Ci
impegniamo a partecipare insieme alle prossime elezioni politiche, con una
proposta che punti a cambiare la vita delle persone e restituire speranza a
milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati.
Intendiamo costruire un progetto credibile solido e autonomo,
che punti a riconnettere sinistra e società, per ribaltare rapporti di forza
sempre più favorevoli alla destra in tutte le sue articolazioni.
Ci rivolgiamo a tutte le esperienze del civismo, a chi lavora
quotidianamente nell’associazionismo, alle forze organizzate del mondo del
lavoro, ma soprattutto a tutte le donne e gli uomini trascinati in basso dalla
crisi, che hanno bisogno di una politica diversa per risollevarsi; ai tanti
portatori di competenze che non trovano occasione per metterla in pratica, a
coloro che ce l’hanno fatta ma non si rassegnano a una condizione diversa di
tanti.
La nostra sfida ha un’ambizione alta: partire da un contesto
sociale disgregato e diviso e proporci, attraverso le linee del nostro
programma, un chiaro indirizzo di governo, coerente, trasparente e credibile.
Sta qui il senso dell’utilità per il Paese del voto che chiediamo contro ogni
trasformismo e ogni alleanza innaturale.
L’avanzata di forze regressive e xenofobe in molti Paesi europei
può essere arrestata non da piccole o grandi coalizioni a difesa
dell’establishment e di un ordine sociale ormai insostenibile, ma solo da una
grande alleanza civica e di sinistra, che ristabilisca la centralità del valore
universale dell’eguaglianza.
La crescita delle diseguaglianze è oggi principale fattore di
crisi dei sistemi democratici.
La lunga crisi, prodotta dai guasti del capitalismo finanziario
e acuita in Europa da un processo di integrazione egemonizzato dal neoliberismo,
ha enormemente accresciuto le diseguaglianze, ha svalutato il lavoro e
compresso i suoi diritti, ha costretto alla chiusura di tante aziende e tante
piccole e medie attività, ha condannato i giovani a una disoccupazione di massa
e una precarietà endemica, ha piegato e svuotato l’istruzione, la sanità e la
previdenza pubbliche, ha colpito il ceto medio e ha allargato l’area di povertà
e insicurezza sociale.
Il progetto politico a cui vogliamo dar vita nasce per
contrastare queste tendenze, riaffermando l’attualità e la modernità del
modello sociale ed economico disegnato dalla nostra Carta Costituzionale.
Non regge più il modello di sviluppo basato su alti livelli di
inquinamento, su uno spreco insostenibile di materie prime e di consumo del
territorio. Vogliamo con la nostra lista essere parte integrante di quel
movimento ambientalista che in tutto il mondo si batte per avviare un’ambiziosa
transizione verso una ”economia circolare”, per fermare i cambiamenti climatici
riconvertire ecologicamente l’economia, liberarsi dalla dipendenza dei
combustibili fossili, affermare nuovi modelli di consumo, raggiungere
l’obiettivo di rifiuti zero, garantire la sicurezza alimentare e gli
approvvigionamenti idrici.
Vogliamo riportare il lavoro e la sua dignità al centro della
società.
Il lungo ciclo della precarizzazione, contrariamente alle
promesse liberiste, ha bloccato la crescita della produttività, ha compresso i
salari, ha accresciuto la disoccupazione, ha dequalificato una parte importante
del nostro apparato produttivo. Oggi siamo il Paese con il lavoro più precario
d’Europa, e con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.
Per questo crediamo si debba cominciare restituendo ai
lavoratori i diritti sottratti, con la legge sul Jobs Act, che va cancellata, e
un’età di accesso al pensionamento in linea con quella dei paesi europei. E
diversa secondo il grado di gravosità dei lavori.
La più grande ingiustizia che vogliamo debellare è la condizione
di precarietà e di infelicità nella quale sono costretti a vivere milioni di
nostri giovani. Non c’è un grande futuro per l’Italia se non si garantisce a
loro una prospettiva radicalmente diversa di vita.
Non sono più tollerabili discriminazioni salariali che violano
gravemente leggi e principi costituzionali. Ci batteremo per riaffermare un
fondamentale principio di giustizia sociale negato in tante parti d’Italia:
allo stesso lavoro deve corrispondere la stessa contribuzione tra uomini e
donne.
L’attacco all’autonomia e alla qualità della scuola e
dell’università pubblica è parte dello stesso disegno di disgregazione delle
condizioni di uguaglianza.
L’indebolimento dell’istruzione quale presidio dello spirito
critico e fattore di mobilità sociale è stato infatti il corollario
indispensabile delle ‘riforme’ volte a rendere il lavoro più precario,
ricattabile e sottopagato, minandone la funzione costituzionale di fondamento
della cittadinanza democratica.
Vogliamo mettere in campo una diversa idea di scuola,
cominciando da un piano di rifinanziamento dell’istruzione pubblica che la
porti finalmente ad avere risorse pari a quelle previste nei paesi più
avanzati.
Lo stesso deve essere fatto per Universitá e ricerca, umiliate
da anni di tagli insostenibili.
Bisogna ricostruire il sistema di tutela del patrimonio
culturale smantellato dalle ultime riforme, puntando sulla produzione e la
redistribuzione della conoscenza. Vogliamo una cultura che formi cittadini
sovrani e non consumatori o clienti.
Ci battiamo per il rilancio del welfare pubblico
universalistico, a partire dalla sanità, che deve essere garantita contro
processi striscianti di privatizzazione e messa in condizione di rispondere
alle sfide aperte dai nuovi farmaci e dalle biotecnologie, da rendere
accessibili per tutti.
Vogliamo lanciare un grande piano di lavoro e investimenti
pubblici, da cui far passare il rilancio del welfare e la messa in sicurezza
del territorio, delle scuole, delle case. Bisogna superare la logica delle
Grandi Opere, del consumo di suolo e dello Sblocca Italia: l’unica grande opera
utile è la messa in sicurezza del territorio.
Senza gli investimenti pubblici l’Italia non è in grado di
crescere più rapidamente e di creare occupazione stabile e di qualità.
E’ nel Sud che bisogna concentrare una quota nettamente più
rilevante di investimenti pubblici e privati per fare ripartire l’Italia,
conducendo una lotta senza quartiere a mafia e camorra.
L’obiettivo imprescindibile della piena occupazione dipende
infatti anche dalla riattivazione di forme di intervento pubblico
nell’economia, che mettano finalmente l’ambiente e il clima al centro della
politica e del modello di sviluppo del Paese.
Tutto questo sarà possibile se sapremo ripristinare un sistema
di reale equità e progressività fiscale (come previsto dall’articolo 53 della
Costituzione), capace di spostare il prelievo dal lavoro alle rendite e ai
grandi patrimoni, nonché avviare una lotta senza quartiere all’evasione di chi
ha di più, a partire dalle grandi multinazionali ai paradisi fiscali: la
custodia dell’ambiente diventa infatti il vero tratto distintivo di una
rinnovata visione progressista.
La riaffermazione di diritti sociali primari va di pari passo
con una nuova stagione di avanzamenti sul terreno dei diritti civili e di
libertà che partano dallo jus soli, il testamento biologico e poi si estendano
agli altri diritti .
Sentiamo il dovere imprescindibile di garantire un’accoglienza
degna a chi cerca in Europa una vita migliore, sfuggendo a regimi sanguinari o
alla disperazione della fame.
Il ripudio della guerra, il rilancio del multilateralismo e
della cooperazione internazionale sono l’altro lato della medaglia e la bussola
di un nuovo ruolo dell’Europa nel mondo globale, in un quadro ancora
drammaticamente segnato da conflitti, terrorismo e grandi fenomeni migratori.
Senza l’Europa i singoli stati nazionali sarebbero condannati ad una crescente
irrilevanza nel nuovo scenario mondiale. L’Europa può svolgere un ruolo
importante nel mondo e tornare ad essere fattore di sviluppo e benessere, solo
se cambia radicalmente mettendo in soffitta odiose politiche di austerità,
sorrette da una miope governance intergovernativa. Serve un’Europa pienamente
in sintonia con i principi fondamentali della nostra Costituzione, più
democratica, più sociale e meno condizionata dagli egoismi nazionali.
La piena affermazione a tutti i livelli della pari dignità
individuale e sociale delle donne è un pilastro del nostro progetto di
attuazione integrale della Costituzione repubblicana e del suo cuore pulsante,
l’articolo 3.
Va combattuta senza tregua ogni forma di violenza sulle donne.
Vogliamo, in definitiva, ricostruire lo Stato, avvicinare
istituzioni e cittadini, restituire i comuni alla pienezza delle proprie
funzioni di primo raccordo tra i bisogni delle comunità e i doveri di chi
amministra il bene pubblico. Raccogliamo il grido d’allarme dei sindaci
italiani che chiedono una svolta nelle politiche verso le città. Dobbiamo
garantire sicurezza a tutti senza erigere muri. Occorre ritrovare una politica
più responsabile, più progettuale, più sobria nei comportamenti e onesta anche
intellettualmente.
Per fare tutto questo e molto altro crediamo si debba aprire una
stagione discussione e di partecipazione dal basso, a cui affidare il progetto,
il percorso e la scelta delle persone.
Per questo è il momento di costruire un grande spazio pubblico,
aperto, trasparente plurale e inclusivo; un luogo che non sia il terreno di
contesa tra progetti ambigui e incompatibili tra loro, ma il laboratorio di una
proposta davvero innovativa e coraggiosa.
Il cambiamento e l’alternativa rispetto alle politiche degli
ultimi anni sono la cifra fondamentale di questo progetto, il cui obiettivo è
dare sostanza ai valori di eguaglianza, inclusione, giustizia sociale.
Con questo spirito ci impegniamo a costruire una lista comune
alle prossime elezioni politiche: una lista che appartenga a tutte e tutti
quelli che vorranno partecipare, insieme e nessuno escluso, e che si
riconoscano nelle proposte e valori del nostro programma.
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