Trump si è schierato con Haftar smentendo la politica portata avanti fino ad oggi dagli Stati Uniti. Tutti gli osservatori ritengono impossibile che Haftar prenda Tripoli, entro il 6 maggio millanta lui, figuriamoci Misurata. Insomma se Haftar insiste davvero nell' offensiva militare la situazione libica diventerà peggiore dell' attuale. I primi a soffrirne sono gli italiani, vicini alla Libia e primo paese a sfruttare le sue risorse di gas e petrolio.
Ma nessuno dirà a Trump che sbaglia: non il PD, perché comunque Trump è sempre il capo della NATO, non il governo, che di Trump è sempre stato un ammiratore, non gli antimperialisti, perché Haftar è sostenuto dai russi, non gli antirazzisti, perché dovrebbero in questo modo occuparsi di guerra e questo da anni per loro è un tabù.
Certo Serraj è stato insediato dall'ONU e non dai libici, ma Francia, Russia e USA che appoggiano Haftar sono tre membri permanenti su cinque del Consiglio di Sicurezza. Sono gli ultimi soggetti ad avere diritto di andare contro l' ONU, che nulla può se solo uno di loro è contrario.
Marco
da ContropianoLibia. Dagli Usa semaforo verde ad Haftar per l’assalto a Tripoli
di A.A.
La
rivelazione arriva dall’agenzia Bloomberg.
Il presidente Donald Trump, in una telefonata con il generale Haftar,
la scorsa settimana, ha lasciato capire che gli Stati Uniti avrebbero
sostenuto un assalto alla capitale libica per deporre il governo
appoggiato dalle Nazioni Unite. E’ la conferma di quanto una
precedente dichiarazione del consigliere per la sicurezza nazionale
della Casa Bianca, John Bolton, aveva dato ad Haftar l’impressione
di un semaforo verde americano per un’offensiva su Tripoli da parte
delle sue forze.
Il
colloquio telefonico di Trump con Haftar, è avvenuto dopo che il 9
aprile Trump aveva incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah
El-Sisi (sponsor dell’uomo forte libico) e lo aveva esortato a
sostenere Haftar.
Secondo
quanto riferito a Bloomberg da due fonti dell’amministrazione Usa
vicine al dosssier libico, Trump ne ha anche parlato con il principe
ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan, sostenitore di
Haftar, il giorno prima che la Casa Bianca emettesse la dichiarazione
di riconoscimento dell’incarico con Haftar. E’ noto del resto
che, dopo la rottura con Gheddafi, Haftar si è rifugiato negli Stati
Uniti dove ha potuto avere addestramento e relazioni che stanno
rivelando i loro effetti.
Dal
canto suo, il presidente “riconosciuto” della Libia, Fayez al
Sarraj, aveva accusato mercoledi la Francia di sostenere il generale
Khalifa Haftar, che ha definito un “dittatore”. “Siamo sorpresi
del fatto che la Francia non sostenga il nostro governo, che è
democratico, ma un dittatore”, ha detto Sarraj in un’intervista
ai quotidiani francesi Liberation e Le Monde.
Ma
adesso Serraj scopre che non è solo la Francia a sostenere Haftar ma
anche gli Usa. Il suo riconoscimento da parte della “comunità
internazionale” appare sempre più una formalità destinata a
sgretolarsi.
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