Tomaso Montanari al Brancaccio ha definito illegale la guerra in Kosovo portata avanti dall'Italia sotto la guida dell' allora premier D'Alema.
Le parole esatte riportate dal manifesto sono nel testo di questo post, quelle del titolo del post sono mie. E credo che non stravolgano quello che è scritto sul giornale.
Diffondo intanto la notizia di questa piccola polemica tra D'Alema e Montanari sulla guerra in Kosovo del 1.999. Sicuro che nessuno vorrà approfondirla.
Da settimane sto segnalando l'assenza completa del tema della guerra dal percorso iniziato dopo l'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari. Ed e' bastato un piccolo accenno di Montanari alla guerra in Kosovo a suscitare la reazione di D'Alema.
Insomma parlare di guerra è difficile per la sinistra, ma non accettiamo in silenzio la rimozione di un tema che sta travolgendo in questi anni milioni di persone e cambia anche la vita delle città occidentali.
Intervista a Massimo D’Alema di Daniela Preziosi su Il
manifesto del 20 giugno 2017.
A pag. 4 del giornale, in evidenza,
“Dico a Montanari che in Kosovo non c’e’ stata guerra
illegale. L’ accusa è decaduta, chi la ripete ingiuria. Se davvero vuole unire
eviti battute a caso.”
Nell’ articolo:
…«Da vecchio militante ho una certa esperienza di
assemblee, in questa c’era un po’ di estremismo. A partire dall’introduzione di
Tomaso Montanari», spiega a chi gli chiede un giudizio. C’è dell’ironia.
Ma la questione è seria. D’Alema era in prima fila, a un passo dal palco,
quando il combattivo giovane studioso ha elencato le colpe del vecchio
centrosinistra.
E, nel lungo elenco, ha scandito «la guerra illegale in
Kosovo».
D’Alema, che era il presidente
del consiglio in quel marzo ’99, non ha mosso ciglio. Ma ora replica: «Vorrei
spiegare a Montanari che di questo fui accusato da un gruppo di giuristi. Poi
la Cassazione emise una sentenza che archiviò tutto riconoscendo la piena
legittimità del mio agire». Perché, spiega, l’art.11 della Costituzione dice
che «l’Italia ripudia la guerra» eccetera, «ma poi anche che consente alle
limitazioni di sovranità necessarie agli obblighi derivanti dai trattati
internazionali». La conclusione è tagliente: «L’accusa è decaduta, se lui la
rilancia è una calunnia».
Non che intenda passare alle carte bollate, l’ex
presidente del consiglio. Ma «il mondo è complesso, prima di parlare meglio
informarsi, non ci si aspetta da un illustre storico dell’arte una sortita
inutile e dannosa. Non si fanno battute a caso, tanto più se si lavora ad unire
la sinistra». Segue racconto dei suoi ritorni in Serbia, dei giovani che lo
hanno ringraziato perché quella guerra fu l’inizio «del ritorno alla libertà».
Ma questa sarebbe un’altra storia……
…..«sono diventato buono, so che i giornalisti hanno
nostalgia del D’Alema cattivo ma invece, vede, ho ascoltato quelle calunnie sul
Kosovo e sono rimasto seduto. In altri tempi mi sarei alzato e me ne sarei
andato. A proposito, andrò a piazza Santi Apostoli il primo luglio, lo
considero un mio dovere di militante».
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