Padre Ibrahim Alsabagh è un frate
francescano nato a Damasco nel 1971 e tornato in Siria nel 2014 per
occuparsi della parrocchia della chiesa di San Francesco d’Assisi
ad Aleppo.
Nel suo libro “Un istante prima
dell’alba”, pubblicato ad ottobre 2016 da edizioni Terra Santa,
il frate racconta la sua esperienza tra inizio 2015 e maggio 2016
nella città devastata dalla guerra e descrive soprattutto il lavoro
di assistenza materiale, spirituale e umana alle famiglie della
parrocchia di San Francesco, ma anche ad aleppini non cristiani, e il
come questo impegno sia parte integrante e fondamentale della fede e
della sua scelta di vita.
Perché si aiuta davvero Aleppo
leggendo e diffondendo “Un istante prima dell’alba”? Perché
acquistando il volume si contribuisce alle attività della
Associazione di Terra Santa che i frati svolgono in Siria e perché
leggendo le pagine scritte dal francescano si conosce meglio quello
che è successo ad Aleppo dal 2012, quando la città è stata
attaccata dai gruppi armati contro il governo siriano di Assad, e si
rimane meno disorientati dalla guerra mediatica che si accompagna al
conflitto armato vero e proprio.
Padre Ibrahim non entra nei dettagli
degli schieramenti che si combattono ferocemente nella città, tanto
meno su torti e ragioni alla base del conflitto, ma nel raccontare le
vicende della sua parrocchia inevitabilmente riporta notizie sulla
guerra e pochi accenni sono sufficienti a smontare narrazioni portate
avanti dai più diffusi occidentali. Per fare un esempio, nel
risvolto di copertina, Aleppo viene presentata con queste parole: “La
seconda città della Siria, contava su quattro milioni di abitanti,
oggi è occupata per metà dall’ esercito regolare siriano e per l’
altra metà da gruppi armati di miliziani jihadisti provenienti da
decine di paesi del mondo che reclamano la costruzione dello stato
islamico, il Califfato.“ Il quadro riportato non è esatto, le
differenze tra milizie jihadiste sono rilevanti e gli integralisti
non sono un fronte unico, ma la descrizione è molto più vicina alla
realtà di quanto venga diffuso da media e istituzioni occidentali.
L’ opera si divide in due parti e si
conclude con venticinque pagine comprendenti cartine della Siria e di
Aleppo, schede sulla guerra e sulla città siriana e molte foto.
Prima parte. Le attività della
parrocchia rivolte a giovani e giovanissimi e il bombardamento al
momento della comunione.
Questa sezione del volume riporta le
newsletter che padre Ibrahim ha inviato nei due anni agli amici
italiani per raccontare la sua vita ad Aleppo, descrizioni anche
senza commento ed impressioni scritte in diretta.
Dei racconti del francescano mi piace
sottolineare quelli sulle attività rivolte ai giovani e ai
giovanissimi: la sala di studio e lettura per gli studenti
universitari, il campo estivo dei ragazzini e gli incontri con i
giovani fidanzati, nella speranza e nell’ intento di incoraggiare
le nuove generazioni a sposarsi e a formare nuove famiglie.
Ma l’ episodio che colpisce di più è
il bombardamento del 25 ottobre 2015 quando i jihadisti hanno
lanciato sulla cupola della chiesa una bombola di gas che ha colpito
l’ edificio durante la messa del pomeriggio al momento della
comunione. Ci sono stati venti feriti, la distribuzione delle ostie
consacrate si è conclusa nel giardino fuori dalla chiesa e una volta
tornato in sacrestia il frate ha notato le ostie rimaste macchiate
con il sangue dei fedeli.
Dalle newsletter si ha notizia anche
del gran lavoro per non far mancare del tutto acqua ed energia
elettrica alla popolazione.
Nella seconda parte, “Il cammino
faticoso del cristiano”,”Immedesimarsi nella volontà di Dio per
diventare strumenti di bene”
Qui troviamo testi di interviste,
incontri e testimonianze di padre Ibrahim in Italia, intervenendo di
persona o con collegamenti dalla Siria. In questa sezione è
prevalente l’ attenzione al legame tra l’ impegno di assistenza
alla popolazione nella devastante realtà della guerra con la sua
fede e la sua scelta di vita.
Sono riportati alcuni incontri con
comunità parrocchiali italiane, soprattutto lombarde, e interviste a
giornali e riviste.
Tra tutti gli eventi ricordo l’ incontro con la
parrocchia di San Michele Arcangelo in Precotto a Milano, il 28
maggio 2016.
In questo capitolo nel primo paragrafo
“La persecuzione dei cristiani e la reazione dei musulmani” padre
Ibrahim racconta come all’ inizio della guerra parlando con
musulmani sunniti e musulmani sciiti abbia capito quanto anche loro
si sentissero perseguitati e obiettivo dei terroristi. Un capo
religioso sunnita nell’ occasione disse “ Noi siamo ritenuti
eretici e questo fa sì che odino maggiormente, e intendono
ucciderci, ancora più di voi”.
Nel secondo “Il rifiuto della
violenza” il frate rivela che “il governo, in via ufficiale, ci
ha invitato a costruire milizie cristiane, e puntualmente, in modo
netto, i capi della Chiesa hanno rifiutato tale invito.” Nel terzo
paragrafo ricorda due casi dove i cristiani si sono armati e difesi
direttamente, a Sednaya e a Kfarbo, paesi a maggioranza cristiana,
con “una mentalità di montagna forte e combattente”. Una
situazione molto diversa da grandi città come Damasco ed Aleppo dove
i cristiani hanno sempre vissuto a stretto contatto con sunniti,
sciiti, curdi, drusi. Nel quarto “Una situazione complessa”
tratta dei cristiani che non vogliono fare il servizio militare e per
questo motivo lasciano il paese. A causa di queste defezioni in Siria
negli ultimi anni è diminuito notevolmente il numero di giovani
maschi. Ad Aleppo, maggio 2016, per ogni ragazzo c'erano più
di dieci ragazze. Padre Ibrahim non approva la scelta dei cristiani
che scelgono di non difendere il proprio paese tuttavia,
quinto paragrafo “Il rispetto della coscienza individuale”,
ritiene che si debba riconoscere alle persone il diritto di rifiutare
le armi e la possibilità di sostituire il servizio militare con il
servizio civile per motivi di coscienza.
Concludo la descrizione dell’
opera di padre Ibrahim riportando dall’appendice finale alcuni
stralci della scheda su “Aleppo prima della guerra” .
“Sembra incredibile oggi…ma
Aleppo nel 2012, alla vigilia del conflitto, si presenta al mondo
come la città della convivenza possibile: in quel momento in città
vivono 2,3 milioni di persone; per la maggior parte si tratta
musulmani sunniti, ma sono tanti anche i cristiani, e non mancano più
piccole comunità di musulmani sciiti e alawiti. Non tutti i sunniti
poi sono arabi: diversi sono di origini curde, turcomanne o circasse;
aleppini quest’ ultimi, con tratti nordeuropei, pronipoti dei
musulmani fuggiti nel 1865 dalla Circassia, vasta regione affacciata
sul Mar Nero”….
….”Nel 2012 Aleppo conta 300.000
cristiani di tutti i culti. Tra le grandi città arabe solo Beirut e
Il Cairo possono annoverare un maggior numero di cristiani.””I
cattolici sono quasi un terzo dei cristiani (18 mila armeni
cattolici,30 mila caldei, 18 mila greco melchiti, 4 mila maroniti, 10
mila siro cattolici, e 13 mila latini,la comunità di padre
Ibrahim).”Il vescovo della Chiesa latina è Mons. Georges Abou
Kazen, proviene dalla Custodia di Terra Santa, come padre
Ibrahim”…”Ad Aleppo sono 12 le scuole private fondate dalla
comunità cristiana e diversi gli ospedali”.
Nel complesso le 200 pagine di “Un
istante prima dell’ alba”, dedicate all’ esperienze di padre
Ibrahim, riescono a dare una buona descrizione della città di
Aleppo prima e durante la guerra e delle caratteristiche della
tragica guerra siriana. Al contrario su questi temi l’ informazione
ufficiale italiana è incompleta e fuorviante ed alimenta confusione
e risentimento. Vale la pena allora leggere e regalare il libro sull’
impegno di padre Ibrahim. Grandi emergenze europee degli ultimi anni,
vedi migrazioni e terrorismo, dipendono in grande misura dalla guerra
siriana. Saperne tutti di più aiuterebbe il nostro paese ad agire in
modo meno dannoso di quanto abbia fatto finora.
Marco Palombo
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