, che unisca i socialisti e chi si pone alla sinistra del Pse.
Il governo socialista spagnolo è fresco reduce dal dietrofront alla revoca della vendita di bombe all' Arabia saudita e non da segni di cambiamenti di strategia nelle politiche militari internazionali. Ed è di cattivo auspicio anche il comportamento del governo Tsipras e di quello portoghese, quest' ultimo socialista sostenuto da comunisti e Bloco, completamente allineato alla Nato anche nel boicottaggio della discussione all'ONU sul trattato per la proibizione del nucleare.
Diciamo quindi subito che, se queste alleanze sono auspicabili per Il manifesto, non lo sono per i pacifisti europei, almeno fino a quando saranno allineate in modo assoluto alla NATO.
Marco
La via spagnola dell' alleanza che parla all' Europa
di Marina Turi e Massimo Serafini
L’accordo tra il Psoe e Podemos potrebbe funzionare. Uno sgualcito
Iglesias e uno stirato Sánchez, con cravatta d’ordinanza, hanno
siglato alla Moncloa il progetto di bilancio da inviare a Bruxelles
il prossimo lunedì. In rete c’è chi parla di «manovra del
popolo» e già è noto lo sforamento deficit-Pil, ma quello che
colpisce è la qualità sociale e di rottura delle misure che saranno
varate.
Chi pensava a un ritorno di Sánchez alla guida del Psoe come una
operazione di solo maquillage ora dovrebbe ricredersi, questa manovra
è una rottura concreta con la politica delle larghe intese.
Evidenzia, soprattutto, che è possibile unire una sinistra
tradizionale e affaticata con una sinistra nuova, legandole in una
proposta di cambiamento sociale. Un esito non scontato, in queste
ultime settimane in cui le pressioni per scongiurarlo, interne ed
esterne, sono state forti. Alla fine è prevalsa la comune volontà
di dare un volto nuovo alla Spagna, più giusto, più solidale e più
libero. Cosa che anche i baroni socialisti dovranno accettare loro
malgrado.
Sánchez non poteva pensare di terminare la legislatura e arrivare al
2020, continuando a governare con colpi di immagine e comunicazione,
che, se anche creano consenso, è spesso instabile e non bastano a
modificare i rapporti di forza nella società, a favore delle
sinistre. In questo l’importanza di accordarsi con Podemos per
definire le scelte per cambiare in meglio la vita di spagnole/i. Ne
esce una proposta di bilancio realistica, in grado di sanare le
ferite inferte in questi anni alla società spagnola impoverita dalla
crisi e dal mal governo delle destre liberiste. Il preventivo di
bilancio concordato porterà dosi di giustizia sociale e ambientale e
un ripristino di diritti e libertà.
Aumento del salario minimo a 900 euro, pensioni legate al costo della
vita, diritto alla casa, finanziamento al patto di stato contro la
violenza machista e l’introduzione di congedi genitoriali paritari
e retribuiti, l’impegno per l’uguaglianza, non solo salariale,
fra donne e uomini.
L’accordo
guarda anche al futuro e punta a fare della Spagna una protagonista
della lotta al riscaldamento globale, avviando la transizione
energetica verso un nuovo modello rinnovabile, abolendo quella
dannosa imposta sul sole che oggi blocca l’autoconsumo. La rottura
col passato è netta nella decisione di restituire diritti alle
persone, derogando la legge sul lavoro e fermando l’esproprio di
libertà, conseguenza della legge di pubblica sicurezza, la ley
mordaza.
Ora inizia il secondo tempo della partita, quello più difficile:
conquistare su questo programma di svolta il voto necessario dei
nazionalisti Baschi e Catalani, l’altro pezzo della maggioranza che
ha reso possibile le dimissioni di Rajoy.
Questo accordo può diventare la leva per rilanciare il dialogo sulla
questione territoriale, togliendola definitivamente dal binario morto
degli opposti nazionalismi, in cui sembra arenata.
Certo l’appoggio sarebbe più facile se Sánchez e il suo governo
si dichiarassero a favore della scarcerazione dei detenuti politici
catalani. Basterebbe ricordare che vari tribunali europei hanno
negato l’estradizione per il delitto di ribellione, delitto in nome
del quale i principali leader degli indipendentisti sono
ingiustamente incarcerati, in attesa di un processo.
Ma l’accordo raggiunto assume un significato che supera i confini
spagnoli. Se il futuro dell’Europa resta una disputa tra chi
difende l’Europa delle finanze, con i suoi trattati ingiusti, e chi
invece vuole solo distruggerla, alimentando vecchi nazionalismi
intrisi di razzismo, la sconfitta sarà certa. La destra becera e
violenta che avanza non la può fermare un generico fronte
repubblicano, unito dall’idea liberista, ma devono unirsi quelle
forze che alimentano il progetto di sovvertire i meccanismi
dell’Europa che c’è, riportando le persone al centro delle po
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