martedì 6 marzo 2018

Potere al Popolo: un voto come alla nuova sinistra anni '70 che, non da sola, cambiò l' Italia



Intervistata da Radio Radicale, Viola Carofalo portavoce di Potere al Popolo ha commentato così il voto del 4 marzo : “ Un risultato non esaltante ma per noi è un punto di partenza”.

Io mi aspettavo una percentuale attorno al 2% ma temevo, e temo, soprattutto il contraccolpo negativo del risultato sugli attivisti. Spero che molti proseguano nel loro impegno per il percorso politico di Potere al Popolo, e segnalo cinque punti che ritengo importanti per capire l' esperienza di PaP fino ad oggi e quale potrà essere nel futuro.

1) Il risultato del 4 marzo è più simile a quello dei gruppi della nuova sinistra degli anni '70 che a quello dei cartelli elettorali dal 2008 ad oggi: Lista Arcobaleno, Rivoluzione civile, Lista Tsipras. I gruppi della nuova sinistra contavano su molti militanti ma i loro risultati elettorali furono quasi sempre inferiori alle aspettative. Tuttavia l' impegno politico delle migliaia di attivisti per un decennio ha dato un contributo fondamentale a cambiare l' Italia, un cambiamento profondo a cui parteciparono anche la sinistra storica, i sindacati, e movimenti sociali. I gruppi della nuova sinistra furono un pilastro importante e in quel decennio potevano contare anche su tre quotidiani: il manifesto, il quotidiano dei lavoratori e Lotta Continua.

- Ricordo la delusione del manifesto nel 1972 quando candidava anche Pietro Valpreda, allora detenuto in attesa di processo per la strage “di stato” del 12 dicembre 1969. “Piazze piene, urne vuote”, fu la sintesi di quell' esperienza elettorale. Le stesse elezioni provocarono la fine del Psiup, partito che contava su esponenti prestigiosi, radicamento diffuso e anni di presenza nella politica italiana.
- Nel biennio “rosso” 75-76, si presentarono con il cartello Democrazia proletaria: il Pdup-manifesto , Avanguardia Operaia e, nel 76, anche Lotta Continua. Il risultato fu sempre attorno all' 1,5%, nonostante questi gruppi contassero su migliaia di attivisti e sui loro quotidiani. Una percentuale l'1,5% che comunque permetteva allora una piccola presenza nelle istituzioni.
- Nel 1979 i voti persi dal PCI dopo l' esperienza dell' unità nazionale con la DC premiarono il Partito Radicale e il Pdup, mentre Nuova sinistra unita non raggiunse l' 1%, pur contando su ambienti provenienti dal Pdup, Avanguardia Operaia ed altre esperienze del decennio precedente. Per tutti gli anni '80 poi Democrazia proletaria, che proseguì l'esperienza di Nuova sinistra unita, fu presente in tutte le elezioni e in molte assemblee elettive, ma senza mai raggiungere a livello nazionale il 2%.

2) Il 4 marzo il risultato di Potere al Popolo in alcune zone importanti è stato superiore alla media. Segnalo l' 1,8% complessivo a Napoli, con punte del 3%, a Roma l' 1,8% con il 2,2% a Torre Angela-Torbellamonaca, zona periferica che ultimamente ignorava la sinistra, il 3,5% a Livorno, il 2,2% a Pisa. Se Potere al Popolo si consolidasse in queste aree avrebbe nei prossimi anni un ruolo nazionale assicurato.

3) La situazione politica italiana uscita dalle elezioni di domenica non è assolutamente compatibile con le politiche dell' Unione Europea, lo diventerà probabilmente perchè Lega e 5Stelle cambieranno idea su temi fondamentali come le pensioni e il lavoro dipendente. Ma Potere al Popolo potrebbe su entrambi i temi sviluppare nel paese campagne politiche di grosso impatto.

4) Se è stato deludente il risultato elettorale di PaP, al contrario sono state un grande successo la raccolta di 40.000 firme in pochi giorni per la presentazione delle liste e l' aver “imposto” la manifestazione antifascista e antirazzista di Macerata del 10 febbraio. Entrambi i risultati sono stati possibili solo per l' impegno di numerosi, probabilmente centinaia, attivisti di Potere al Popolo.

5) L' ultimo punto è una mia opinione. Il modello di riferimento dell' attività di PaP nei prossimi anni dovrebbe essere il percorso avvenuto in America latina negli ultimi decenni. Un percorso ora in crisi ma tuttora rilevante, che ha visto ambienti diversi per ispirazione e più o meno radicali, costruire per il Sud America una comune strada progressista di autonomia dagli Stati Uniti e di politiche più favorevoli ai ceti meno abbienti. Comunisti, socialisti, movimenti sociali vari, hanno costruito un percorso che in ogni paese ha avuto caratteristiche proprie, ma che è stato possibile solo perché portato avanti contemporaneamente e con alcuni punti fondamentali comuni.

E' impossibile prevedere il futuro politico ed economico italiano, è certo invece che sarà necessario lottare, a livello individuale e collettivo.

Marco P.

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