sabato 5 novembre 2016

Armi italiane all' Arabia s., indaga anche procura di Cagliari


La Procura di Cagliari indaga sugli armamenti della Rwm Italia che da Domusnovas partono alla volta dell’Arabia Saudita. La notizia riservata è stata appresa da Sardinia Post da fonti attendibili. Il fascicolo aperto in Piazza Repubblica si aggiunge all’inchiesta del pm bresciano Fabio Salomone – al momento contro ignoti – sulla presunta violazione della legge italiana sull’export di armamenti, che vieta la vendita di armi ai paesi in stato di conflitto qual è oggi l’Arabia Saudita.
Dall’aprile 2015, infatti, i sauditi guidano una coalizione di stati arabi nella feroce guerra dello Yemen. A pagare le conseguenze dei bombardamenti è soprattutto la popolazione civile: secondo le ultime stime, sarebbero oltre 4000 i civili morti in un anno e mezzo di combattimenti. Eppure, nonostante la denuncia da parte dell’Onu di numerose violazioni del diritto internazionale commesse dalla coalizione a guida saudita, che non ha risparmiato scuole, ospedali e altri obiettivi civili, il governo italiano non ha mai revocato le autorizzazioni alle esportazioni di bombe concesse alla Rwm, società controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall con sede legale a Brescia e stabilimenti nell’Isola.
Sulla vicenda, divenuta un caso internazionale, è intervenuto di recente  il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Nella risposta all”interrogazione dei deputati del M5s Luca Frusone e Maria Elena Spadoni, il ministro ha sostenuto che  “la Rwm ha esportato in forza di licenze rilasciate in base alla normativa vigente, perché i sauditi non sono oggetto di embargo, restrizioni o sanzioni rispetto all’export di armi, come confermato anche dalla riunione del gruppo europeo di lavoro sulla vendita delle armi dello scorso 4 ottobre a Bruxelles”. Insomma, nessuna novità sarebbe emersa nella politica dei 28 nei confronti dell’Arabia Saudita.
A nulla, in altre parole, è valsa la risoluzione con cui lo scorso 25 febbraio il Parlamento Europeo ha chiesto lo stop dell’export di armi dal vecchio continente all’Arabia Saudita, impegnando l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione europea e vicepresidente della Commissione Federica Mogherini ad attivarsi per imporre l’embargo sulla vendita di armi ai sauditi.
La levata di scudi di numerose associazioni pacifiste e la volontà del Parlamento europeo non hanno, d’altra parte, dissuaso il ministro della Difesa Roberta Pinotti dal recarsi in visita ufficiale proprio a Ryhad il 3 e il 4 ottobre scorsi. Accompaganta dal generale Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, la Pinotti ha incontrato l’omologo Mohammed Bin Salman, già ritenuto dai servizi tedeschi come il vero regista dell’operazione militare nello Yemen, e il re Salman Bin Abdulaziz Al Saud. Ad oggi, non sono stati resi noti i temi al centro del colloquio tra la Pinotti e i reali sauditi, ma, di fronte ai microfoni de il Fatto quotidiano tv, la ministra ha sostenuto che la Difesa non si occupa di export di armamenti, lasciando ad intendere che a Ryhad non si sia parlato di armi. La Pinotti era intervenuta sulle bombe vendute all’Arabia Saudita anche nel novembre 2015, quando a Repubblica Tv aveva spiegato che “quegli armamenti non sono italiani, ma di una ditta americana che si avvale della Rheinmetall, e delle sue due fabbriche presenti in Italia, per la loro produzione”. Eppure le autorizzazioni all’export vengono rilasciate proprio dal ministero degli Esteri.
Sul caso delle bombe esportate ai sauditi è intervenuto lo scorso aprile anche il governo tedesco, che ha negato ogni coinvolgimento rispetto agli armamenti partiti dalla Sardegna.
Piero Loi
Twitter @piero_loi

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