lunedì 19 novembre 2018

Eni e Russia: cosa manca nei commenti sulla Libia e piano di pace ONU



La Conferenza di pace sulla Libia, che si è svolta a Palermo il 12 e 13 novembre, è stata ormai commentata da tutti i pochi osservatori interessati. Mancano però dalle analisi due elementi fondamentali sul ruolo russo e dell' Eni nella complessa vicenda libica.

Il summit palermitano voluto dal governo italiano ha avuto come filo conduttore il piano di pace che l' incaricato delle Nazioni Unite Ghassan Salamè ha presentato al Consiglio di Sicurezza ONU qualche giorno prima della Conferenza di Palermo
Il piano prevede un percorso politico istituzionale in tempi molto stretti, non più di 12 mesi, e mette a fuoco i due principali ostacoli che questo percorso dovrà superare. Il ruolo delle milizie armate, soprattutto a Tripoli e nella sua regione, e la divisione e l' utilizzo dei proventi petroliferi che sono tornati enormi. Il piano stima 13 miliardi di dollari di entrate nei primi sei mesi del 2018, in un paese di sei milioni di abitanti.

A Palermo lunedì 12 si sono tenuti due tavoli di lavoro: uno sulla sicurezza nella area della capitale, l' altro sulle riforme economiche, che vedono al centro la gestione dell' industria energetica libica.
I passi fondamentali per avviare il percorso di pace sono stati individuati nella istituzione di forze militari regolai dello stato libico e nella unificazione e certificazione internazionale della produzione libica di idrocarburi e dei suoi proventi economici. Riunificando la Compagnia energetica libica e la Banca Centrale ora gestite in modo autonomo dai governi di Tripoli e di Tobrouk nei territori da loro amministrati.

In generale i media e i commenti degli osservatori hanno illustrato queste tematiche, nessuno ha citato però due questioni: il ruolo fondamentale dell' Eni per aiutare l' ONU ad attuare i suoi propositi nell' industria libica degli idrocarburi e l' interesse attuale russo per petrolio del Medio oriente.

Il ruolo fondamentale dell' Eni nella riforma della produzione degli idrocarburi e della Banca centrale libica.

L' Eni è stata, paradossalmente, avvantaggiata dalla guerra libica in corso dal 2011. Lo spiega questo articolo su Lindro, citando il Wall Street Journal:


Negli anni successivi alla caduta di Gheddafi e alla guerra civile che ancora imperversa nel Paese, la più importante azienda energetica italiana – in parte controllata dallo Stato – ,l’ENI ha acquisito di fatto il monopolio della produzione e distribuzione di petrolio e gas in Libiagrazie alle alleanze strette con le milizie islamiche e potentati locali nel vuoto di governo, come rivelato da un servizio del Wall Street JournalL’ENI può contare una presenza di lungo corso in Libia, dove si è installata dal 1959, radicandosi territorialmente attraverso accordi e compromessi con le tribù in grado di fornirle protezione. Nel 2015 l’ENI gestiva un terzo di tutta la produzione di gas e petrolio della Libia, mentre prima della guerra del 2011 e dell’uccisione di Gheddafi il giro di affari si aggirava a un quinto della produzione totale. Secondo i dati forniti dal Sole 24 Ore, ENI adesso fornisce 384 mila barili di petrolio al giorno, corrispondenti a quasi il 70% della produzione del Paese. Nello scorso luglio l’azienda energetica italiana ha avviato la seconda fase della produzione dal giacimento di gas off-shore di Bahr Essalam, il più grande dello Stato africano, con riserve pari a 260 miliardi di metri cubi di gas. Bahr Essalam, così come il gasdotto Greenstream, collegato direttamente a Gela, è situato a 120 chilometri da Tripoli, nel territorio controllato dal governo di al-Sarraj – il cui governo è sostenuto dall’Italia. Lo scorso ottobre la libica National Oil Corporation (Noc), l’ingese British Petroleum (BP), ed ENI, hanno firmato un accordo per l’assegnazione a Eni di una quota del 42,5% nel patto di esplorazione fra BP e Noc in Libia, con l’obiettivo di rilanciare le attività di esplorazione e sviluppo e di promuovere investimenti nel Paese. “

E' evidente quindi che, dato il ruolo dell' Eni nel sistema produttivo libico, l' impresa italiana sarà decisiva per la riuscita dell' riunificazione dell' industria petrolifera e per il ritorno ad una unica Banca Centrale.

L' interesse attuale russo per il petrolio del Medio oriente.

La Russia è vicina alla sua possibile massima produzione di petrolio, nei prossimi anni il greggio prodotto da Mosca inizierà inevitabilmente a diminuire. Nello stesso tempo aumenterà notevolmente l' importanza del petrolio del Medio Oriente. Il petrolio dei paesi Non Opec è sostanzialmente ai suoi massimi, ha margini di aumento di produzione solo lo shale gas USA. Ed anche in caso di sovraproduzione petrolifera rispetto alla domanda mondiale, il greggio mediorientale sarà più importante in futuro, avendo costi di estrazione molto più bassi rispetto al resto del mondo.
Quindi, qualsiasi scenario si verificherà in futuro nel complesso scacchiere petrolifero mondiale, il petrolio del Medio Oriente acquisterà molta più importanza rispetto ad oggi.

Per questo la Russia sarà nei prossimi anni più interessata al Medio Oriente rispetto al passato. E prima in Siria, ora in Libia lo sta dimostrando.

Marco P.

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