Il cordiale saluto al G 20 tra Putin e il principe saudita Bin Salman |
Arabia saudita, Cop24, sanzioni all' Iran
Tre grandi temi, che in queste settimane occupano molto spazio sui media, hanno in comune tra loro un elemento: la presenza centrale dei combustibili fossili, soprattutto del petrolio.
Non è una scoperta di oggi l' importanza del petrolio nelle relazioni internazionali, ma la novità cruciale è che i prossimi due o tre decenni vedranno molto probabilmente l' inizio del calo del suo utilizzo.
La previsione più attendibile viene dall' Iea, l' agenzia energetica dei paesi OCSE, che nell' ultimo rapporto 2018 ipotizza il 2040 come anno in cui il nostro pianeta toccherà il massimo della domanda petrolifera.
I paesi OCSE sono già vicinissimi al loro picco di domanda e gli USA, primi consumatori mondiali, e la nostra Italia, hanno già iniziato a diminuire sensibilmente la quantità di petrolio utilizzata.
Attorno al 2025 dovrebbe arrivare il picco del consumo petrolifero per le automobili, un quarto del consumo globale di petrolio, ma per una ventina di anni la diminuzione di consumi petroliferi per auto sarebbe compensata dall' aumento di consumi per altre attività, come l' industria petrolchimica e il trasporto aereo.
Se la transizione energetica appare sicura, il modo in cui avverrà è al momento imprevedibile. Alcune tendenze sembrano certe, ma la combinazione di molti processi intrecciati tra loro rende assolutamente imprevedibile il percorso.
Vediamo ora come le tre vicende citate nel titolo sono legate alla fase attuale, cioè all' avvicinarsi della fine dell' era del petrolio.
Arabia saudita.
Il caso Khasshogi ha dimostrato al grande pubblico quanto sia feroce la politica del Regno dei Saud nonostante il grande legame di alleanza dell' Arabia con i paesi dell' occidente. La difficoltà attuale dei sauditi con l' opinione pubblica occidentale arriva proprio mentre Riyad è impegnata in una grande azione di pubbliche relazioni per attirare investimenti occidentali, necessari al suo programma economico Vision 2030, che dovrebbe traghettare il paese dalla monoeconomia petrolifera al futuro post era del petrolio.
Nei mesi passati era già in difficoltà la prevista quotazione in Borsa del 5% delle azioni della Saudi Aramco, l' impresa energetica statale, un' operazione slittata verso una data da definire. Anche se sarà collocato sul mercato solo il 5% dell' Aramco, l' operazione finanziaria sarebbe ugualmente la più grande di tutti i tempi e New York, Londra ed Hong Kong stanno facendo ponti d' oro ai sauditi per aggiundicarsi l' esclusiva dell' operazione in aggiunta alla Borsa di Riyad.
I leader occidentali, e Putin, al recente G-20 di Buenos Aires non hanno fatto pesare al principe ereditario Bin Salman il sopetto di essere il mandante dell' assassinio del giornalista saudita Khasshogi, ma l' opinione pubblica occidentale non dimenticherà l' episodio così in fretta come stanno facendo i suoi governanti, e il programma Vision 2030 ne soffrirà non poco.
Cop24 e USA
Il ritiro degli USA dagli accordi sul clima di Parigi è stato presentato come frutto della avidità e ignoranza del presidente Trump, incapace di indirizzare le proprie azioni verso risultati non visibili in tempi strettissimi. Ma se gli accordi di Parigi fossero applicati in modo completo nei tempi previsti, tutta la transizione energetica, oggetto di questo scritto, sarebbe accelerata moltissimo e il declino dell' uso petrolio sarebbe immediato.
E la fine dell' era del petrolio potrebbe segnare un indebolimento sensibile dell' egemonia economica degli Stati Uniti sul mondo intero. L' industria petrolifera USA, dentro e fuori i confini, il dollaro e i legami internazionali di Washington, con la fine dell' era del petrolio hanno molto da perdere e poco da guadagnare e la transizione energetica potrebbe essere una concausa importante di future difficoltà per l' egemonia mondiale USA in campo economico, militare e politico.
Ritardare la transizione energetica può allora essere davvero utile agli USA e non una sciocca mossa suicida, come spesso è presentata.
Sanzioni all' Iran
Abbiamo visto negli ultimissimi anni come ci sia una tendenza alla sovraproduzione petrolifera e come questa provochi prezzi bassi e difficoltà a tutta la filiera produttiva. L' emarginazione parziale dell' Iran dal mercato petrolifera aiuterebbe a gestire meglio l' eccesso di produzione e la gestione ottimale dei prezzi da parte dell' Opec e degli altri produttori.
Dal 1979, anno della rivoluzione di Komeini, l' Iran è stata limitata nello sviluppo della sue potenzialità produttive da pesanti sanzioni economiche. L' accordo 5 + 1 sulla industria nucleare iraniana aveva riportato Therhan protagonista nell' industria petrolifera mondiale ma aveva reso questa meno gestibile dai sauditi.
Sauditi e alleati hanno quindi bisogno dell' emarginazione iraniana dal mercato petrolifero per condizionare in modo a loro più conveniente la fase storica attuale che si annuncia cruciale soprattutto per il futuro dei paesi produttori.
Queste righe sono solo un piccolo accenno alla transizione energetica in corso, ma vedrete che nel futuro la fine dell' era del petrolio sarà molto chiara a tutti, anche se le sue conseguenze sono difficilmente prevedibili.
Marco Palombo
Nessun commento:
Posta un commento