giovedì 30 novembre 2017

Cancellata la scritta West dopo Jerusalem. Il Giro d' Italia in poche ore esaudisce la richiesta israeliana.


Cancellata la scritta West dopo Jerusalem sul sito del Giro d' Italia.
La richiesta del governo israeliano è stata esaudita nel giro di poche ore.

Nel post precedente l' immagine del percorso che era visibile questa mattina attorno alle 10.00.

Israele chiede di cancellare "Gerusalemme Ovest" dal sito del Giro d'Italia. Come nacquero Gerusalemme Est e Gerusalemme Ovest.

Israele chiede di cancellare la scritta West Jerusalem dal sito del Giro d' Italia minacciando di non concedere i finanziamenti promessi.

I ministri israeliani ritengono infatti che esista una sola Gerusalemme, capitale dello Stato di Israele.

La questione potrebbe avere un grande impatto mediatico. Vedremo gli sviluppi.

M.P.

Dal sito il Post,
Gerusalemme est sono le zone conquista da Israele nel 1967 che l' Onu considera territori occupati.

Un po’ di storia

Gerusalemme è di fatto divisa in due dal 1949, dalla fine della prima guerra combattuta fra arabi e israeliani e vinta dagli israeliani (negli anni precedenti a Gerusalemme convivevano arabi, israeliani e cristiani e l’intera zona conosciuta come Israele e Palestina era unita).

L’armistizio sancì che Israele si tenesse la parte ovest della città – che ancora oggi è totalmente israeliana e ricorda molto una città “occidentale” – mentre la Giordania, che durante la guerra aveva occupato parte di Gerusalemme e dell’odierna Cisgiordania, mantenesse il controllo della parte est della città, quella palestinese, che tuttora è abitata in prevalenza da arabi. Fra Gerusalemme ovest e Gerusalemme est fu tracciato un confine, chiamato Green Line.

 La situazione è cambiata nel 1967, al termine della cosiddetta Guerra dei sei giorni: Israele vinse anche quella guerra e conquistò diversi territori fra cui Gerusalemme est, di cui tutt’oggi mantiene il controllo militare assieme ad un’ampia zona di quartieri limitrofi (che oggi sono stati “inglobati” nel territorio che Israele considera Gerusalemme est).

L’ONU e i principali paesi occidentali non hanno mai riconosciuto l’annessione di Gerusalemme est a Israele, mentre invece hanno riconosciuto le conquiste del 1948: di conseguenza considerano Gerusalemme est del nuovo stato della Palestina ma occupato da Israele. La Green line da allora è il punto di partenza per le negoziazioni di pace fra Israele e Palestina.

domenica 26 novembre 2017

Lista SI-Mdp Articolo Uno, guerra, disarmo. " Ditelo prima ! "


La Rete No War Roma prima delle ultime elezioni politiche del 2013 invitò le liste presenti sulla scheda elettorale ad una sua iniziativa “Ditelo prima”, nella quale chiedeva ai candidati di precisare prima del voto  le  posizioni  sulla guerra che avrebbero poi  eventualmente sostenuto in Parlamento.
Non ricordo se il titolo dell’ incontro nacque da un mio input, ma ero rimasto molto colpito quando nel 2006 il governo Prodi si trovò a dover votare la guerra in Afghanistan e nessuno di noi che avevamo votato o sostenuto direttamente il Prc aveva previsto e chiesto un pronunciamento preventivo su un passaggio che sarebbe arrivato inevitabilmente.
All’ appuntamento pubblico della Rete No War Roma intervennero Loredana De Petris, poi  capogruppo al Senato di Sel in quelle elezioni nella coalizione del Pd, un esponente romano del Movimento 5 Stelle, un candidato del Partito Comunista dei Lavoratori,  e per  Rivoluzione Civile, che candidava Ingroia a premier, Fabio Marcelli e Gabriella Guidetti, nostra attivista e candidata alle regionali del Lazio.

Questa campagna elettorale si presenta molto più complicata e le liste presenti non sono ancora ben definite. Però molte tra le possibile presenze potrebbero aprire subito una discussione su guerra e disarmo e i due temi dovrebbero essere un tema decisivo per le alleanze tra le forze politiche, che sono numerose e piccole.
Una  forza politica che ha già deciso la presentazione di una sua lista è l’ aggregazione tra Sinistra Italiana, Possibile e Mdp-Articolo Uno ed ha al suo interno esponenti che in passato hanno avuto sulla guerra posizione contrapposte.  Tra tutti citiamo Massimo D’ Alema, presidente del governo che partecipò alla guerra  in Kosovo, e Giulio Marcon, che con Don Luigi Ciotti, Pietro Ingrao e ambienti dell’ Arci, si oppose nelle piazze alla guerra portata avanti dal governo D’Alema.

In fondo a questo scritto uno stralcio del volume di Marcon “Fare la pace” relativo alla guerra del Kosovo.

Nel 2018 le situazioni saranno diverse ed abbiamo anche una nuova legge quadro per le missioni militari internazionali all’ estero. Ma  arriveranno in Parlamento inevitabilmente scelte importantissime sul tema guerra e disarmo, ed è bene che le forze politiche non riescano nel loro intento di nascondere la loro ignavia o il loro diretto sostegno nei confronti delle guerre.

I due temi che saranno affrontati sicuramente nella prossima legislatura sono:

la partecipazione alla guerra in Afghanistan

e l’ aumento delle spese militari, voluto dagli USA ,dalla NATO  e chiesto in modo plateale da Trump

Su entrambi i temi in passato ci sono state posizione opposte tra gli esponenti della coalizione  Sinistra Italiana, Possibile e Mdp-Articolo uno. Ora l’ alleanza si candida insieme alla guida del paese e indica un suo capo politico, perché obbligata dalla legge elettorale ma non solo.
Quale posizione terrà in Parlamento sulle due questioni ?
Dobbiamo chiederlo subito. L’ ambiguità è uno degli strumenti abitualmente usati dai politici per sostenere scelte potenzialmente impopolari o divisive. Per contrastare le guerre e il riarmo è utilissimo quindi chiedere prima del voto alle forze politiche le loro posizioni precise.



Di seguito da uno stralcio dal “Fare la pace” di Giulio Marcon dove l’ attuale capogruppo di Sinistra Italiana a Montecitorio  racconta la nascita della mobilitazione contro la partecipazione italiana decisa da Dal governo D’Alema alla guerra del Kosovo.

26 marzo Si riunisce il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un documento di condanna dell’intervento della Nato viene votato da Cina, Russia e Namibia e respinto dagli altri 12 membri del Consiglio. Intorno alle 17 si fa un sit-in davanti al Parlamento. La manifestazione è improvvisata (200-300 persone). È di fatto una manifestazione autoconvocata: chi ha voluto, ha aderito.
 Dopo ci spostiamo in un bar, davanti al cinema Capranichetta, per riunirci ancora con le associazioni. Con Raffaella abbiamo già deciso: organizzare una manifestazione nazionale per il 3 aprile. Serafini di Legambiente invece sostiene un’altra proposta: una marcia in Campidoglio a metà settimana (per poi fare una manifestazione nazionale il 10 aprile). Rifondazione vuole fare una manifestazione di studenti. Ci impuntiamo e ci battiamo per il 3 aprile per fare un corteo promosso dalle associazioni che si sono impegnate con l’intervento umanitario in questi anni in ex Jugoslavia. I partiti, se vogliono, aderiranno. Ma il 3 aprile è il sabato prima di Pasqua: ci sono molte obiezioni. Queste derivano dal fatto che a proporre tale manifestazione sono le associazioni: i partiti non hanno ancora detto niente, mentre “il manifesto” punta sul 10 aprile. 

Noi insistiamo. Pensiamo che la gente ci venga: c’è il clima adatto, riceviamo tante telefonate che ci invitano a muoverci. La nostra argomentazione è: i bombardamenti sono iniziati il 24 marzo. Non possiamo aspettare 17 giorni per fare una manifestazione nazionale. Ironizziamo su chi invita a essere prudenti: è Pasqua e c’è il rischio che venga meno gente per le gite fuori porta. Da Piazza Montecitorio, andiamo a via Tomacelli dove c’è la redazione de “il manifesto”: la riunione si continua in una piccola stanza, dove lavora Gigi Sullo. La discussione si protrae per qualche ora: c’è Cremaschi (segretario Fiom del Piemonte) e altri della Fiom di Brescia (Zipponi) che sono contrari. Loro vogliono farne una per il 10 aprile. Questa manifestazione (la loro) sarebbe la convergenza di diverse forze: Rifondazione, il manifesto, Cgil “di sinistra”, pacifismo “antagonista”. Ci sono una serie di telefonate di Cremaschi e di alcuni del giro de “il manifesto” con Bertinotti per consultazioni (così ci dicono). I redattori de “il manifesto” sono divisi: una parte (Gigi Sullo, Tommaso Di Francesco, Roberta Carlini) è d’accordo con noi, gli altri (tra questi Valentino Parlato) insiste per il 10 aprile.

Noi ripetiamo: vogliamo fare una manifestazione gestita dalle associazioni, senza intrusioni dei partiti. Valentino Parlato cerca di convincer ci. “Vedrete: non verrà nessuno. Come pensate di fare una manifestazione senza il sostegno di noi sindacalisti? Chi li organizza i pullman?”, chiede Cremaschi. Tutta questa discussione ha un effetto sgradevole. Tatticismi, politicismi, acrobazie di una politica che avevo dimenticato da anni. Alla fine comunque ci impuntiamo e rischiamo. Non ci sono pullman e non ci sono soldi. L’Arci ci può mettere qualche milione di lire, ma poco di più. Lo stesso per l’Ics. Sugli altri non si può contare. Siamo abbastanza soli. La riunione a “il manifesto” si interrompe, bisogna scappare perché Lerner ci ha invitato alla sua trasmissione, per parlare della situazione umanitaria in Kosovo. C’è anche Anna Eva che è molto efficace nel descrivere l’opera dei volontari in Kosovo. Accenno al fatto che c’è anche un’”altra” Serbia, democratica e non nazionalista, e un serbo fascistoide – che viene regolarmente invitato da Lerner perché ha una buona resa televisiva, una sorta di ventriloquo italiano di Milosevic – mi aggredisce. Lucio Caracciolo mi difende. In una pausa pubblicitaria chiedo al sottosegretario Minniti perché non accogliamo in Italia i profughi albanesi cacciati dal Kosovo dalle bande serbe. “Il problema non si pone...”. La trasmissione riprende


lunedì 20 novembre 2017

Ius Soli, in modo semiclandestino, riparte il digiuno. Ho aderito ancora schierandomi anche contro le guerre italiane.


Ius soli, riparte il digiuno in modo semiclandestino. Ho aderito ancora schierandomi anche contro le guerre italiane.

Riparte da oggi fino al 30 novembre il digiuno per lo Ius Soli lanciato dal sen. Manconi e dal segretario dei radicali italiani Magi. Fino a ieri però non si rintracciava sui media nessun cenno sulla ripresa dell’ iniziativa.
Probabilmente lo Ius Soli ora fa parte della trattativa elettorale tra il Pd, il gruppo di Piasapia e i radicali italiani di Riccardo Magi ed Emma Bonino. Il senatore Manconi ha partecipato anche, forse nelle vesti di mediatore, all’ incontro tra Fassino e Pisapia tenuto nei giorni scorsi.

Io digiuno domani, ma ci tengo a segnalare che lo faccio solo per un mio bisogno personale di coerenza.
Solo oggi infatti, a digiuno ormai iniziato, troviamo sui media qualche comunicato stampa ed è stato finalmente corretto sul web l’ elenco degli aderenti che annoverava fino ad alcuni giorni fa:  Matteo Salvini, Adolf Hitler ed altri impossibili digiunatori, inseriti da qualche buontempone un po’ razzista, senza che nessun dei promotori avesse controllato la lista dei nomi inseriti online.

Digiuno per lo Ius Soli perché è un provvedimento importante per centinaia di migliaia di giovani che stanno crescendo nel nostro paese anche se hanno i genitori di origine non italiana,
Ma aggiungo anche la mia più ferma opposizione alle politiche guerrafondaie del governo Pd che dovrebbe varare la legge.

I nostri governi hanno contribuito e contribuiscono a mettere a ferro e fuoco Libia, Siria e Yemen. Sono responsabili di migliaia di morti, feriti e sfollati. Anche se la legge a favore dei giovani nuovi italiani fosse varata, questo non eliminerebbe certo le tremende responsabilità dei governi di centro sinistra. Tremende dal punto di vista delle vittime. Noi invece possiamo continuare a considerare una tragedia nazionale l’ eliminazione del nostro paese.dalla Coppa del Mondo di calcio e cambiare canale quando la televisione è costretta a parlare dei bambini e dei civili uccisi nei bombardamenti o colpiti dal colera.

M.P.



Comunicato del Comitato Parco Centocelle: assessora Montanari "Siete complici di mafia capitale!"


Comunicato stampa n. 25/17

IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CENTOCELLE, tra i siti previsti per la piantumazione per la giornata degli alberi, SI RITROVA CON 4 ALBERI E GLI INSULTI DEGLI AMMINISTRATORI DI ROMA CAPITALE.

Partiamo dal 30 ottobre scorso, quando Roma Capitale annuncia che saranno piantati 12.000 alberi per una grande opera di forestazione urbana, per la quale sono stati già reclutati 300 volontari.

E vediamo i fatti di ieri, la giornata che avrebbe dovuto vedere la concretizzazione di tutto ciò ….. i conti e la realtà non corrispondono agli annunci:

1.      i volontari sono solo alcune decine reclutati tra le poche associazioni che hanno aderito;
2.      gli alberi messi a dimora nei 4 siti scelti (Parco Archeologico di Centocelle, Parco di Tor Sapienza, Garbatella e Parco Alessandrino) non sono più di 200;
3.      gli alberi provengono dalla quota messa a disposizione dalla Regione Lazio, non già da una quota aggiuntiva predisposta da Roma Capitale.

Un quadro del tutto diverso da quanto si racconta nel comunicato stampa e sui social network da parte dell’Amministrazione capitolina, con tanto di foto di assessori con vanga in mano in perfetto stile ventennio, dove si grida al successo.

La giornata dell’Albero, è l’applicazione di una legge dello Stato del 1992, che riprende addirittura un regio decreto del 1923, che a Roma fece piantumare dal 1992 ad oggi 120.000 alberi (Legge 29 gennaio 1992, n. 113 e successive modifiche cd Legge Rutelli). In questa legge ci sono inoltre le indicazioni di specifiche cure colturali indispensabili per la sopravvivenza delle piantine come anche descritto dettagliatamente nelle “Linee guida di forestazione urbana sostenibile per Roma Capitale” pubblicato da ISPRA e Roma Capitale.

Ma ieri, nella giornata dell’Albero appunto, nessuno di questi dettami – tra l’altro anche di uso comune – sono stati predisposti e rispettati: le 4 piantine al PAC si sono viste infilare in un buco leggermente più grande del pane di terra, senza nessuna preparazione del terreno, senza aprire il pane delle radici, senza un sostegno al fragile stelo, senza la recinzione dovuta affinchè al primo sfalcio non finisca tra le erbacce, senza neanche quella normale innaffiattura che facciamo comunemente anche solo invasando piantine di odori.

Ma evidentemente l’Assessorato Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale non ha letto, se non ha invece deliberatamente voluto non tenerne conto visto il pressappochismo con cui è stata condotta la piantumazione, ed inoltre non ha neanche risposto ai Comitati che nei giorni precedenti – compreso il nostro – hanno fatto richiesta di un impegno formale per lo sfalcio dell’erba o l’innaffiamento, senza i quali le piantine non supereranno l’estate.

Il caso del Parco Archeologico di Centocelle è ancor più paradossale e grottesco. Incapace di mantenere le scadenze per la bonifica dell’area che lei stessa si è data con l’Ordinanza


sindacale n. 22 del 10/2/2017, Roma Capitale vuole piantare 6.000 alberi su un’area contaminata e senza ricordarsi di presentare un progetto alla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, a tutela del vincolo paesaggistico.

Così l’Assessore Montanari si presenta con il Resp della Commissione Ambiente Diaco, il suo assistente Vitaliano Biondi,  il Presidente del Municipio V Giovanni Boccuzzi, la Consigliera pentastella Eleonora Guadagno, la capogruppo pentastellata Taverna e…… quattro alberelli simbolici!
E,  alle domande dei cittadini presenti, su quando cominceranno le attività di bonifica del Parco e la realizzazione del secondo stralcio già finanziato, che metterebbe a disposizione dei cittadini altri 18 ettari di verde, non regge il confronto e sbotta con un comportamento senza precedenti per un pubblico amministratore di Roma Capitale, insultando i presenti e accusandoli di essere complici di mafia capitale. Il video dell’accaduto è già stato consegnato ad un avvocato per valutare una querela per diffamazione e la pubblicazione o meno sui social del Comitato.

Tutta l’operazione appare come un clamoroso atto di propaganda e autoriferito a cui nella sostanza non corrisponderà nessun beneficio per i cittadini e anzi resterà inapplicata una legge dello Stato.

Il Comitato Parco Archeologico di Centocelle Libero vigilerà sul proseguio della vicenda e in caso di mancata piantumazione o mancate cure colturali delle stesse si rivolgerà come fatto in passato alla Procura della Repubblica.


Roma, 20.11.2017



Portavoci: Stefania Berrettoni, Luca Scarnati

giovedì 16 novembre 2017

Parco Archeologico di Centocelle merce di scambio tra Roma Capitale e il Ministero della Difesa





Comunicato stampa n. 24/17

PARCO ARCHEOLOGICO DI CENTOCELLE MERCE DI SCAMBIO TRA ROMA CAPITALE E IL MINISTERO DELLA DIFESA.


ROMA CAPITALE STA TRATTANDO CON IL MINISTERO DELLA DIFESA LA CESSIONE DI PORZIONI DEL PAC SENZA CHE LA CITTADINANZA DEL QUADRANTE ROMA EST SIA DEBITAMENTE COINVOLTA.

Roma Capitale, nei fatti, sta mistificando la realtà facendo solo un’opera mediatica di copertura anziché agire reali soluzioni sulle gravi problematiche che affliggono il Parco Archeologico di Centocelle.
Infatti, incapace di mantenere le scadenze per la bonifica che lei stessa si è data con l’Ordinanza sindacale n. 22 del 10/2/2017, Roma capitale smentisce ora nei fatti l’atto di indirizzo politico con cui, nella sua mozione 54impegna la Sindaca ad “attivarsi presso il Governo per manifestare la contrarietà di Roma Capitale a realizzare nel Parco di Centocelle il cd Pentagono italiano”.

Roma Capitaleinvecesta trattando con il Ministero della Difesa la cessione di porzioni del PAC limitandosi ad informazioni confuse, vaghe e approssimative alla cittadinanza.

Vediamo i fatti, le parole le lasciamo ad una Giunta che annaspa:

1.    luglio 2017: la Mozione 54 dell’Assemblea Capitolina recita,nero su bianco,che “l’Assemblea capitolina impegna la Sindaca, la sua Giunta e l’Assessore competente ad attivarsi presso il Governo per manifestare la contrarietà di Roma Capitale a realizzare nel Parco di Centocelle il c.d. “pentagono italiano”, specie se in assenza di partecipazione della cittadinanza e dei comitati”;
2.       30 ottobre us: conferenza stampa della Sindaca Raggi e dell’Assessore Pinuccia Montanari in cui dichiaranoche a partire dal 19 novembre piantumeranno12.000 alberi a Roma di cui 6.000 al Pac, tanto da arrivare a definirlo “bosco urbano”;
3.       31 ottobre us: Alla Commissione Capitolina congiunta Ambiente e Salute si evidenzia che Roma Capitale non ha tenuto conto che sul Parco insistono vincoli paesaggistici e archeologici, e pertanto non ha presentato alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune di Roma alcun progetto di piantumazioneda condividere con chi è l’unico ente preposto dal MIBACT a poter dire dove si può piantumare senza danneggiare i reperti presenti nel sottosuolo, di tale entità che lo renderebbero il secondo sito archeologico di Roma dopo i Fori Imperiali;
4.       13 novembreus:all’incontro organizzativo presso il Dipartimento Ambiente voluto dall’assessore Montanari si scopre che i 300 volontari tanto sbandierati sui media per effettuare la piantumazione di fatto non ci sono ed anzi si chiede ai comitati e alle associazioni invitate “le braccia” per piantare materialmente gli alberelli. Si decreta inoltre definitivamente che il 19.11 non ci sarà nessun inizio piantumazione perche’ “l’assessorato sta lavorando (ora ndr) con la Sopraintendenza”. Ma intanto nei social media e sulla stampa continuano a girare videointerviste della Sindaca e dell’Assessore Montanari che illuminano la popolazione che non sa i fatti reali sul “bosco urbano” che nascerà al PAC. Ci teniamo anche a sottolineare che queste 6.000 piantine verrebbero piantumate senza il rispetto delle prescrizioni tecniche indicate dal Manuale di Forestazione urbana prodotto da Roma Capitale stessa. Fatto che fa ragionevolmente prevedere come in un terreno non preparato, non irrigato, senza nessuna manutenzione ordinaria quali lo sfalcio dell’erba, piantine alte 80 cm. di max 3 anni, siano destinate a morte certa per oltre l’80%  entro l’estate 2018.
5.       15 novembre (ieri): terzo tavolo partecipato con la cittadinanza – dove di “partecipato” c’è solo il termine usato nel titolo dell’incontro – in cui i cittadini e i comitati – stremati dal gioco dei 4 cantoni messo in piedi da questa Amministrazione Capitolina – scoprono che Roma Capitale sta trattando con il Ministero della Difesa la cessione di porzioni del Parco per aprire accessi al Parco ad esclusivo uso militare e creare una area di protezione profonda 50 metri lungo tutto il perimetro del Pentagono.
Il V Municipio, nella persona del suo Presidente Boccuzzi, dichiara di aver chiesto in cambio servizi per la cittadinanza…… quali? Un eliporto al centro del Parco….. E su questa necessità della cittadinanza caliamo un pietoso velo.
Chiaramente tutto coperto da parole quali “è una bozza”“sono programmi di ragionamento non piani esecutivi” mentre l’arch Pulcini dell’Assessorato all’Urbanistica proietta slide che evidenziano invece un chiaro stato avanzamenti lavori ben più consistente.

La fotografia di una delle slide che riportiamo mette in evidenza il nuovo perimetro che il Comune di Roma sta concedendo al Ministero della Difesa……ma nella Mozione 54 non si era invece impegnata a opporsi alla realizzazione del Pentagono?



Registriamo l’ennesima contraddizione tra ciò che Roma Capitale dichiara – alla stampa, ai cittadini, negli atti di indirizzo politico – e ciò che invece sta realmente agendo. E mentre svende il Parco al Ministero della Difesa parallelamente mette in piedi una campagna di comunicazione ai media e ai social a dir poco propagandistica e misitificatrice.

Come Comitato Parco Archeologico di Centocelle libero denunciamo le contraddizioni di Roma Capitale sul Parco e soprattutto abbiamo ormai evidente che della sanificazione del PAC (delocalizzazione autodemolitori, roghi tossici, insediamenti abusivi, bonifica del Canalone) a questa Giunta non interessa nulla, perché sta usando il PAC stesso come merce di scambio con il Ministero della guerra.

Si sta cambiando la geografia sociale di un quadrante di Roma – che vedrà nei prossimi 7/10 anni confluire 7.000 militari e con loro le famiglie – tenendo volutamente all’oscuro i 300.000 abitanti dell’area, mistificando i fatti, e sfiancando i Comitati con riunioni inconsistentie prive di un valore fattuale, come quella del V Municipio di ieri, che non identifichiamo più come interlocutore sulle problematiche del PAC viste le numerose e continue falsità dichiarate anche in sedi ufficiali.

Roma, 16.11.2017


Portavoci: Stefania Berrettoni, Luca Scarnati


martedì 14 novembre 2017

Agenzia ONU diritti umani:"L'accordo dell' UE (voluto dall' Italia n.d.r.) con la Libia è disumano"



"L'accordo con la Libia è disumano". L'Onu contro la Ue
Il commissario per i diritti umani Zeid Ràad al Hussei: "La sofferenza dei migranti detenuti è un oltraggio alla coscienza dell'umanità"
14/11/2017 11:59 CET |
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·         Huffington Post

L'Onu giudica "disumana" la cooperazione tra l'Unione europea e la Libia per la gestione dei flussi dei migranti. "La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell'umanità", ha affermato il capo dell'agenzia Onu per i diritti umani, Zeid Ràad al Hussein. "La politica dell'Unione Europea di assistere la Guardia costiera libica nell'intercettare e respingere i migranti nel Mediterraneo è disumana", ha aggiunto il funzionario dell'Onu.
"La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi davanti agli orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia - ha detto Zeid - e pretendere che la situazione non possa essere regolata che attraverso un miglioramento delle condizioni detentive".
Gli osservatori dell'Onu in Libia - ha denunciato l'Alto commissario Onu per i diritti umani - "sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari".
Di questa vergogna l'Ue e gli stati membri sono complici "per non aver fatto nulla per ridurre gli abusi perpetrati sui migranti". Ciò nonostante "le preoccupazioni espresse dai gruppi per i diritti umani" sul destino dei prigionieri.



martedì 7 novembre 2017

Sinistra ed elezioni. Il documento comune di Mdp, Sinistra Italiana, Possibile e Assemblea del Brancaccio


Ci impegniamo a partecipare insieme alle prossime elezioni politiche, con una proposta che punti a cambiare la vita delle persone e restituire speranza a milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati. 
Intendiamo costruire un progetto credibile solido e autonomo, che punti a riconnettere sinistra e società, per ribaltare rapporti di forza sempre più favorevoli alla destra in tutte le sue articolazioni.
Ci rivolgiamo a tutte le esperienze del civismo, a chi lavora quotidianamente nell’associazionismo, alle forze organizzate del mondo del lavoro, ma soprattutto a tutte le donne e gli uomini trascinati in basso dalla crisi, che hanno bisogno di una politica diversa per risollevarsi; ai tanti portatori di competenze che non trovano occasione per metterla in pratica, a coloro che ce l’hanno fatta ma non si rassegnano a una condizione diversa di tanti.
La nostra sfida ha un’ambizione alta: partire da un contesto sociale disgregato e diviso e proporci, attraverso le linee del nostro programma, un chiaro indirizzo di governo, coerente, trasparente e credibile. Sta qui il senso dell’utilità per il Paese del voto che chiediamo contro ogni trasformismo e ogni alleanza innaturale.
L’avanzata di forze regressive e xenofobe in molti Paesi europei può essere arrestata non da piccole o grandi coalizioni a difesa dell’establishment e di un ordine sociale ormai insostenibile, ma solo da una grande alleanza civica e di sinistra, che ristabilisca la centralità del valore universale dell’eguaglianza.
La crescita delle diseguaglianze è oggi principale fattore di crisi dei sistemi democratici.
La lunga crisi, prodotta dai guasti del capitalismo finanziario e acuita in Europa da un processo di integrazione egemonizzato dal neoliberismo, ha enormemente accresciuto le diseguaglianze, ha svalutato il lavoro e compresso i suoi diritti, ha costretto alla chiusura di tante aziende e tante piccole e medie attività, ha condannato i giovani a una disoccupazione di massa e una precarietà endemica, ha piegato e svuotato l’istruzione, la sanità e la previdenza pubbliche, ha colpito il ceto medio e ha allargato l’area di povertà e insicurezza sociale.
Il progetto politico a cui vogliamo dar vita nasce per contrastare queste tendenze, riaffermando l’attualità e la modernità del modello sociale ed economico disegnato dalla nostra Carta Costituzionale.
Non regge più il modello di sviluppo basato su alti livelli di inquinamento, su uno spreco insostenibile di materie prime e di consumo del territorio. Vogliamo con la nostra lista essere parte integrante di quel movimento ambientalista che in tutto il mondo si batte per avviare un’ambiziosa transizione verso una ”economia circolare”, per fermare i cambiamenti climatici riconvertire ecologicamente l’economia, liberarsi dalla dipendenza dei combustibili fossili, affermare nuovi modelli di consumo, raggiungere l’obiettivo di rifiuti zero, garantire la sicurezza alimentare e gli approvvigionamenti idrici.
Vogliamo riportare il lavoro e la sua dignità al centro della società.
Il lungo ciclo della precarizzazione, contrariamente alle promesse liberiste, ha bloccato la crescita della produttività, ha compresso i salari, ha accresciuto la disoccupazione, ha dequalificato una parte importante del nostro apparato produttivo. Oggi siamo il Paese con il lavoro più precario d’Europa, e con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.
Per questo crediamo si debba cominciare restituendo ai lavoratori i diritti sottratti, con la legge sul Jobs Act, che va cancellata, e un’età di accesso al pensionamento in linea con quella dei paesi europei. E diversa secondo il grado di gravosità dei lavori.
La più grande ingiustizia che vogliamo debellare è la condizione di precarietà e di infelicità nella quale sono costretti a vivere milioni di nostri giovani. Non c’è un grande futuro per l’Italia se non si garantisce a loro una prospettiva radicalmente diversa di vita.
Non sono più tollerabili discriminazioni salariali che violano gravemente leggi e principi costituzionali. Ci batteremo per riaffermare un fondamentale principio di giustizia sociale negato in tante parti d’Italia: allo stesso lavoro deve corrispondere la stessa contribuzione tra uomini e donne.
L’attacco all’autonomia e alla qualità della scuola e dell’università pubblica è parte dello stesso disegno di disgregazione delle condizioni di uguaglianza.
L’indebolimento dell’istruzione quale presidio dello spirito critico e fattore di mobilità sociale è stato infatti il corollario indispensabile delle ‘riforme’ volte a rendere il lavoro più precario, ricattabile e sottopagato, minandone la funzione costituzionale di fondamento della cittadinanza democratica.
Vogliamo mettere in campo una diversa idea di scuola, cominciando da un piano di rifinanziamento dell’istruzione pubblica che la porti finalmente ad avere risorse pari a quelle previste nei paesi più avanzati.
Lo stesso deve essere fatto per Universitá e ricerca, umiliate da anni di tagli insostenibili.
Bisogna ricostruire il sistema di tutela del patrimonio culturale smantellato dalle ultime riforme, puntando sulla produzione e la redistribuzione della conoscenza. Vogliamo una cultura che formi cittadini sovrani e non consumatori o clienti.
Ci battiamo per il rilancio del welfare pubblico universalistico, a partire dalla sanità, che deve essere garantita contro processi striscianti di privatizzazione e messa in condizione di rispondere alle sfide aperte dai nuovi farmaci e dalle biotecnologie, da rendere accessibili per tutti.
Vogliamo lanciare un grande piano di lavoro e investimenti pubblici, da cui far passare il rilancio del welfare e la messa in sicurezza del territorio, delle scuole, delle case. Bisogna superare la logica delle Grandi Opere, del consumo di suolo e dello Sblocca Italia: l’unica grande opera utile è la messa in sicurezza del territorio.
Senza gli investimenti pubblici l’Italia non è in grado di crescere più rapidamente e di creare occupazione stabile e di qualità.
E’ nel Sud che bisogna concentrare una quota nettamente più rilevante di investimenti pubblici e privati per fare ripartire l’Italia, conducendo una lotta senza quartiere a mafia e camorra.
L’obiettivo imprescindibile della piena occupazione dipende infatti anche dalla riattivazione di forme di intervento pubblico nell’economia, che mettano finalmente l’ambiente e il clima al centro della politica e del modello di sviluppo del Paese.
Tutto questo sarà possibile se sapremo ripristinare un sistema di reale equità e progressività fiscale (come previsto dall’articolo 53 della Costituzione), capace di spostare il prelievo dal lavoro alle rendite e ai grandi patrimoni, nonché avviare una lotta senza quartiere all’evasione di chi ha di più, a partire dalle grandi multinazionali ai paradisi fiscali: la custodia dell’ambiente diventa infatti il vero tratto distintivo di una rinnovata visione progressista.
La riaffermazione di diritti sociali primari va di pari passo con una nuova stagione di avanzamenti sul terreno dei diritti civili e di libertà che partano dallo jus soli, il testamento biologico e poi si estendano agli altri diritti .
Sentiamo il dovere imprescindibile di garantire un’accoglienza degna a chi cerca in Europa una vita migliore, sfuggendo a regimi sanguinari o alla disperazione della fame.
Il ripudio della guerra, il rilancio del multilateralismo e della cooperazione internazionale sono l’altro lato della medaglia e la bussola di un nuovo ruolo dell’Europa nel mondo globale, in un quadro ancora drammaticamente segnato da conflitti, terrorismo e grandi fenomeni migratori. Senza l’Europa i singoli stati nazionali sarebbero condannati ad una crescente irrilevanza nel nuovo scenario mondiale. L’Europa può svolgere un ruolo importante nel mondo e tornare ad essere fattore di sviluppo e benessere, solo se cambia radicalmente mettendo in soffitta odiose politiche di austerità, sorrette da una miope governance intergovernativa. Serve un’Europa pienamente in sintonia con i principi fondamentali della nostra Costituzione, più democratica, più sociale e meno condizionata dagli egoismi nazionali.
La piena affermazione a tutti i livelli della pari dignità individuale e sociale delle donne è un pilastro del nostro progetto di attuazione integrale della Costituzione repubblicana e del suo cuore pulsante, l’articolo 3.
Va combattuta senza tregua ogni forma di violenza sulle donne.
Vogliamo, in definitiva, ricostruire lo Stato, avvicinare istituzioni e cittadini, restituire i comuni alla pienezza delle proprie funzioni di primo raccordo tra i bisogni delle comunità e i doveri di chi amministra il bene pubblico. Raccogliamo il grido d’allarme dei sindaci italiani che chiedono una svolta nelle politiche verso le città. Dobbiamo garantire sicurezza a tutti senza erigere muri. Occorre ritrovare una politica più responsabile, più progettuale, più sobria nei comportamenti e onesta anche intellettualmente.
Per fare tutto questo e molto altro crediamo si debba aprire una stagione discussione e di partecipazione dal basso, a cui affidare il progetto, il percorso e la scelta delle persone.
Per questo è il momento di costruire un grande spazio pubblico, aperto, trasparente plurale e inclusivo; un luogo che non sia il terreno di contesa tra progetti ambigui e incompatibili tra loro, ma il laboratorio di una proposta davvero innovativa e coraggiosa.
Il cambiamento e l’alternativa rispetto alle politiche degli ultimi anni sono la cifra fondamentale di questo progetto, il cui obiettivo è dare sostanza ai valori di eguaglianza, inclusione, giustizia sociale.
Con questo spirito ci impegniamo a costruire una lista comune alle prossime elezioni politiche: una lista che appartenga a tutte e tutti quelli che vorranno partecipare, insieme e nessuno escluso, e che si riconoscano nelle proposte e valori del nostro programma.


lunedì 6 novembre 2017

Bugie - Riccardo Cristiano, vaticanista Rai, colloca il sito Oraprosiria tra i gruppi dell' estrema destra.


Riccardo Cristiano, vaticanista di Radio1, sul sito della Stampa cita il blog Oraprosiria in un articolo dove parla delle attività dei gruppi di estrema destra rispetto alla guerra in Siria, in sostanza presentandolo, implicitamente ma in modo inequivocabile, come una voce dell' estrema destra.
Ma il sito non ha niente a che vedere con la destra estrema ed ha contribuito moltissimo a far conoscere in Italia la voce di tutti i cristiani in Siria,spesso con proprie traduzioni, voce completamente dissonante sulla guerra siriana da quelli di gruppi cattolici italiani ispirati invece da Padre Dall' Oglio e dalla Comunità di Sant' Egidio. Articoli di OraproSiria sono stati pubblicati molte volte su Marx21, Pressenza, Ildialogo e Lantidiplomatico, il suo link è apparso talvolta anche nelle rubriche religiose proprio della Stampa, ha pubblicato anche alcuni comunicati della Rete No War. Cristiano in questi anni di guerra siriana è stato uno degli animatori del gruppo di giornalisti che hanno fiancheggiato chi  portava avanti la guerra al governo di Damasco ed essendo un Vaticanista Rai, sa benissimo riconoscere qual' è impostazione del sito Oraprosiria, completamente interno all' ambiente religioso ed estraneo all' estrema destra. Per ora segnalo la cosa, ma il tema meriterebbe di essere approfondito ulteriormente.
Al link l' articolo integrale di Cristiano, di seguito lo stralcio del pezzo contenente la citazione "furba e cattiva" di Oraprosiria. 
Chi non conoscesse il sito cattolico può giudicare da solo aprendo il blog  al link www.oraprosiria.blogspot.it 

M.P.


  "Chi ha stampato e affisso i manifesti in onore dell’eroe Zahreddine? Casa Pound e il Fronte Europeo per la Siria. Ma il loro elogio, condiviso e fatto proprio da «Avanguardia Nazionale» sembra echeggiare nelle parole attribuite a un cristiano di Damasco e pubblicate dal sito «Ora pro Siria», legato alla Fraternità Maria Gabrielli: «Il Generale Issam Zahreddin della 104° brigata della Guardia repubblicana, ieri è stato ucciso: era un ufficiale dell’esercito siriano che ha combattuto contro i terroristi e difeso la sua patria. Noi cristiani, come tutti i siriani, lo piangiamo come uomo retto, coraggioso e rispettoso verso tutti i suoi soldati, di qualsiasi fede fossero [...]».