Il manifesto di domenica 29 ottobre ha pubblicato un articolo, riportato integralmente di seguito, sul progetto, annunciato dalla ministra Pinotti a marzo 2017, di creare a Roma nella zona di Centocelle una struttura che riunirà i vertici di tutte le Forze Armate italiane.
Per il progetto sono
necessari nuovi fondi pubblici che saranno ricavati dalla legge di stabilità e
nel complesso del progetto saranno anche venduti a privati “immobili di pregio”.
Il tutto all’ interno del Parco Archeologico di Centocelle che sarà tagliato da
una nuova strada necessaria a collegare velocemente la zona interessata con la
nuova linea Metro C.
La nuova linea metropolitana
è già operativa anche se non arriva ancora alle altre due linee romane e per il
momento collega la periferia romana lungo la Casilina, anche oltre il raccordo
anulare, solo fino alla stazione “Lodi”, nei pressi di Piazza San Giovanni. Ma tutta
la zona toccata dalla Metro C avrà una enorme rivalutazione economica non
appena saranno attivi i piccoli tratti che la dividono dalla Metro A e dalla
Metro B, linee che attraversano Roma da una parte all’ altra della città
incrociandosi alla Stazione Termini.
Alcuni comitati locali
seguono da tempo la vita difficile del Parco Archeologico di Centocelle, ma il
progetto del Pentagono non ha ancora l’opposizione che si merita, realizzando nello stesso tempo una speculazione edilizia privata, effettuata con soldi e beni pubblici in una
zona sotto tutela ambientale ed archeologica, e una nuova struttura finalizzata alle guerre e
al controllo militare del pianeta da parte dei paesi dell’ Alleanza Atlantica.
PS. In integrazione dell’
articolo del manifesto che mette in evidenza solo l’ atteggiamento della
sindaca Raggi e del presidente del Municipio Boccuzzi, appartenente anche lui
al M5S, riporto la replica del deputato Morassut alla risposta del governo alla
sua interrogazione citata nell' articolo. La risposta viene definita dall’ esponente romano PD “rassicurante”.
“Roberto MORASSUT (PD) ringrazia il rappresentante del Governo per la
risposta rassicurante, che dimostra come la Difesa intenda tenere una posizione
ragionevole. Sottolinea come la vicenda abbia suscitato grande attenzione tra i
residenti, anche in considerazione del fatto che le realtà territoriali
coinvolte hanno una limitata capacità di incidere sulle decisioni finali.
Conclude rivolgendo una raccomandazione affinché sia salvaguardata l’unitarietà
del complesso del parco di Centocelle. “
M.P.
Raggi dà il via libera al «Pentagono italiano»
Roma. Nel
parco archeologico di Centocelle (zona sudorientale della capitale) la Difesa
sta costruendo il comando per le missioni all’estero. Si allargherà anche
l’aeroporto militare. A rischio ville romane ed ettari di verde che furono
protetti da Veltroni. Manifestazione di cittadini e comitati contro «l’omertà»
del comune e del municipio 5s
Di Giuliano Santoro
Il manifesto 29 ottobre 2017
Ci sono 126 ettari di verde nel quadrante di
sudorientale di Roma, tra la via Casilina e la Tuscolana, pezzo di città in cui
vive circa mezzo milione di persone. C’è un parco archeologico con tanto di
ville romane da rafforzare e proteggere, che viene minacciato dalla minaccia di
allargamento dell’aeroporto militare di Centocelle.
È un progetto che il ministero della difesa sostiene
di aver concordato con l’amministrazione comunale di Virginia Raggi. Solo che i
cittadini fino a poco tempo fa ne erano completamente all’oscuro.
IERI HANNO MANIFESTATO nel quartiere di Centocelle proprio per
protestare contro l’atteggiamento che definiscono «quasi omertoso» e «ai limiti
della truffa» della giunta grillina che pure in tempo di campagna elettorale
aveva messo la voce «trasparenza» tra i primi punti programmatici.
Qui, al pratone sulla Casilina, Pierpaolo Pasolini amava
giocare a calcio. Di fronte all’ingresso del parco sulla Casilina ci sono i
casali Falchetti e Garibaldi, spazi sociali in mezzo ai palazzoni. Sempre da
queste parti è ambientato uno dei frammenti del romanzo incompiuto dello
scrittore friulano, Petrolio.
Del resto, recita uno dei versi di Uccellacci e
Uccelllini: «Nei salotti / non si può fare l’amore, e neanche nei letti. /
Occorre un prato di periferia». Ma al chiuso dei salotti del Campidoglio e di
quelli del ministero pare essersi consumato ben altro inciucio.
LA CONFERMA AI SOSPETTI dei comitati in difesa del parco arriva un mese
fa, quando i deputati del Pd Antonino Moscatt e Roberto Morassut, già assessore
all’urbanistica ai tempi in cui il sindaco era Walter Veltroni. I due chiedono
delucidazioni sul progetto del «Pentagono italiano», che comporterebbe tra
l’altro l’edificazione di una strada che dalla Casilina condurrebbe dall’altra
parte del pratone, tagliando in due il parco al fine di collegare la base
militare alla linea C della metropolitana.
DAL MINISTERO confermano:
il progetto, seppure in fase ancora «embrionale» è stato «condiviso fin
dall’inizio con Roma Capitale e le municipalità interessate». Così almeno
riferisce il sottosegretario alla difesa Gioacchino Alfano.
Prima di lui, ormai sei mesi fa, era stata la ministra
Roberta Pinotti in persona ad annunciare l’allargamento: «A Centocelle abbiamo
già trasferito dal centro storico le 1.500 persone della Direzione generale
degli armamenti e lì c’è il Coi, il comando operativo che gestisce tutte le
missioni all’estero e in Italia. E lì si è pensato di costruire la struttura
con i vertici di tutte le forze armate».
Per la prima volta, insomma, l’Italia si vuole dotare
di un luogo di raccordo e coordinamento tra i vertici di tutte le forze armate
italiane.
«Solo l’adeguamento della mensa sottoufficiali vedrà
lo stanziamento di 4 milioni e 400 mila euro, ripartiti tra il 2017 e 2018»,
denunciano i comitati in difesa del Parco.
Ne fanno le spese ettari di verde e qualità della vita
in periferia, ma nelle stanze del ministero mentre istruiscono la pratica che
serve a trovare i fondi dalla legge di stabilità dicono anche che ci sarà la
possibilità di liberare e «mettere sul mercato» (cioè vendere ai privati)
diversi «immobili di pregio». La quadratura del cerchio, anzi del Pentagono.
NON È LA PRIMA VOLTA che
il parco rischia. La strategia urbanistica nota come «Sistema direzionale
orientale» prevedeva la costruzione di edifici anche in questa zona. Poi, negli
anni Novanta, saltò fuori il vincolo archeologico. E dieci anni fa, con
sapiente regia comunicativa durante una delle notti bianche veltroniane, venne
inaugurato il Parco, o almeno una sua piccola porzione.
POI PIÙ NULLA. I
cittadini ieri si sono ritrovati a piazza dei Mirti per un’assemblea. Non erano
tanti, ma la questione è concretissima e comincia a montare, in una porzione di
Roma in cui la densità di verde per abitante va dai 3 ai 10 metri quadri,
quando il minimo fissato dagli standard urbanistici è di 9 metri quadri.
C’erano anche Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Sinistra Per
Roma, e Gianluca Peciola, già capogruppo di Sel in Campidoglio.
Sotto accusa, oltre a sindaca e ministra, c’è anche
Giovanni Boccuzzi, il presidente grillino del municipio V che da marzo a oggi
ha avuto più occasioni pubbliche, ma non ha mai fatto chiarezza sugli impegni
presi dall’amministrazione.
L’ultima volta giusto un paio di settimane fa, in
occasione di un convegno organizzato dal Wwf sulle sorti della grande distesa
verde, già minacciata dalla presenza di autodemolitori oltre che dalla ciclica
accensione di roghi tossici. «Nonostante si parlasse del futuro del Parco
archeologico, il presidente Boccuzzi non ha fatto il benché minimo cenno alla
militarizzazione, già in atto, dell’area», protestano Stefania Berrettoni e
Luca Scarnati, i due portavoce del «Comitato Pac libero».
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