Dalla
lettura di articoli che appaiono attendibili ho ricostruito in
questo modo la situazione attuale nel Fezzan, nel sud della Libia:
“Il
giacimento Sharara produce 300 mila b/g, tutta la Libia nel 2010
produceva 1.5/1.7 milioni b/g.
Da
due mesi la produzione del Sharara, circa un terzo della produzione attuale e un quinto della produzione prima della guerra, è ferma perché a dicembre gli impianti sono stati occupati da una milizia locale.
Alì
Kunna, nobile tuareg ex alleato di Gheddafi nominato da Sarraj a
capo delle forze militari del Sud delle Libia era arrivato in zona
per andare ad ispezionare il campo petrolifero di Sharara, e
sbloccare la situazione
ed
allora ecco intervenire Haftnar che dichiara di aver ora i pozzi
sotto controllo.
Il
giacimento Sharara è “ gestito dalla società Akakus,
joint-venture tra la Noc – la compagnia petrolifera nazionale
controllata dal governo di Fayez Al Sarraj, principale interlocutore
dell’Italia – la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca
Omv e la norvegese Statoil,”
C’è
quindi una guerra aperta per il controllo delle risorse petrolifere
libiche, guerra che è combattuta da gruppi armati locali,
finanziati dal petrolio venduto ai paesi occidentali,
Ma
la guerra, almeno in questo caso, sembra portata avanti proprio su
commissione di imprese occidentali e dei governi dove hanno sede
queste imprese.
Ed è immediato pensare subito alla Francia, grande sponsor di Haftnar, che con questa
azione militare cercherebbe di sbloccare un giacimento enorme, che
vale un terzo della produzione attuale di petrolio in Libia, attualmente bloccato da una milizia locale.
Si
parla molto dello scontro tra Italia e Francia aperto dal governo
italiano, ma c’è silenzio su una probabile guerra per procura in Libia
finalizzata al controllo di pozzi petroliferi.
Questo perchè
la Libia deve apparire un paese sicuro che si interessa alle migliaia di migranti che arrivano da tutta l' Africa nella speranza di arrivare in Europa.
ed anche perchè
l' opinione pubblica italiana non deve vedere quanto ENI ed occidente in generale sono parte delle guerre in Africa e Medio Oriente.
Questo perchè
la Libia deve apparire un paese sicuro che si interessa alle migliaia di migranti che arrivano da tutta l' Africa nella speranza di arrivare in Europa.
ed anche perchè
l' opinione pubblica italiana non deve vedere quanto ENI ed occidente in generale sono parte delle guerre in Africa e Medio Oriente.
Riusciranno i media mainstream a non far arrivare al grosso pubblico la notizia della sporca
guerra per il petrolio tra paesi europei che sta avvenendo in Libia ? E’ tutto troppo clamoroso, ma è probabile che ci riusciranno anche questa volta.
Marco
Palombo
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