Diventa
definitiva la condanna a oltre 4 anni per l'ex governatore della Calabria. In
un mese è passato dalla campagna elettorale a sostengo della Lega alla galera
per aver falsificato i bilanci di quando era sindaco di Reggio. Ma non è
l'unica ombra calabra che pesa sul Carroccio
L'Espresso
DI GIOVANNI TIZIAN
05 aprile
2018
Dal sostegno elettorale
alla Lega di Matteo Salvini al carcere di Reggio Calabria. Un mese intenso,
quello di Giuseppe Scopelliti. Prima la campagna per il voto del 4 marzo con il
suo nuovo Movimento nazionale per la sovranità- fondato insieme a Gianni
Alemanno, sotto processo per finanziamento illecito in un filone scaturito da
Mafia Capitale- a sostegno della Lega. Poi, chiusa la parentesi delle
politiche, nei giorni delle consultazioni, ecco che arriva la condanna a 4 anni
e 7 mesi per falso in atto pubblico confermata dalla Cassazione con
l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La vicenda risale a quando
Scopelliti era sindaco di Reggio: l'accusa condivisa dai giudici è di aver
falsificato i bilanci comunali.
Un'altra tegola per la narrazione legalitaria di Matteo Salvini, che dopo gli arresti di ieri in Sicilia e l'indagine su i due volti più noti della Lega al Sud, deve fare i conti con il verdetto contro Scopelliti, che per la Lega ha fatto campagna elettorale nel suo feudo elettorale, a Reggio Calabria.
Un'altra tegola per la narrazione legalitaria di Matteo Salvini, che dopo gli arresti di ieri in Sicilia e l'indagine su i due volti più noti della Lega al Sud, deve fare i conti con il verdetto contro Scopelliti, che per la Lega ha fatto campagna elettorale nel suo feudo elettorale, a Reggio Calabria.
L'appoggio è stato proficuo, garantedo in provincia di Reggio un buon risultato, vicino al 7 per cento, in un territorio che ha accolto con favore l'endorsmente dell'ex governatore, il quale è riuscito a piazzare nelle liste del partito di Salvini anche suoi candidati.
Superato lo Stretto, infatti, i Salvini boys non hanno nulla a che spartire con la tradizione democristiana che ritroviamo da Palermo a Catania. Qui prevale il nero degli eredi politici del Movimento sociale. L'alleanza politica sui territori è stata fatta, appunto, con Giuseppe Scopelliti Scopelliti. Lui, però, non si è candidato, proprio per non creare imbarazzo al Capitano della nuova Lega sovranista. La condanna, in effetti, è arrivata. Ma c'era anche un'altro macigno che pesa sull'ex governatore della Calabria: è in attesa di capire l’evoluzione di un’inchiesta dell’antimafia sul livelo occulto della ‘ndrangheta, in cui è indagato. Tuttavia, i dirigenti della Lega non hanno esitato a incassare il sostegno di Scopelliti.
Anzi, l’ex governatore e già sindaco di Reggio ha lavorato dietro le quinte, mettendo a disposizione il suo blocco elettorale mobile che fa gola a molti. E, visto il risultato, ha funzionato. Dal canto suo Scopelliti non rinuncia certo a piazzare sue pedine nelle liste. Una su tutte: Tilde Minasi, fedelissima fin dalla prima giunta comunale. Lei non è stata eletta. A differenza del segretario della sezione calabrese della Lega-Noi con Salvini: Domenico Furgiuele, un passato nella Destra di Storace, e, ora, fresco deputato.
Quando Furgiuele era un ultras del Sambiase ha collezionato un Daspo, che
la Questura affibbia solo ai tifosi più agitati. Una delle prime apparizioni di
Matteo Salvini in Calabria è del 2015, quando insieme a Furgiuele hanno
organizzato una conferenza stampa all’Aerhotel Phelipe, di proprietà della
famiglia dell’imprenditore Salvatore Mazzei, suocero di Furgiuele. Il parente
del candidato di Salvini a Lamezia ha i beni sotto sequestro dall’antimafia.
Lui rigetta ogni accusa, sostiene di essere una vittima, forte anche di un assoluzione
da un processo per concorso esterno. Di certo, però, Mazzei è sfortunato nella
scelta dei partner: un suo vecchio socio, imprenditore delle sale bingo, è
stato pizzicato di recente dalla guardia di finanza di Lamezia per una presunta
bancarotta fraudolenta.
Dettagli per Furgiuele. Che ha così ormai quasi rimosso dalla memoria quel passaggio di un informativa della polizia in cui viene tirato in ballo per aver offerto alle persone sbagliate due stanze dell’hotel di famiglia, lo stesso in cui Salvini è stato ospite tre anni fa. I detective che indagavano su un caso di omicidio del 2012, infatti, scoprono che i sicari dopo la spedizione hanno alloggiato nel quattro stelle senza pagare alcunché. «Erano ospiti del signor Domenico Furgiuele, genero del signor Mazzei, proprietario dell’Hotel», si legge nel documento anticipato dall'Espresso nell'inchiesta di copertina sui "Legami pericolosi" della Lega di Salvini. L’episodio non ha avuto alcun rilievo penale, Furgiuele non poteva immaginare che quelli fossero gli autori del grave delitto. Si era fidato di un amico, a sua insaputa coinvolto con quella gentaglia. «Un equivoco, solo un equivoco. L'ho chiarito nelle sedi opportune, infatti non sono indagato. Parliamo d'altro?» ha dichiarato a Repubblica subito dopo il voto. Una storiaccia, insomma, da dimenticare. Furgiuele, ora, è concentrato sul futuro governo.
Di certo, però, dal sostegno di Scopelliti ( il condannato) al deputato con il suocero-imprenditore sospettato dall'antimafia, la Lega in Calabria rischia di sembrare già vecchia. Un po' come nella vicina Sicilia.
Dettagli per Furgiuele. Che ha così ormai quasi rimosso dalla memoria quel passaggio di un informativa della polizia in cui viene tirato in ballo per aver offerto alle persone sbagliate due stanze dell’hotel di famiglia, lo stesso in cui Salvini è stato ospite tre anni fa. I detective che indagavano su un caso di omicidio del 2012, infatti, scoprono che i sicari dopo la spedizione hanno alloggiato nel quattro stelle senza pagare alcunché. «Erano ospiti del signor Domenico Furgiuele, genero del signor Mazzei, proprietario dell’Hotel», si legge nel documento anticipato dall'Espresso nell'inchiesta di copertina sui "Legami pericolosi" della Lega di Salvini. L’episodio non ha avuto alcun rilievo penale, Furgiuele non poteva immaginare che quelli fossero gli autori del grave delitto. Si era fidato di un amico, a sua insaputa coinvolto con quella gentaglia. «Un equivoco, solo un equivoco. L'ho chiarito nelle sedi opportune, infatti non sono indagato. Parliamo d'altro?» ha dichiarato a Repubblica subito dopo il voto. Una storiaccia, insomma, da dimenticare. Furgiuele, ora, è concentrato sul futuro governo.
Di certo, però, dal sostegno di Scopelliti ( il condannato) al deputato con il suocero-imprenditore sospettato dall'antimafia, la Lega in Calabria rischia di sembrare già vecchia. Un po' come nella vicina Sicilia.
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