venerdì 25 ottobre 2019

Saudi Aramco, ennesimo rinvio della quotazione. La prima impresa per emissioni di gas serra, la più grande IPO di sempre



La quotazione in Borsa della Saudi Aramco slitta ancora. L' ultimo rinvio è per l' annuncio, previsto il 20 ottobre, della partenza alla Borsa saudita. Ma già si parla anche di abbandono del progetto di quotare l' impresa in una Borsa all' estero.

Erano state ipotizzate, in ordine cronologico, Wall Street negli USA, ma ci sono troppe tutele per i piccoli azionisti, Londra,che aveva addirittura già modificato alcune storiche regole della sua Borsa per permettere l' operazione, ma la Brexit la renderebbe troppo incerta, Honk Kong, che in questo momento non è troppo tranquilla, e Tokio.

Sembra però che gli investitori stranieri siano assai tiepidi, la quotazione prevista esagerata, e il prezzo attuale del petrolio troppo basso.

Negli ultimi mesi inoltre gli investimenti nelle produzioni di energia da fonti fossili sono nel mirino per il loro impatto devastante sul clima, vedi Greta, Extinction Rebellion ed anche papa Francesco,  e il prestigio dei sauditi assai in ribasso per il caso Khassogi e la guerra allo Yemen.



Insomma molte incognite su tutta l' operazione e speriamo che alla fine siano troppe e il regno dei Saud abbia una brusca frenata alla sua attività guerrafondaia e distruttrice dell' ambiente.

Ma i sauditi hanno speso enormi risorse finanziarie per sistemi di armamento, che talvolta sanno usare poco, vedi i missili che hanno colpito la raffineria Aramco, e non rinunceranno pacificamente ai loro progetti megalomani, che però finora potevano permettersi.

Marco




Emissioni di gas serra, da IlFattoquotidiano


Prima assoluta della lista è la compagnia energetica pubblica dell’Arabia Saudita, la Saudi Aramco. Al secondo posto l’americana Chevron (privata), seguita dalla russa Gazprom (statale).
 
Hanno sfruttato incessantemente le riserve mondiali di petrolio, gas e carbone e sono responsabili di oltre un terzo di tutte le emissioni di gas serra registrate in oltre mezzo secolo. Un’analisi condotta dal Climate Accountability Institute degli Stati Uniti i cui risultati sono stati pubblicati dal quotidiano inglese Guardian rivela i nomi delle 20 compagnie che operano nel settore petrolchimico e che hanno causato, direttamente e indirettamente, il 35% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica e metano dal 1965 al 2017. Non lo hanno fatto da sole, però. Dei 20 colossi, dodici sono a controllo statale.

L' IPO di Aramco 

da valori.it  17 ottobre 2019

Aramco (non) vale 2 trilioni di dollari

Prefigurato la prima volta tre anni fa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, l’ingresso in borsa di Aramco, sostiene Bloomberg, dovrebbe essere annunciato ufficialmente entro la fine del mese. E a spiccare, nota ovviamente l’agenzia, sono i numeri da record. Nulla di ufficiale ma i rumors sono noti da tempo: Aramco affiderà al mercato il 2% delle sue azioni con un prezzo target complessivo di 40 miliardi di dollari.

 Quasi il doppio, per capirci, del capitale iniziale raccolto cinque anni fa dal gigante cinese dell’e-commerce Alibaba, lanciatosi sulla piazza finanziaria per la miseria di 25 miliardi. Se le cifre attese dovessero essere confermate la valutazione complessiva della compagnia di Stato saudita raggiungerebbe i 2 trilioni di dollari, due volte tanto la capitalizzazione azionaria di Apple che, ad oggi, è la più grande public company del mondo in termini di valore di mercato.

La cifra obiettivo però non convince tutti. Qualche analista di lungo corso, come Liam Denning, noto columnist per Bloomberg, Wall Street Journal e Financial Times, ha parlato di valutazione gonfiata. Il nodo è dato dal prezzo del barile che, al momento, resta troppo basso per garantire ad Aramco introiti adeguati. Per giustificare una valutazione da duemila miliardi di dollari, ha sostenuto Denning, occorrerebbe accettare uno scenario rialzista capace di condurre il petrolio a quota 80 biglietti verdi e di lasciarlo lì nel medio termine. Possibile?


Teleborsa 18 ottobre 2019, 

SLITTA ANCORA L' IPO DI SAUDI ARAMCO 

(Teleborsa) – L’Arabia Saudita ha rinviato nuovamente il lancio della tanto attesa offerta pubblica iniziale (IPO) di Saudi Aramco, prevista già la settimana prossima. Si tratta di uno slittamento limitato a qualche settimana.

Secondo quanto scrive il Financial Times, Riad vuole aspettare fino a quando non avrà più chiarezza riguardo al potenziale impatto sul bilancio degli attacchi contro gli impianti petroliferi sauditi, del mese scorso, che hanno dimezzato temporaneamente la produzione.

L’annuncio del collocamento in Borsa era atteso per questa domenica, 20 ottobre, a Dahran, la città sede del quartier generale di Saudi Aramco. Il prospetto sarebbe stato pubblicato la settimana prossima, in modo da effettuare l’IPO a novembre.

Con l’operazione il principe ereditario Mohammed bin Salman aspira a strappare per la compagnia di Stato una valutazione di 2mila miliardi di dollari, sollevando tuttavia dubbi nella maggior parte degli analisti. All’estero, infatti, si è registrato un tiepido interesse da parte degli investitori istituzionali.

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