martedì 30 gennaio 2018

Oggi 70° anniversario dell' assassinio di Gandhi. Alcune sue intuizioni sono ancora da studiare e sviluppare

Oggi è il 70° anniversario dell' assassinio di Gandhi, la sua azione politica rimasta nella storia è frutto di situazioni particolari, e imperfetta. Nonostante il volto del Mahatma sia sempre presente nelle banconote dell' India, suoi insegnamenti fondamentali sono assenti dall' India attuale, basta pensare al possesso delle armi nucleari o allo sviluppo economico che provoca devastazione ambientale e disuguaglianze economiche. 

Alcune sue intuizioni esposte con scritti o azioni rimangono però universali e costituiscono una base valida per interpretare anche la realtà attuale e per costruire nuovi concetti e comportamenti politici. La lettura dei suoi molti scritti può dare molte risposte parziali preziosissime, ma credo che sia necessario uno sforzo enorme da parte degli "amici della nonviolenza" per individuare nei suoi scritti e nelle sue azioni quello che rimane un insegnamento universale e adattarlo e utilizzarlo alle condizioni attuali del mondo.


Marco

Padre Balducci-Le ragioni del martirio di Gandhi:il rifiuto dell' antagonismo tra le religioni e della violenza come strumento di giustizia.


Padre Ernesto Balducci: 

Dalla premessa del  libro “Gandhi”, 1988, Edizioni Cultura della Pace
“…..Due sono dunque le ragioni del martirio di Gandhi: il suo rifiuto dell’ antagonismo tra le religioni e il suo rifiuto della violenza come strumento di giustizia…..”

Premessa

Scrivo queste pagine introduttive il 30 gennaio 1988, precisamente nel quarantesimo anniversario della morte di Gandhi. Mi tornano vive alla memoria le cronache dei giornali di quel 30 gennaio 1948. Erano le 5 del pomeriggio e il Mahatma, stremato dal suo digiuno, si stava recando, sorretto da due sue giovani congiunte – “i miei bastoni”, egli diceva – a una riunione di preghiera in un giardino di Delhi, com’ era sua consuetudine. Tra la piccola folla che lo attendeva, un mezzo migliaio di persone, c’era anche un giornalista, Nathuram Godse, dall’ aria devota come gli altri. Trovatosi faccia a faccia col Mahatma, Godse fece una riverenza così profonda che una delle due ragazze lo trattenne per una spalla. Egli si alzò di scatto, estrasse una pistola e sparò tre colpi.


Come appare dalle lettere che scrisse al figlio di Gandhi e dalle sue deposizioni in tribunale, prima dell’ impiccagione, Godse non era un fanatico rozzo. Il suo inchino dinanzi alla vittima non fu una simulazione, fu il tributo di una riverenza sincera, prima dell’ esecuzione di un mandato ricevuto dal partito di cui era membro, l’ Hindu Mahasabha, che ripudiava di Gandhi la dottrina della nonviolenza e in particolare il progetto di conciliazione tra indù e musulmani. “Ho voluto mettere in guardia il mio paese – così dichiarò Godse in tribunale – dagli eccessi del gandhismo, che avrebbe significato non soltanto il dominio dei musulmani su tutto il paese, ma l’ estinzione dell’ induismo stesso”.

 Due sono dunque le ragioni del martirio di Gandhi: il suo rifiuto dell’ antagonismo tra le religioni e il suo rifiuto della violenza come strumento di giustizia…..

domenica 21 gennaio 2018

Siria - " Fratelli traditi" di G.Micalessin "stroncato" sul Corriere della Sera da L.Cremonesi, amico di Padre Paolo Dall Oglio


Il libro di G.Micalessin "Fratelli traditi - La tragedia dei cristiani in Siria, cronaca di una persecuzione ignorata ", uscito nei giorni scorsi, è stato stroncato sul Corriere della Sera da Lorenzo Cremonesi un giornalista amico di Padre Dall Oglio, di cui si parla diffusamente nel lavoro di Micalessin.
Al link di seguito:

https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20180117/282376924989223


la recensione (o strancatura ) del libro Fratelli traditi di Gian Micalessin sul Corriere della Sera. Lorenzo Cremonesi, autore della recensione, conosceva bene Padre Paolo Dall' Oglio e il 23 aprile 2013 intervenne ad un incontro pubblico del gesuita insieme a Riccardo Cristiano, vaticanista Rai e all' ex ministro Frattini, non presente sulla locandina ma di cui ricordo benissimo l' intervento.

Padre Paolo DALL’OGLIO sj, fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa in Siria, discuterà della situazione siriana e del ruolo cruciale che gioca l’informazione anche nell’influenzare le scelte della cooperazione internazionale con Lorenzo CREMONESI, inviato del Corriere della Sera, corrispondente per 20 anni da Gerusalemme, ha seguito poi le maggiori vicende della regione e Riccardo CRISTIANO, vaticanista e giornalista della RAI, autore di “Il giorno dopo la primavera”, libro intervista sulle prospettive delle primavere arabe.

Al dibattito interverranno anche Sergio BASSOLI, dipartimento politica internazionale CGIL, Domenico CHIRICO, direttore della ONG Un ponte per…, Umberto DE GIOVANNANGELI de l’Unità, Maria GIANNITI, inviata Giornale Radio RAI, Gabriele IACOVINO, responsabile analisti del Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali, Luisa MORGANTINI, Associazione per la Pace, già vicepresidente del Parlamento europeo,Silvia STILLI, portavoce della Piattaforma ONG Italiane Medioriente.

giovedì 18 gennaio 2018

D'Alema contro la missione Nato in Afghanistan. Non è una notizia o sono strumentali le omissioni di politica e media sul voto alle missioni ?



A Fulvio Grimaldi, che mi ha scritto che ieri ho diffuso una cazzata,
Perchè i giornalisti non ci raccontano cosa avviene a Montecitorio e al Senato ?

Perchè si vota contro la missione NATO in Afghanistan (LeU) e a favore dell' accordo con la Guardia Costiera libica (M5S) senza farlo sapere ai media ....che ci annoiano spesso con scambi di "cazzate" tra i politici ?

Scusate la confusione, ma D'Alema contro la missione NATO in Afghanistan è una notizia, se questo lo diffondo solo io in modo confuso...vuol dire che, oltre il mio italiano, è da correggere qualche altra cosa tra chi segue le vicende internazionali.

"Alla Camera la risoluzione approvata è stata votata in sei parti distinte, e addirittura il partito di Grasso, D'Alema e Bersani ha votato No alla missione in Afghanistan scheda 11 Resolute Support mission "


Ieri ho diffuso un piccolo scritto dove mi chiedevo in sostanza perchè il voto sulle missioni nell' aula della Camera e non nell' aula del Senato.

Potrebbero esserci procedure diverse tra Camera e Senato e mentre è necessaria l' unanimità dei gruppi per evitare il voto nell' aula della Camera, lo stesso potrebbe non essere valido per il Senato.

Io questo non lo so,

ma ritengo più probabile che il voto in Senato sia stato evitato per un accordo tra le forze politiche e che M5S e LeU avrebbero potuto imporre anche il passaggio nell' Assemblea del Senato,

un passaggio però più rischioso per il governo rispetto al passaggio alla Camera dei Deputati,

 in questa legislatura sono stati scritti fiumi di parole sui soccorsi di Verdini al governo in occasione di voti nell' Assemblea del Senato, ritengo legittimo il dubbio che questa volta non si siano voluti rischi per Gentiloni e che sia stato trovato un accordo in questo senso con LeU e M5S che invece avevano ottenuto il voto nell' Assemblea della Camera.

Se invece al Senato invece M5S e LeU non potevano imporre, a differenza che alla Camera, il voto dell' Assemblea,
allora spiegatemelo, fatemi conoscere i regolamenti e spiegate questo a tutta l' opinione pubblica.

Alla Camera la risoluzione approvata è stata votata in sei parti distinte, e addirittura il partito di Grasso, D'Alema e Bersani ha votato No alla missione in Afghanistan scheda 11 Resolute Support mission 

LeU ha votato invece a favore dell' addestramento delle Forze Armate Afghane

Il M5S invece ha votato a favore dell' accordo con la Guadia Costiera Libica

Insomma...seguiamo quello che accade nelle istituzioni, 
nel disinteresse generale è più facile far passare atteggiamenti ambigui, buoni per una parte dell' elettorato ed anche per chi la pensa nel modo completamente opposto.

Una informazione più precisa rende più difficili le manipolazioni.

Marco

mercoledì 17 gennaio 2018

Niger alla Camera ma non al Senato. L’ accordo truffa tra LeU, M5S, Pd, Forza Italia, Lega.



Avrei messo un punto interrogativo al titolo di questo scritto, ma penso che nessuno si interesserà alla questione che pongo  e ritengo importante. Allora do per scontato che c’è una finta opposizione di M5S e LeU alla missione in Niger e sarei contento di essere smentito da qualcuno con elementi che non sono riuscito a trovare.

Oggi si discute e vota alla Camera sulle nuove missioni in Niger e Africa e su tutte le missioni internazionali del 2018.
I media riferiranno dell’ opposizione di LeU e M5S, gruppi politici che hanno voluto discuterne nell’ aula della Camera e non solo nelle commissioni Esteri e Difesa.

I giornali invece danno per scontato che non ci sarà discussione nell’ aula del Senato, dove i numeri del governo sono a rischio in ogni votazione e il voto in aula avrebbe almeno obbligato alla presenza di tutti i senatori.

Aggiungono che potrebbe essere sufficiente il pronunciamento delle commissioni del Senato avvenuto ieri. Ma di questo pronunciamento al momento non c’è  traccia sul sito del Senato e  le convocazioni delle commissioni sono ferme al 22 dicembre 2017.  

Si è svolta al Senato una audizione di comunicazioni del governo ma nelle commissioni riunite di Camera e Senato. Al termine del video dell’ audizione si sente il presidente di una commissione del Senato che invita i senatori ad avere pazienza e ad attendere l’ uscita dei deputati delle commissioni della Camera e dei ministri Alfano e Pinotti. Quindi una riunione formale quasi certamente è avvenuta. Non c’è però nessun resoconto o convocazione a differenza di quanto avviene abitualmente e scommetterei su un durata dell’ incontro non superiore ai quindici minuti.


Discutere alla Camera e non al Senato è una scelta che M5S e LeU  hanno fatto per avere una tribuna elettorale dove affermare la contrarietà alla missione, 

intervento militare che però non hanno  provato a bloccare davvero perché il 4 marzo avranno i voti anche, e soprattutto, di chi è a favore della missione e della "guerra ai migranti".

Intanto Cina, Unione Europea, Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia si contendono le risorse dell' Africa e del Medio Oriente. Una guerra al momento non dichiarata.

M.P.

martedì 16 gennaio 2018

Missione in Niger, FI, M5S, Sinistra italiana, Artini (misto): sull' iter parlamentare si pronunci la Giunta del regolamento.




Lunedì 15 gennaio è stato avviato nelle commissioni Difesa ed Esteri della Camera dei Deputati l' iter rapidissimo che porterà in tre giorni a confermare le missioni del 2017 anche nel nuovo anno, a definire le coperture finanziarie delle missioni 2017 ed a iniziare nel 2018 alcune nuove missioni militari in Africa. E' stata una riunione lampo di 25 minuti, che dovrebbe continuare oggi pomeriggio e che sicuramente porterà mercoledì a una discussione e a un voto nell' aula di Montecitorio. Secondo Carlo Lania sul manifesto di oggi. potrebbe non essere necessario un analogo passaggio dall' aula del Senato.
Nella brevissima riunione di ieri, dove probabilmente le relazioni sono state depositate e non illustrate, il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Forza Italia hanno espresso perplessità sull' iter del provvedimento e dichiarato che sarebbe opportuno che si pronunciasse la Giunta del regolamento. Un analogo giudizio è stato espresso da Massimo Artini, gruppo misto, vicepresidente della commissione Difesa.
Altri gruppi non si sono pronunciati.

Ripeto il tutto in 25 minuti.
Vedremo poi la riunione di oggi delle commissioni della Camera e cosa dirà mercoledì l' aula di Montecitorio, quando anche i media ci racconteranno finalmente qualcosa di quello che si dibatte nel parlamento. 

M.P.

Tatiana BASILIO (M5S)

 ritiene non corretta la decisione di chiamare le Camere appena sciolte a pronunciarsi sulla deliberazione del Governo in merito alla partecipazione alle missioni internazionali per l’anno 2018. Osserva, infatti, che l’autorizzazione da parte delle Camere avviene, in base alle disposizioni della legge n. 145 del 2016, mediante risoluzioni, la cui adozione non dovrebbe essere consentita alle Camere in periodo di prorogatio dei poteri, quando dovrebbe essere consentito solo il disbrigo degli affari correnti. Dichiara, quindi, la propria contrarietà a procedere alla votazione di un atto d’indirizzo che autorizzi l’avvio di nuove missioni e la prosecuzione di vecchie, dicendosi convinta che sulla questione dovrebbe pronunciarsi la Giunta del regolamento.

Erasmo PALAZZOTTO (SI-SEL-POS),

dopo aver premesso che l’esame della deliberazione in oggetto rappresenta un unicum nella prassi parlamentare, evidenzia come la trattazione di un provvedimento di tale natura in regime di prorogatio delle Camere sia del tutto inopportuna sul piano politico e di assai dubbia fattibilità sul piano procedurale. Infatti, non può in nessun modo essere invocata la natura di atto di ordinaria amministrazione in quanto la deliberazione non si limita a prospettare la proroga di missioni già in corso, ma dispone anche l’avvio di due nuove rilevanti missioni internazionali, in Libia e in Niger, con l’impiego di Lunedì 15 gennaio 2018 — 12 — Commissioni riunite III e IV circa 800 uomini e con regole di ingaggio ancora da definire. A suo avviso, spetta alle nuove Camere, legittimate dal voto popolare, deliberare su tale materia, laddove alle Camere in regime di prorogatio dovrebbe essere consentito al massimo di discutere sulla deliberazione del Consiglio dei ministri, senza procedere alla votazione di alcun atto di indirizzo che autorizzi o non autorizzi la partecipazione dell’Italia a missioni internazionali. Una simile impostazione del lavoro parlamentare avrebbe una logica anche nella prospettiva di un prossimo Governo che abbia un differente indirizzo di politica estera e voglia decidere di investire le risorse in modo difforme. Concludendo, giudica particolarmente grave il comportamento della maggioranza, che, ancora una volta, come spesso è accaduto nel corso della legislatura, compie forzature procedurali foriere di gravi ripercussioni sul piano formale e sostanziale.

Massimo ARTINI (Misto-AL-TIpI)

 condivide le considerazioni dei deputati Basilio e Palazzotto, esprimendo l’avviso che la questione della legittimità, per le Camere sciolte, di esaminare la deliberazione del Governo in materia di missioni sia stata affrontata e risolta in modo superficiale. Concorda pertanto con la deputata Basilio quando questa ravvisa la necessità di avviare una discussione nella Giunta del regolamento in merito alla possibilità che le Camere si riuniscano per votare un atto di indirizzo in regime di prorogatio, ricordando che la discussione di atti di indirizzo è stata sempre esclusa in fase di Camere sciolte, come risulta anche dall’intervento della Presidente della Camera del 9 gennaio scorso. Evidenzia come la situazione sia diretta conseguenza del fatto che sarebbe stato imbarazzante per il Governo procedere all’emanazione di un decreto-legge per consentire la prosecuzione delle missioni.


Elio VITO (FI-PdL)

 rileva che la decisione di consentire l’approvazione di risoluzioni di autorizzazione delle missioni alle Camere in regime di prorogatio costituisce un precedente importante e che sarebbe stato pertanto preferibile che la questione fosse stata discussa preliminarmente non solo nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma anche in quella della Giunta del regolamento. Fa presente, tra l’altro, che le modifiche apportate dal Governo alla legge n. 145 del 2016 alla fine dell’anno passato consentono di finanziare le nuove missioni, e quindi di avviarle, anche prima dell’autorizzazione delle Camere. Nel complesso, ritiene che sarebbe stato più rispettoso nei confronti del futuro Parlamento soprassedere alla decisione e attendere le nuove Camere.

sabato 13 gennaio 2018

Missione in Niger. Nelle commissioni della Camera una finta discussione lampo, un obbligo formale



Dalla convocazione tratta dal sito della Camera dei Deputati che riporto di seguito, sembra che dalle 14.00 alle 15.00 del 15 gennaio le commissioni Esteri e Difesa della Camera riescano a discutere la relazione analitica di tutte le missioni internazionali in corso e il decreto sulle missioni militari che iniziano nel 2018, Niger e altri paesi dell' Africa, deliberate dal Consiglio dei Ministri il 28 dicembre.

E' un passaggio formale obbligato, ma probabilmente nella sostanza non avverrà.

E, se per caso si svolgesse davvero, ci sarà una discussione lampo.

Alle 15.00, le stesse commissioni della Camera, senza neanche 5 minuti di intervallo, si trasferiscono dalla Camera al Senato per ascoltare in seduta congiunta con commissioni Difesa ed Esteri del Senato una comunicazione del governo  sugli stessi temi.

Prima i deputati discutono e passano il decreto in aula e poi il governo illustra agli stessi deputati quello che le commissioni della Camera hanno già inviato in aula.

Marco P.

15 gennaio
Ore 14COMMISSIONI RIUNITE (Aula IV Commissione)
(III-IV)ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145
- Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3)
- Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1)
(esame congiunto - Rel. per la III Commissione: Manciulli; Rel. per la IV Commissione: Moscatt)
Al termineCOMMISSIONI RIUNITE (Aula IV Commissione)
(III-IV)ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per il periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2017 (esame Atto n. 496- Rel. per la III Commissione: Manciulli; Rel. per la IV Commissione: Moscatt)
Ore 15COMMISSIONI RIUNITE (Aula Commissione Difesa del Senato)
(III-IV Camera e 3ª-4ª Senato)COMUNICAZIONI DEL GOVERNO
Sull'andamento delle missioni internazionali autorizzate per il 2017 e la loro proroga per l'anno in corso, nonché sulle missioni da avviare nel 2018, nell'ambito dell'esame, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145, della Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3) e della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1)
AVVISOIl termine per la presentazione di emendamenti alla proposta di Relazione all'Assemblea formulata dai relatori con riferimento alla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali e alla Relazione analitica del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3 e Doc. CCL-bis, n. 1) è fissato alle ore 10 di martedì 16 gennaio 2018.
PS.
In realtà ho visto che nelle commissioni Difesa e Esteri della Camera la discussione proseguirà anche martedì 16, sempre dalle ore 14.00.

La riunione delle stesse commissioni di lunedì 15 gennaio però rimane una riunione lampo, necessaria formalmente solo per avere un passaggio rapido dalle Assemblee in un momento in cui le Camere sono chiuse,

Ricordo anche che le missioni nel 2018 costeranno 1.500 milioni di euro, ma di questi ben 491 milioni non hanno al momento copertura finanziaria e saranno ricavati dopo le elezioni del 4 marzo stornandoli da altre voci del bilancio statale. Per questo motivo le missioni militari al momento sono autorizzate solo fino al 30 settembre 2018.

Di seguito la convocazione delle commissioni Esteri e Difesa della Camera per martedì 16 gennaio,

 peccato che sarà impossibile conoscere i presenti della riunione farsa di lunedì a Montecitorio, convocata dalle 14 alle 15, ritengo davvero improbabile che alcune decine di parlamentari si riuniscano alle 14.00  a Montecitorio per poi trasferirsi al Senato per le comunicazioni del governo alle 15.00.

M.P.

Martedì 16 gennaio 2018 Ore 14
COMMISSIONI RIUNITE (Aula III Commissione) (III-IV)

ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

- Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3)


- Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1)(seguito esame congiunto - Rel. per la III Commissione: Manciulli; Rel. per la IV Commissione: Moscatt)

 Al termine
COMMISSIONI RIUNITE (Aula III Commissione) (III-IV)
 ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per il periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2017 (seguito esame Atto n. 496 - Rel. per la III Commissione: Manciulli; Rel. per la IV Commissione: Moscatt) 

venerdì 5 gennaio 2018

Domanda ai candidati premier: nel 2018 dove prenderete i 500 milioni di euro per le missioni militari ancora senza copertura finanziaria ?

Viola Carofalo, portavoce nazionale della lista Potere al Popolo

Saranno deliberate missioni militari per 1,5 miliardi di euro, dopo le elezioni ci diranno dove troveranno 500 milioni ancora senza copertura.

Il 28 dicembre il Consiglio dei Ministri ha deliberato le missioni militari internazionali che inizieranno nel 2018.
Le missioni che erano in corso nel 2017 invece non hanno bisogno di ulteriori deliberazioni per la legge quadro sulle missioni internazionali approvata nel luglio 2016.

Il fondo dedicato alle missioni internazionali prevede per il 2018 una cifra attorno a 1.013.000.000 euro, ma le missioni previste costeranno 1.504.000.00 euro. Per questo motivo nel 2018 dovranno essere trovati altri 491.000.000 euro e al momento le missioni sono finanziate fino al 30 settembre 2018.

Il decreto per le missioni che iniziano dal 2018 arriverà nelle commissioni riunite probabilmente già alla ripresa dei lavori parlamentari, ma oggi, venerdì 5 gennaio, sui siti di Camera e Senato non sono presenti convocazioni per il 2018. Liberi ed Uguali e il M5S avevano dichiarato che avrebbero chiesto la discussione nelle aule parlamentari e non solo nelle commissioni. Vedremo se manterranno la richiesta.


Le missioni militari nel 2017 costarono 1.427.000.000 euro e anche nell' anno passato fu necessario aggiungere alcune centinaia di migliaia di euro a quanto stanziato dal Fondo missioni. Quest' anno sapremo dopo elezioni di marzo dove troveranno questi fondi, chiedere prima le intenzioni delle forze politiche su questa scelta è doveroso.

mercoledì 3 gennaio 2018

Giorgio Cremaschi, ex sindacalista della segreteria Fiom, candidato nella lista Potere al Popolo


Giorgio Cremaschi espulso di forza ad un incontro CGIL che stava pacificamente contestando

Da questo periodo stralciato dal comunicato della piattaforma Eurostop pubblicato da Contropiano si ricava che Giorgio Cremaschi, ex sindacalista della segreteria Fiom, sarà candidato per la Lista Potere al Popolo.
Rilancio subito la notizia perchè questa lista è al momento clandestina ma porta avanti temi enormi come la lotta per i diritti dei lavoratori, quelli negate dalle nuove leggi e quelli negati dal lavoro nero, la lotta alla precarietà, il diritto alla casa, e altro.

"La Piattaforma Eurostop esprimerà alcuni candidati nella lista di Potere al Popolo. La scelta è stata quella di dare spazio a compagni e compagne conosciuti nei territori e nelle lotte o a esperti schierati contro l’ordoliberismo. Unica eccezione sarà per il compagno Giorgio Cremaschi che in qualche modo rappresenta la storia comune di tutto il percorso che abbiamo iniziato nel 2011 con il Comitato No Debito, poi con Ross@ ed infine con Eurostop."

Marco

Eurostop: perché saremo con Potere al Popolo
di Piattaforma Eurostop
  

Con l’assemblea del 2 dicembre, la Piattaforma Eurostop ha deciso di verificare se ci fossero o meno le condizioni per una partecipazione attiva al percorso della lista elettorale che ha preso il nome Potere al Popolo.

I compagni che hanno avviato questa verifica sono arrivati alla conclusione che tali condizioni c’erano, e con la riunione del Coordinamento nazionale di metà dicembre hanno definitivamente avviato tutti i passi per una partecipazione attiva.

Abbiamo contribuito alla stesura dei 15 punti del programma di Potere al Popolo nel quale ci sono buona parte degli obiettivi fondativi della Piattaforma Eurostop: dalla rottura dell’Unione Europea dei trattati all’uscita dalla Nato, dalle nazionalizzazioni/ripubblicizzazione di banche e aziende strategiche all’amnistia per i reati connessi alle lotte sociali e sindacali. Buona parte non significa tutti. Sul No all’euro ad esempio non si è potuto definire una posizione comune anche se ci sono sensibilità crescenti. E’ evidente che essendo quello di Potere al Popolo un percorso unitario con altre forze si è dovuti convergere su un denominatore comune possibile, così come è stato fatto per le manifestazioni del No sociale lo scorso anno e del 22 ottobre di quest’anno.

In questi giorni comincerà la campagna elettorale. Dal 14 Gennaio fino al 28 gennaio partirà la raccolta di firme per poter partecipare effettivamente alle elezioni. La nuova legge elettorale è un pastrocchio che complica non poco i vari passaggi (basta pensare che le firme, diversamente che in passato, si potranno raccogliere solo tra i residenti nei vari collegi).

Occorrerà quindi un impegno attivo dei compagni e delle compagne di Eurostop in tutte le città dove siamo presenti e dove già siamo attivi nelle assemblee e nei coordinamenti che sono stati costituiti in queste settimane.

Perché riteniamo positivo aver scelto di stare nella campagna elettorale?

Quando abbiamo costituito la Piattaforma Eurostop abbiamo declinato i tre NO costituenti come obiettivi di una strategia di rottura con il quadro esistente, in particolare con gli automatismi degli apparati di dominio costruiti dalle classi dominanti sull’Europa: Unione Europea, Eurozona, Nato. Non si tratta di una “posizione” tra le altre, si tratta di una analisi del mondo in cui viviamo e del quadrante di mondo in cui agiamo: quello europeo e mediterraneo.

La fuoriuscita anche unilaterale da questi apparati regolati da Trattati vincolanti, è per noi la rottura in senso anticapitalista dell’anello debole della catena imperialista europea, che da almeno venticinque anni ha scatenato una guerra di classe contro lavoratori, settori popolari, classi subalterne.

Sappiamo che su questa visione del conflitto di classe ancora non convergono molte delle forze che hanno animato Potere al Popolo né altre al suo esterno. Nonostante la tragica esperienza della Grecia abbia dimostrato l’impraticabilità e le conseguenze politicamente e socialmente disastrose di una visione riformista su Unione Europea/Eurozona/Nato, in Italia sono ancora molti a non porsi questo problema o a porselo in maniera errata. Diversamente in Francia o in Spagna crescono le forze progressiste, anticapitaliste e popolari con una visione più vicina a quella della Piattaforma Eurostop.

La campagna elettorale delle prossime settimane, sarà dunque una occasione per la Piattaforma Eurostop di andare a verificare nella società – e soprattutto nei settori popolari, operai e giovanili – la credibilità delle nostre proposte e della nostra impostazione anticapitalista sulle priorità sociali del paese.

In questi anni abbiamo posto con forza la questione della rappresentanza politica (cosa diversa e assai più ampia di quella meramente istituzionale) a partire dal dato che questa o è espressione di un pezzo di società in conflitto o non è utile al conflitto stesso. Le liste “di sinistra” degli ultimi dieci anni, hanno rimosso completamente questo elemento decisivo pagandone il prezzo e precipitando la sinistra stessa dentro una pesantissima crisi di credibilità tra i settori popolari. L’approccio con cui è partito e si sta cercando di caratterizzare Potere al Popolo dovrà tenere sempre conto sia di questa crisi di credibilità della “sinistra” tra la nostra gente, sia che il perimetro del “popolo della sinistra” non può essere l’unico in cui agire. La sfida che abbiamo accettato vogliamo giocarcele nelle periferie e nei quartieri popolari, tra i lavoratori e tra i giovani che ormai non hanno nulla da perdere ma tutto da conquistare.

Contemporaneamente l’attivizzazione di centinaia di militanti, attivisti, persone nel percorso di Potere del Popolo, consente un confronto e una pratica comune assai più ampio di quello raggiunto in questi due anni. Non è un caso che uno dei temi più discussi – sotto certi aspetti più divergente ma non divisivo – sia proprio quello intorno alla rottura dell’Unione Europea. E’ il segno di aver colto una contraddizione strategica su cui tutti, prima o poi, dovranno fare i conti se vorranno tenere aperto il conflitto di classe nel nostro paese.

La Piattaforma Eurostop esprimerà alcuni candidati nella lista di Potere al Popolo. La scelta è stata quella di dare spazio a compagni e compagne conosciuti nei territori e nelle lotte o a esperti schierati contro l’ordoliberismo. Unica eccezione sarà per il compagno Giorgio Cremaschi che in qualche modo rappresenta la storia comune di tutto il percorso che abbiamo iniziato nel 2011 con il Comitato No Debito, poi con Ross@ ed infine con Eurostop.

La Piattaforma Eurostop è dunque parte integrante e costitutiva del percorso di Potere del Popolo ed agirà per ottenere il massimo risultato, accettando quella sfida lanciata dai compagni di Napoli e che oggi appare molto impervia. Siamo convinti che un buon risultato – anche senza il raggiungimento del quorum – possa rappresentare una capitalizzazione importante per il futuro. Tanto meglio se il quorum verrà superato e Potere al Popolo potrà disporre di un gruppo di “incursori” sul piano istituzionale.

L’appello alle compagne e ai compagni di Eurostop è quello ad una partecipazione attiva e attenta a questa campagna elettorale, soprattutto sul piano delle relazioni con i settori popolari. Saremo dentro la campagna elettorale unitaria di Potere al Popolo con lealtà ma agiremo anche come Piattaforma Eurostop a sostegno della lista Potere al Popolo nei contesti che riteniamo utili alla verifica del nostro impianto.