Che cosa c’è dietro la segretazione del
Pentagono delle ispezioni alle atomiche in Italia?
di Angelo Baracca
21.07.2017
Una
notizia diffusa della giornalista Stefania Maurizi, sempre informata e
rigorosa, su Repubblica online di ieri[1],
sul segreto imposta dalla US Air Force e dal Joint
Chiefs of Staff è indubbiamente degna di nota ed inquietante, ma il
risalto che ha avuto su certi organi di stampa[2] appare
a mio parere un po’ strumentale. Soprattutto a fronte del risalto enormemente
minore che è stato dato – con ritardo e accompagnato da riserve – dello
storico Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpan) stabilito il 7
luglio scorso a conclusione dei negoziati all’Onu, approvato da 122 Stati,
quasi 2/3 terzi degli Stati membri dell’Onu.
Intanto,
di che cosa si tratta? È (o dovrebbe essere) a tutti noto che gli Usa
schierano in Italia (e in altri paesi europei, ma in numero minore) bombe
termonucleari B-61 a gravità, che addirittura stanno ammodernando con lo
sviluppo della testata B-61-12 con un programma del costo di $ 10 miliardi.
Questo schieramento viene “giustificato” in base al nuclear-sharing(condivisione
nucleare) della Nato, con l’affermazione, sia pure pretestuosa, che esso sia
autorizzato dal Trattato di Non Proliferazione (Tnp) del 1970.
Il
discorso è lungo e complesso. Una prima domanda sorge spontanea: la
formulazione del nuovo Tpan, ed anche il lungo negoziato che l’ha prodotto,
sono stati scandalosamente ignorati dai media nostrani (solo Avvenire ne
ha dato tempestiva notizia, con grande risalto). Le scarse osservazioni che
sono state fatte tendono a depotenziarne la portata, continuando invece ad
insistere sul vecchio Tnp (tipici a questo proposito il ritardo nel dare la
notizia e le riserve espresse dal Manifesto, che ora da un
risalto sproporzionato alla presente notizia). È il caso di ricordare che la
negoziazione del nuovo Tpan è stata indotta da una forte mobilitazione della
società civile internazionale e voluta da una forte maggioranza dei paesi non
nucleari all’Onu, i quali erano ormai sfiduciati da decenni di insistenza per
il rispetto del Tnp, che dal 1970 prevedeva con l’Art. VI “trattative in
buona fede per arrivare al disarmo nucleare, e generale, totali”: negoziati
mai avviati! Non solo, ma sotto il regime del Tnp la consistenza degli
arsenali nucleari proliferò da 30.000 al numero demenziale
di 70.000 nel 1985, e gli stati nucleari proliferarono da 6
a 10! Insomma, nella realtà un trattato di proliferazione ad
uso e consumo degli Usa!
Dopo
questi sintetici richiami, che ci sembrano doverosi, vediamo che cosa
realmente è avvenuto sotto il regime 37-ennale del Tnp: perché se può
sembrare giusto chiedere il rispetto del Tnp, ci sembra non solo inutile, ma
decisamente fuorviante, intestardirsi a chiedere da un trattato quello che
evidentemente non da, mettendo invece in secondo piano la novità storica del
nuovo Tpan.
Intanto
riporto (con il suo consenso) un’annotazione che ricevo dall’Avv. Claudio
Giangiacomo della Ialana-Italia: “all’epoca del Tnp gli Usa non comunicarono
l’esistenza degli accordi sul nuclear sharing che pare sia
stato comunicato solo per via riservata all’Urss (che ovviamente lo sapeva
già ma aveva interessi analoghi per i paesi del patto di Varsavia)”. Ma c’è
di più. La presenza delle testate nucleari sul territorio italiano rimanda
necessariamente alla presenza e all’assetto giuridico delle basi militari
statunitensi e Nato. Ebbene, riporto dei brani di un articolo dell’Avv.
Giangiacomo apparso nel Dossier di Mosaico di Pace sul
numero di Aprile scorso[3]:
“la
costruzione e gestione delle basi militari è regolata da convenzioni bi-
o multilaterali tra i paesi della Nato. [I quali] sarebbero dovuti
essere stati assunti nelle forme previste dagli artt. 72 ed 80 della
Costituzione italiana (procedimenti abbreviati solo in casi d’urgenza, e
ratifica da parte delle Camere di trattati internazionali che importino
variazioni del territorio od oneri alle finanze): invece è stata utilizzata
la cosiddetta procedura semplificata, non prevista dalla
Costituzione ma disciplinata dalla legge 11.12.1984 n. 839, senza
però, come prescritto, procedere alla loro pubblicazione, sottraendoli così
sia al controllo delle Camere che del Presidente della Repubblica. Solo nel
1995 venne firmato lo “shell agreement” (“accordo conchiglia”),
l’accordo quadro fra Italia e Usa sulle basi in Italia, che venne poi
pubblicato nel 1998 a seguito della gravissima strage del Cermis (quando un
aereo militare americano volando a bassa quota troncò il cavo della funivia,
causando 20 vittime). Rimane invece totalmente segreto il Bilateral
Infrastrutture Agreement del 20.10.1954 che regola le condizioni
dell’utilizzo delle basi americane in Italia, anch’esso approvato con la
procedura semplificata. Pur limitandoci a quanto oggi noto, si può
sicuramente affermare che le basi non possono in alcun modo ritenersi ‘extra
territoriali’.”
Inoltre,
saltando altre osservazioni importanti, Giangiacomo afferma che “sia le
istallazioni che le medesime operazioni ed attività delle forze ospitate
[nelle basi militari Usa], anche per la parte posta sotto il Comando
Usa, debbano rispettare le leggi vigenti in Italia, tanto che al
Comandante italiano è rimesso il controllo del loro rispetto”.
Da queste
osservazioni, risulta evidente la responsabilità diretta del governo italiana
per le attività svolte nelle basi militari: tanto più, ci sembra, per
l’autorizzazione di ordigni terribili come le testate termonucleari.
Dal nostro
punto di vista, si conferma insomma come il Tnp funga nella sostanza
come una cortina dietro la quale viene surrettiziamente “legittimata”
la presenza delle armi nucleari sul nostro territorio.
Giangiacomo rileva ancora come
“indipendentemente
dalla violazione del Tnp, la permanenza in Italia di ordigni nucleari sia
effettuata in palese violazione della legge n. 185 del 9 luglio 1990 che
espressamente prevede all’art. 1 comma 7: ‘Sono vietate la
fabbricazione, l’importazione, l’esportazione ed il transito di armi
biologiche, chimiche e nucleari, nonché la ricerca preordinata alla loro
produzione o la cessione della relativa tecnologia‘.
Sebbene al
successivo comma 9 lett. c) del medesimo articolo si preveda una
inapplicabilità della norma in relazione ai materiali di armamento e di
equipaggiamento delle forze dei paesi alleati, questa deroga è limitata al
transito e non alla permanenza stabile nel territorio italiano.”
In
sostanza il governo italiano, anche nella discussione di mozioni al
Senato sul nuovo Trattato, seguita a trincerarsi dietro il Tnp e rifiuta di
aderire al nuovo Tnap, ignorando bellamente, in primo luogo, gli obblighi che
derivano dalle sue proprie leggi.
Questa
lunga premessa è per me propedeutica per capire che cosa comporti ora
la secretazione dei report sulla sicurezza delle atomiche schierate
in Italia (non sulla “dislocazione” come titola Il Manifesto).
Osserva ancora Giangiacomo: “Paradossalmente la dichiarazione del segreto
apposto dal Pentagono è una ammissione della loro presenza”.
Infatti,
il maggiore esperto, Hans Kristensen della Fas, precisa nell’intervista
effettuata da Vignarca sul Manifesto di oggi: i report “ci
confermano se una certa base abbia o meno missione nucleare. La US
Air Force pubblicava tradizionalmente tali informazioni per le
installazioni europee ma nel corso del tempo le ha ridotte, per rendere più
difficile ad opinione pubblica (e potenziali avversari) capire quali unità
fossero o meno nucleari. … Diverso quando un’intera unità fallisce
un’ispezione: l’impressione di incompetenza che ne deriva è palese. Come
nell’incidente del 2007 alla base di Minot, in cui sei missili nucleari da
crociera vennero imbarcati per errore su un bombardiere e portati in giro per
gli Stati uniti. A mio parere la decisione di secretare i risultati
delle ispezioni cerca di evitare qualsiasi tipo di imbarazzo alle Forze
Armate per questo tipo di errori”.
Ma di
nuovo, il governo italiano è disposto o no a pretendere dagli Usa la permanenza
stabile nel territorio italiano di armi nucleari, vietata dalla legge n.
185 del 9 luglio 1990? I pacifisti vogliono decidersi a pretendere dal nostro
governo tale rispetto, invece di trincerarsi sul rispetto del Tnp, che
finisce per fare il gioco del governo? E di schierasi compatti, invece,
sull’adesione al Tpan, che dichiara l’assoluta illegalità delle armi
nucleari, e impone agli Stati che intendano aderirvi di dichiarare “se ci
sono armi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la
propria giurisdizione o controllo che siano possedute o controllate da un
altro Stato” (Art. 2 comma c[4]),
ed ovviamente a pretenderne e garantirne la rimozione per aderire al Tnap. Ed
è proprio questo che il governo non vuole, in ossequio ai voleri di Usa e
Nato!
Last but
not least, mi sia
consentito di dire che l’eccessiva drammatizzazione della notizia in
questione fa da pendant alla disinformazione sui
principali rischi incombenti delle armi nucleari, il loro ammodernamento che
è ben più massiccio e grave di quello delle B-61-12 (mille miliardi di $ a
fronte di 10 miliardi!), nonché le migliaia di missili nucleari
transcontinentali mantenuto in stato di allerta pronti al lancio immediato (launch
on warning) con il rischio concretissimo di una guerra per errore:
abbiamo già rischiato per lo meno una ventina di volte questo olocausto
nucleare: sotto il regime vigente del Tnp!
Sabato 22 Luglio,2017 Ore: 22:50 |
Nessun commento:
Posta un commento