Gli Usa organizzano una conferenza in Polonia sull’Iran,
«per costruire la coalizione» contro Teheran, e cominciano il ritiro
dalla Siria. Sono gli effetti della dottrina del presidente Trump per il
Medio Oriente, che il segretario di Stato Pompeo aveva delineato nel
discorso di giovedì al Cairo.
Questa divergenza nell’amministrazione resta, ma intanto
Pompeo procede con l’altro punto chiave della strategia mediorientale di
Trump. Parlando con la Fox News, il segretario di Stato ha annunciato
che il 13 e il 14 febbraio a Varsavia sarà ospitata «una conferenza
ministeriale sulla pace, la libertà e la stabilità in Medio Oriente.
Riuniremo dozzine di Paesi da tutto il mondo, Asia, Africa, emisfero
occidentale, Europa, e ovviamente dalla regione. Ciò include
l’importante elemento di garantire che l’Iran non sia una influenza
destabilizzante».
Fonti molto vicine all’amministrazione, favorevoli alla
linea dura contro Teheran, dicono che «è venuto il momento di passare
dalle parole ai fatti».
Intendono che «il ritiro dall’accordo nucleare era il primo passo essenziale, ma ora bisogna attivamente sostenere la protesta interna che sta destabilizzando il regime». Questo potrebbe essere il vero scopo, anche se non ufficiale, della conferenza in Polonia. Il dubbio resta quello espresso dopo il discorso del Cairo, da critici come il presidente del Council on Foreign Relations Richard Haass: «Pompeo ha articolato obiettivi ambiziosi, come espellere dalla Siria ogni iraniano, ridurre l’arsenale missilistico di Hezbollah, costruire un Iraq libero dall’influenza di Teheran, riducendo allo stesso tempo la presenza Usa in Medio Oriente. Nessuna politica può avere successo, con obiettivi e mezzi così divergenti».
Intendono che «il ritiro dall’accordo nucleare era il primo passo essenziale, ma ora bisogna attivamente sostenere la protesta interna che sta destabilizzando il regime». Questo potrebbe essere il vero scopo, anche se non ufficiale, della conferenza in Polonia. Il dubbio resta quello espresso dopo il discorso del Cairo, da critici come il presidente del Council on Foreign Relations Richard Haass: «Pompeo ha articolato obiettivi ambiziosi, come espellere dalla Siria ogni iraniano, ridurre l’arsenale missilistico di Hezbollah, costruire un Iraq libero dall’influenza di Teheran, riducendo allo stesso tempo la presenza Usa in Medio Oriente. Nessuna politica può avere successo, con obiettivi e mezzi così divergenti».
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