giovedì 5 aprile 2018

2009, l'Africa si impegna a non permettere armi nucleari nel continente. Entra in vigore il trattato di Pelindaba del 1996


2009
A seguito della ratifica da parte del 28° stato (il Burundi), è finalmente entrato in vigore il trattato di Pelindaba del 1996, che impegna gli stati africani a non permettere l'installazione di armi nucleari sul territorio del continente.
L'Africa quindi si aggiunge alle altre aree del mondo libere da armi nucleari secondo i trattati internazionai: America Latina e caraibi (trattato di Tlatelolco, del 1967, entrato in vigore nel 1969), il Pacifico meridionale (trattto di Rarotonga, 1985, entrato in vigore nel 1986), il Sud-est asiatico (trattato di Bankgkok, 1995, entrato in vigore nel 1997), l'Asia centrale (trattato intercorso tra Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Tukmenistan e Uzbekistan, adottato nel 2006 ed entrato in vigore nell'aprile del 2009), e l'Antartide (in base al trattato del 1959). In aggiunta, la Mongolia ha dichiarato unilateralmente il proprio territorio libero da armi nucleari e altri stati hanno assunto posizioni analoghe.
I 28 Stati africani che si sono impegnati a non adottare alcun programma di ricerca o comunque destinato all'impiego del nucleare militare sono: Algeria, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Costa d'Avorio, Guinea Equatoriale, Etiopia, Gabon, Gambia, Guinea, Kenia, Lesotho, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sud Africa, Swaziland, Togo, Tanzania, Zimbabwe. Tutti gli altri stati dell'Unione africana - e in più il Marocco - l'hanno almeno firmato, ad eccezione del Madagascar.
L'accordo prevede la rinuncia ad intraprendere programmi di armament nucleare e anche l'abbandono di eventuali programmi già intrapresi. I paesi nucleari (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) hanno inoltre firmato - e alcuni hanno anche già ratificato - appositi protocolli con cui si impegnano a non compiere test nucleari in Africa, a non usare per fini nucleari i loro territori nella regione e a non impiegare o minacciare di usare l'arma nucleare contro gli stati africani.
L'entrata in vigore del trattato (15 luglio 2009) è oggi importante soprattutto per l'adesione di tre stati: due sono Sudafrica e Libia, spesso sospettati di essere interessati a sviluppare l'arma atomica. Il terzo stato-chiave sono le Isole Mauritius, che da sempre reclamano la propria sovranità sulle isole Chagos-Diego Garcia - colonia britannica nel mezzo dell'Coeano Indiano dove è installata una base militare americana di particolare importanza strategica e che ospita testate nucleari. L'isola di Diego Garcia rientra nell'area territoriale coperta dal trattato di Palindaba, ma la Gran Bretagna ha fatto inserire una nota nella mappa allegata alla convenzione, in base alla quale l'inclusione di tale territorio si intende priva di implicazioni quanto alla sovranità su di esso. Comunque si interpreti tale nota (che secondo molti interpreti non sarebbe sufficiente a escludere Diego Garcia dall'ambito territoriale che gli stati parti di impegnano a liberare dalle armi atomiche), è comunque chiaro che da ora le attività della base americana dovranno tenere conto del nuovo quadro giuridico. E anche del nuovo orientamento politico inaugurato dal presidente Obama, che ha recentemente e in più occasioni auspicato un rilancio dell'azione di disarmo atomico. E' auspicabile che quello del disarmo possa costituire un settore su cui sviluppare una partnership nuova tra gli Stati Uniti e l'Africa, anche per onorare il trattato di Palindaba e la volontà degli stati che lo hanno ratificato.

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