Dopo l' annuncio dell' invio di 300 militari italiani in Libia per allestire e proteggere un ospedale da campo per le milizie integraliste armate di Misurata che combattono per il governo Serraj, insediato senza alcun voto popolare dalle Nazioni Unite,
è necessario che arrivi forte e chiara la voce di chi si oppone alla guerra,
Nella speranza di favorire un impegno immediato di tutti, ripropongo un comunicato di inizio agosto e di seguito un mio articolo di aprile: "La guerra in Libia un grande affare per Italia ed Eni ?"
Marco
I primi di agosto la Lista NoNato diffuse questo comunicato
No alla guerra in Libia
6 agosto 2016
“Gli aderenti alla lista ComitatoNoNato@googlegroups.com condannano nel modo più deciso la nuova avventura militare scatenata dagli USA in Libia con l’appoggio diretto o indiretto del governo italiano e di altri governi occidentali aderenti alla NATO.
La ministra della Difesa italiana Pinotti ha assicurato che “l’ITALIA FARA’ LA SUA PARTE” e ha preannunciato la probabile concessione delle basi italiane per le operazioni militari.
Questa operazione guerresca viola quindi nuovamente l’articolo 11 della costituzione italiana, già violato pesantemente con la precedente aggressione alla Libia del 2011 che ha distrutto il paese più ricco e sviluppato dell’Africa.
La nuova avventura bellica, scatenata con la motivazione ufficiale della lotta all’ISIS, è in realtà una nuova operazione neocoloniale che si propone tre obiettivi concreti:
1) Una nuova spartizione delle ingenti risorse libiche: gas, petrolio, acqua sotterranea, e la definitiva rapina delle grandi risorse finanziarie libiche depositate nei fondi di investimento internazionali e già “sequestrate” nel 2011 dalle potenze occidentali;
2) Il rafforzamento del cosiddetto governo “unitario” della Libia guidato dal fantoccio SerraJ, sostenuto dalle milizie islamiche di Misurata e dalla “Fratellanza Musulmana”. Questo “governo”, imposto dall’esterno da un gruppo di potenze occidentali con la copertura della solita ambigua risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, non è stato mai approvato ed eletto dai Libici e non è riconosciuto dal Parlamento Libico e dal “governo” di Tobruk che controlla tutta la parte orientale della Libia e che ha condannato recisamente ogni intervento militare straniero, comunque motivato.
3) La riapertura di basi militari straniere in Libia che furono chiuse dal governo Gheddafi dopo la proclamazione della repubblica in Libia.
Per eliminare l’ISIS/Daesh, non servono le bombe. ISIS va estirpato alla radice, attraverso sanzioni severe contro i suoi mandanti. Il ricorso a bombe straniere su Sirte, invece, non farà altro che favorire il reclutamento di nuovi jihadisti e un conflitto senza fine, aumentando il caos già creato con la guerra di aggressione del 2011 e moltiplicando il pericolo di attentati anche in Italia.
Gli italiani contrari alla guerra e a nuove avventure neocoloniali, e sensibili al tema della pace, sono invitati a organizzare forme di protesta — insieme a forme di controinformazione su questi gravi fatti — per dire al governo Renzi: L’Italia si dissoci dai bombardamenti, NO all’uso delle basi italiane e dello spazio aereo italiano.
Lista NO NATO
Guerra in Libia, un grande affare per l' Italia e per l' Eni ?
di Marco Palombo
24 aprile 2016
pubblicato da
Il pane e le rose
e
Pressenza
Negli ultimi mesi la produzione complessiva di gas e petrolio negli impianti dell’ENI in Libia è attorno a 300/350 mila boe/g (barili olio equivalenti al giorno), il 20% della produzione totale dell’ENI. Al momento dell’ inizio del conflitto armato in Libia, nel primo trimestre del 2011, erano attesi 280 mila boe/g.. Nel 2014 furono in media 239 mila boe/g.
Guerra in Libia, un grande affare per l' Italia e per l' Eni ?
di Marco Palombo
24 aprile 2016
pubblicato da
Il pane e le rose
e
Pressenza
Negli ultimi mesi la produzione complessiva di gas e petrolio negli impianti dell’ENI in Libia è attorno a 300/350 mila boe/g (barili olio equivalenti al giorno), il 20% della produzione totale dell’ENI. Al momento dell’ inizio del conflitto armato in Libia, nel primo trimestre del 2011, erano attesi 280 mila boe/g.. Nel 2014 furono in media 239 mila boe/g.
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