venerdì 6 giugno 2014

Intervento di Pietro Calamandrei alla Camera sull'adesione italiana alla Nato.


 Il discorso alla Camera dei Deputati di Pietro Calamandrei il 16 marzo 1949 in occasione della discussione sull' adesione dell' Italia al Patto Atlantico, Nato.

CALAMANDREI. Chiedo di parlarc per dichiarazione. di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
CALAMANDREI. Onorevole signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome dei socialisti indipendenti dei quali son rimasto l’unico rappresentante nel gruppo di (( Unità socialista 1) (l’ultimo dei Mohicani, direbbe l’onorevole Togliatti) ritengo che sulla soglia di una decisione che ci turba e quasi ci schiaccia col suo peso, e che noi dovremmo prendere ad occhi chiusi senza poter discuterc quel testo che tutti i cittadini meno che i deputati. in quest’ora conoscono, non sia abbastanza chiara, anche se motivata, l’astensione e sia, doveroso un voto esplicito e netto. Dichiaro quindi serenamente che il mio voto sara contrario. (Vivi applausi all’estrema sinistra).
 
Dopo che un numero così grande di colleghi, mossi tutti dalla stessa ispirazione politica, hanno esposto i motivi del loro voto contrario al patto, permettete a me, per evitare equivoci e confusioni, di esprimere i motivi, in parte diversi, del .voto egualmente contrario che sto per dare; il quale soprattutto si distingue dal loro per questo fondamentale motivo: che, mentre essi muovono da una concezione politica che logicamente li porta,  nell’urto fra i due blocchi contrapposti, ad opporsi a questa scelta che il patto propone, perché essi hanno già fatto potenzialmente la scelta contraria, io per mio conto sono contrario in questo momento a qualsiasi scelta, e non sono favorevole al Patto Atlantico proprio perché esso forza l’Italia questa scelta preventiva che io ritengo pericolosa e non necessaria in questo momento.
d’altra parte potrei sentirmi solidale con alcune delle dichiarazioni udite finora, le quali, mentre hanno espresso la loro solidarietà col popolo russo, hanno in termini talvolta assai aspri accentuato la loro ostilità contro l’America.
Non posso pensare che gli italiani della. Resistenza abbiano già dimenticato che, se la libertà ci fu restituita perché l‘eroico popolo russo seppe compiere il miracolo di Stalingrado, essa ci fu restituita anche perchè nell’agosto del 1940 il popolo inglese resisti eroicamente all’uragano di fuoco che infuriava sul cielo di Londra e perché l’America portò nella mischia lo schiacciante peso delle sue armi formidabili. (Approvazioni all’estrbma
sinistra). Né possiamo scordare che per molti di noi il ritorno alla libertà fu annunciato dall’apparire lungamente invocato, nel polverone di una strada, del primo brillìo di un carro armato americano.

E tuttavia io sono contrario a questo Patto. E i motivi, schematicamente, sono di tre ordini.
 
Primo:

sotto l’aspetto della politica europea, noi socialisti federalisti pensiamo che un patto militare, anche se difensivo, che trasforma gli Stati europei in satelliti di uno dei blocchi che si fronteggiano, e dà al suolo europeo la funzione di un trinceramento di prima linea per eserciti che stanno in riserva. al di la dell’Atlantico, allontani la nascita di quella Federazione occidentale‘ europea, politicamente e militarmente unita e indipendente, che noi auspichiamo né alleata nè ostile, ma mediatrice tra. i due blocchi opposti, e capace di conciliare in una sua sintesi di democrazia socialista due esigenze per noi ugualmente preziose e irrinunciabili, quella della libertà democratica’ e parlamentare, e quella della giustizia sociale.
 
Secondo:

sotto l’aspetto della politica interna italiana, noi temiamo che l’adesione data dall’Italia a questo patto, anche se non minaccerà la pace internazionale, costituirà però un ostacolo immediato alla pacificazione interna e al funzionamento normale della nostra democrazia; perchè la contrapposizione militare di due schieramenti che difendono due contrapposte concezioni sociali, darà sempre maggiore asprezza alla lotta interna dei corrispondenti partiti, e sempre più ai dissensi politici darà minacciosi aspetti di guerra civile.
E questo potrà rimettere in discussione le libertà costituzionali che sono scritte per il tempo di pace e non per la vigilia di guerra, per gli avvenimenti politici e non per supposte quinte colonne; e darà sempre più ai provvedimenti di polizia il carattere di repressioni di emergenza,- che si vorranno giustificare con le rigorose esigenze della preparazione militare. Auguriamoci che, mentre la costituzione repubblicana attende ancora il suo compimento, la firma di questo Patto Atlantico non sia il primo colpo di piccone dato per smantellarla.

(Terzo? n.d.r.)
 
Ma ciò ‘che sopratutto ci angustia sono le conseguenze di carattere militare. Se per tutti gli altri Stati europei la firma del patto sarà accompagnata da rischi ma anche da vantaggi, C’è da temere che solo per l’Italia esso. possa significare pericoli senza corrispettivo. Diventare alleato militare di uno dei due blocchi in conflitto significa assumere fin da ora la posizione di- nemico potenziale dell’altro blocco: firmando quel patto con le potenze occidentali noi ci saremo condannati a non poter essere più amici degli. stati orientali,’ dei quali, per l’ipotesi di guerra, saremo fin d’ora predestinati nemici.
 
E anche se il patto è difensivo, bisogna vedere se sembrerà difensivo a coloro da cui ci apprestiamo a difenderci, e quali saranno le. loro reazioni contro i firmatari e sopratutto contro l’Italia che di tutti i firmatari è il più debole e il più esposto. All’Italia questo patto non solo non dà la garanzia di allontanare dal nostro territorio la catastrofe della guerra, ma da anzi ad essa la certezza della immediata invasione, anche se il conflitto sarà provocato. da urti extraeuropei. Se la nostra posizione geografica è tale che anche ad un’Italia, neutrale lascerebbe ,-assai poche probabilità di rimaner fuori dal flagello, sono proprio queste pochissime superstiti probabilità di ~ salvezza, poniamo anche una su mille, che saranno perdute quando l’Italia si sarà schierata tra i nemici dei possibili invasori e avrà .assunto la tragica missione di un avamposto sperduto destinato a riceverne il primo urto. Ed anche se l’ammissione al Patto Atlantico può dar l’illusione di aver così conseguito una prima. revisione del, trattato di pace da alcune delle potenze firmatarie, troppo- a. caro prezzo si pagherà questo vantaggio quando contemporaneamente
il nostro riarmo, sospettato anche se non vero, ci porrà, nei confronti delle altre potenze, nella pericolosa condizione di ritenuti ora trasgressori degli obblighi da noi assunti con quel trattato.
 
Ma più che argomenti logici e politici, qui sono in giuoco motivi morali e religiosi.,
Questa è una scelta che impegna la nostra  anima. I1 problema di coscienza che ciascuno di.noi si pone è lo stesso: mentre su di noi si’ addensa l’ombra di un’altra catastrofe, che cosa posso fare io, quale contributo posso portare io, piccolo uomo, atomo eamero, per allontanare dal mio Paese questo flagello?  
Son certo, voglio esser certo, che tutti gli uomini che seggono in quest’Aula, e primi quelli. che sono al banco del Governo, si . pongono il problema negli stessi. termini: si tratta di faré il bene dell’ltalia e di salvare la pace. Tutti in questo siamo d’accordo. Ma io temo che, quando si dice che con questo patto militare la guerra si allontana, si ricade in quel tremendo equivoco del vecchio motto illusorio: si vis pacem para .bellums,. che gli uomini ciechi continuano a ripetere senza accorgersi d & cento, tragiche esperienze che per voler la pace non C’è altra’via che quella di prepararla coi trattati di commercio e di lavoro, che stringono tra gli uomini legami di solidarietà, e che chi prepara la guerra, anche a fini che crede difensivi, non fa altro, senza accorgersene, che volere la guerra. Mi auguro di tutto cuore che le previsioni che spingono il Governo a questo patto siano esatte e che sbagliate siano le nostre. Ma queste sono decisioni, in verità, che non si possono prendere con criteri di politica elettorale e di cui si debba render conto alle direzioni dei partiti e dei gruppi. Son decisioni solenni e gravi, delle quali, ognuno di voi risponde individualmente, per proprio conto e non solo di fronte al popolo, ma di fronte alla memoria dei suoi morti, di fronte ai verdetti dell'avvenire e soprattutto di fronte a quella voce segreta, che è in fondo alla nostra coscienza e che i filosofi chiamano la storia e i 'credenti ' chiamano Dio.
 
Lo so che qualcuno della maggioranza, prima di decidersi a votare, si è raccolto lungamente in preghiera. Lo ricordo con rispetto e con commozione: .se egli voterà a favore, VUOI dire' che in tal senso la risposta della sua intima voce avrà messo in pace la sua coscienza. Ma per pregare non ci si raccoglie soltanto nelle chiese: anche noi, dopo essere stati lungamente raccolti con noi stessi, abbiamo udito in londo alla nostra coscienza una voce che ci mette tranquilli.

E la voce ci ha detto: No.

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