giovedì 13 luglio 2017

No alle scelte del governo di guerra Pinotti-Gentiloni. E' necessaria un' altra politica estera.


La ministra della Difesa Pinotti, dopo un colloquio con il suo collega USA generale Mattis, ha svelato che militari italiani potrebbero essere inviati a Raqqa in Siria, nonostante il parere contrario del legittimo governo siriano da 6 anni sotto attacco dell'Isis e di nemici vari.
Ha spiegato inoltre che la nostra presenza militare in Afghanistan e Iraq sarà ristrutturata con un probabile aumento dei militari impegnati, il tutto mentre gli USA ci hanno chiesto un impegno maggiore in Libia dove gia' 300 militari italiani, quello italiano è l' unico esercito straniero presente nel paese, stanno gestendo un ospedale militare a Misurata e presidiando la zona.

L'impiego dei militari italiani in paesi in guerra e' “ per la pace ".  “ Per sostenere la nostra economia” invece vendiamo armi all'Arabia Saudita, usate poi per bombardare in Yemen, agli altri paesi del Golfo e a molti altri.
L'export italiano di armi e' passato da poco meno di 3 miliardi del 2014 ai 14 miliardi del 2016 e ben il 59% di questo gigantesco fatturato e' dovuto alla vendita nei paesi del Medio Oriente.
Il tutto alimenta le guerre che impazzano nella regione, causa del terrorismo che ha cambiato la vita delle città dell' Europa e di parte delle migrazioni che stanno destabilizzando l' Unione Europea e il nostro paese. Stanno destabilizzandoci indirettamente,  perché alcuni paesi nel mondo sostengono, in proporzione alle loro dimensioni, una presenza di stranieri enormemente maggiore.

A questa strategia catastrofica e guerrafondaia del governo italiano non viene contrapposta un' opposizione complessiva da parte di nessun soggetto. In parlamento, M5S e Sinistra Italiana si esprimono contro alcune scelte governative, ma non mettono il tema guerra al centro della loro azione e lo delegano ai pochi deputati che seguono il settore esteri.
La sinistra più radicale e antagonista, come per esempio la Coalizione Eurostop, dice No alla Nato e alla militarizzazione dei territori, ma anch' essa dedica il suo impegno ad altre questioni.
I pochi e piccoli gruppi attivi sulle guerre si concentrano  su alcuni temi particolari ma non si coordinano tra loro e non si preoccupano di costruire una strategia complessiva e uno schieramento alternativo alle politiche di guerra del governo Pd.

A sinistra il fiume di parole che sta accompagnando la costruzione di una sinistra diversa dal Partito Democratico ha dedicato alle guerre e al riarmo solo una frase, a proposito della illegalità della guerra italiana alla Serbia del 1.999.
Negli anni passati in qualche occasione piccole aggregazioni di gruppi politici o di altro tipo avevano preso posizioni collettive contro scelte governative, della Nato o dell' UE.
Ora invece non c'e' traccia neppure di questo.

Dal 17 luglio sono in calendario in Senato e alla Camera due mozioni. Una sulle armi dalla Sardegna ai bombardamenti sauditi sullo Yemen e l' altra sul recente trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari. Ma la scarsa decisione di chi le porta avanti consente anche alla maggioranza governativa  di presentarle, nei pochi accenni rintracciabili sui siti istituzionali, in un modo che non si capisce il loro vero oggetto.
La mozione sulle armi fabbricate in Sardegna diventa genericamente "sulla guerra in Yemen" e la mozione sul trattato Onu che proibisce le armi nucleari e' presentata come una mozione "sulla proliferazione nucleare".

Invece l' opposizione alle guerre e alle politiche governative di guerra di questi anni ha bisogno di continuità, di un coordinamento tra soggetti politici e movimenti e di una visione complessiva. La guerra non e' un tema di nicchia, e' una parte fondamentale del sistema paese che condiziona tutto il sistema paese. Ma nessuno considera centrali i conflitti armati di questi anni.

Io continuo a credere che ci sia nell'opinione pubblica italiana una grossa contrarietà alle guerre e al mercato delle armi e che debba essere trovato un modo giusto ed adeguato per organizzarla e esprimerla. Ma in attesa di trovarlo, chi già si interessa di temi relativi alla guerra, deve opporsi complessivamente alla politica guerrafondaia e avventurista dei nostri governi, ed oggi alle scelte del governo di guerra Gentiloni-Pinotti.

E' giusto e necessario farlo anche se non è semplice. Ma il modo opportuno di opporsi alla guerra deve essere cercato muovendosi nei modi possibili oggi, non disimpegnandosi.

Marco Palombo



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