Nell' immagine di venerdì 29 giugno, al porto di Olbia una camionetta dei carabinieri scorta il carico di bombe per l' Arabia Saudita destinato ad essere usato nei bombardamenti sullo Yemen.
Yemen, allarme colera: oltre alla guerra, la peggiore epidemia di sempre
1.500 morti per ora a causa dell' epidemia di colera, 246.000 casi, un quarto delle vittime è rappresentato da giovanissimi. La progressione con la quale l' epidemia si sta diffondendo è impressionante, in Inghilterra Corbyn ha chiesto lo stop all' invio di armi all' Arabia saudita, che sta bombardando questo martoriato paese, e in Italia anche il sito ufficiale di Salvini si è accorto della tragedia yemenita.
M.P.
Il nuovo bollettino è stato fornito sabato dal rappresentante dell’Organizzazione mondiale della Sanità Nevio Zagaria. Ma si muore anche delle bombe della coalizione a guida saudita. Il capo dell’agenzia umanitaria del regno, però, difende il suo Paese: “Non ha intenzione di colpire i civili”. Il laburista inglese Corbyn, intanto, insiste: “Stop alle armi a Riyadh”
Continua a salire drammaticamente il numero delle vittime di colera in Yemen.Nevio Zagaria, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) nel Paese, ha aggiornato il bilancio sabato riferendo che sono morte finora 1.500 persone a causa di questa malattia infettiva che ha colpito 21 delle 22 province yemenite.Secondo i dati forniti da WHO, al 30 giugno erano 246.000 i casi di colera. Un dato impressionante soprattutto se si pensa, sottolinea Zagaria, che il numero dei contagiati è decuplicato negli ultimi due mesi. I più colpiti, ha poi evidenziato Sherin Varkey dell’Agenzia Onu per l’Infanzia (Unicef), sono i bambini: un quarto delle vittime è rappresentato dai giovanissimi.
I nuovi numeri forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità confermano le sue previsioni allarmanti di due settimane fa quando i morti erano 1.300 e si parlò di 5.000 nuovi casi al giorno. Ad aggravare la crisi c’è poi da tenere in conto che il sistema sanitario locale è da tempo collassato a causa delle guerra iniziata due anni fa nel Paese da una coalizione di stati sunniti guidata dall’Arabia Saudita. Molte strutture sanitarie locali sono state più volte oggetto dei raid di Riyadh, ma anche quando sono state risparmiate dalla furia delle bombe, sono poco operative per mancanza di fondi. Emblematico, a tal riguardo, il fatto che da più di 6 mesi i lavoratori del settore sanitario non percepiscono lo stipendio. Il WHO ha provato a mettere una pezza pagando degli "incentivi” per dottori, infermieri, addetti alle pulizie, paramedici.
Con l’aiuto della Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha provato a creare centri di trattamento con 50-60 letti ciascuno dove lavorano almeno 14 persone giorno e notte. L’obiettivo, fanno sapere, è raggiungere 5.000 posti letto in totale.
Ma è una lotta contro il tempo.A lanciare l’allarme è Stephen O’Brien, il sottosegretario generale dell’Onu per le questioni umanitarie: "La crisi non sta venendo, non sta incombendo. E’ già qui oggi: le persone comuni ne stanno pagando il prezzo. Il popolo yemenita è soggetto a stenti, malattie, morte mentre il mondo resta a guardare”.
I nuovi numeri forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità confermano le sue previsioni allarmanti di due settimane fa quando i morti erano 1.300 e si parlò di 5.000 nuovi casi al giorno. Ad aggravare la crisi c’è poi da tenere in conto che il sistema sanitario locale è da tempo collassato a causa delle guerra iniziata due anni fa nel Paese da una coalizione di stati sunniti guidata dall’Arabia Saudita. Molte strutture sanitarie locali sono state più volte oggetto dei raid di Riyadh, ma anche quando sono state risparmiate dalla furia delle bombe, sono poco operative per mancanza di fondi. Emblematico, a tal riguardo, il fatto che da più di 6 mesi i lavoratori del settore sanitario non percepiscono lo stipendio. Il WHO ha provato a mettere una pezza pagando degli "incentivi” per dottori, infermieri, addetti alle pulizie, paramedici.
Con l’aiuto della Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha provato a creare centri di trattamento con 50-60 letti ciascuno dove lavorano almeno 14 persone giorno e notte. L’obiettivo, fanno sapere, è raggiungere 5.000 posti letto in totale.
Ma è una lotta contro il tempo.A lanciare l’allarme è Stephen O’Brien, il sottosegretario generale dell’Onu per le questioni umanitarie: "La crisi non sta venendo, non sta incombendo. E’ già qui oggi: le persone comuni ne stanno pagando il prezzo. Il popolo yemenita è soggetto a stenti, malattie, morte mentre il mondo resta a guardare”.
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