Dopo il voto di ieri 3 giugno la Siria e la Russia potrebbero
rilanciare la ricerca di un dialogo con l’ opposizione. Lo si legge in un
articolo di Chiara Cruciati sul Manifesto di oggi 4 giugno. Nei giorni scorsi
era stato Papa Bergoglio a chiedere una soluzione negoziata per la Siria e a
dichiarare che non c’era una soluzione militare alla guerra siriana. Il
negoziato di Ginevra a gennaio si era interrotto sulla richiesta dell’
opposizione che Assad non si presentasse all’ elezioni presidenziali previste da mesi per questo inizio giugno.
Da parte dell’ opposizione siriana e dei suoi sponsor
(Usa e petromonarchie) probabilmente non c’e’ nessuna intenzione di riprendere
ora una trattativa e Obama ha dichiarato che sarebbero aumentati gli aiuti
militari all’ opposizione, definita moderata.
Questa cosiddetta opposizione moderata in realtà è
rappresentata dal Fronte Islamico, finanziato dall’ Arabia saudita, un esercito
che vuole per la Siria futura la Sharia, la legge islamica, come legge dello
stato (così come avviene in Arabia saudita, Emirati arabi uniti e Qatar).
Mentre Russia e Siria potrebbero rilanciare la ricerca
di dialogo con l’ opposizione siriana, anche in Ucraina la Russia cerca di
attenuare lo scontro armato e insiste a chiedere una risoluzione del Consiglio
di Sicurezza che salvaguardi i civili dell’ est Ucraina, mentre al contrario
Obama soffia sul fuoco è annuncia 1 miliardo di dollari per spese militari nell’
est Europa.
Insomma in questo momento sia in Siria che in Ucraina,
la guerra viene alimentata soprattutto dall’ Occidente. Una iniziativa che vede
gli Stati uniti attori principale ma che l’ Italia sottoscrive, cercando però
di parlarne il meno possibile.
Di seguito stralci di articoli dal
Manifesto di oggi:
Marco
La parte finale dell’ articolo di Chiara Cruciati su
Il Manifesto del 4 giugno 2014
…..Ben diverso l’annuncio del vice ministro degli
Esteri di Mosca Bogdanov che ieri, a sorpresa, ha comunicato alla
stampa russa che il regime di Assad sarebbe pronto, dopo le elezioni,
a formare un governo di coalizione con alcuni membri delle opposizioni.
Una notizia che ha trovato parziale conferma nelle parole di Bouthaina
Shaaban, consigliere politico del presidente, che lunedì aveva parlato
di contatti tra Damasco e alcuni Paesi del Golfo e leader delle
opposizioni per raggiungere un accordo di riconciliazione nazionale,
«sul modello di quello raggiunto ad Homs e nelle periferie di Aleppo».
Qui invece la parte iniziale dell’ articolo di Simone Pieranni
sempre su Il Manifesto del 4 giugno 2014:
Mentre Obama atterra in Polonia, Rasmusse, segretario Nato,
riconosce per la terza volta in una settimana il ritiro delle truppe russe
dai confini, Kiev ha diramato i suoi numeri sulla guerra in corso
nell’est del paese. Sarebbero 181, di cui 59 soldati, le persone uccise
finora negli scontri tra miliziani filorussi e truppe di Kiev
nell’Ucraina orientale. Lo ha sostenuto il procuratore generale ad interim
Oleg Makhnitski, citato dall’agenzia Interfax. Secondo il bilancio complessivo
dall’inizio delle operazione i feriti sarebbero invece 293. Non esiste
un numero ufficiale proveniente da fonti filorusse, ma sicuramente il
numero è più alto.
Quanto
accaduto lunedì pomeriggio a Lugansk, con raid aerei e bombe sui
palazzi governativi, ha di nuovo messo in discussione la scelta di Kiev di
procedere con le offensive, ignorando i costi umani di questa operazione.
Il governo di Majdan è del resto forte della stampa internazionale,
che ignora gli attacchi, salvo sottolineare ogni operazione russa, in Russia,
e di Obama che giunto in Polonia ha sottolineato l’importanza di
ampliare le difese dell’Europa orientale. Lo scatto di Obama, per molto tempo
poco interessato a quanto accadeva in Ucraina, conferma il nuovo interesse
americano, dimostrato dall’intensa attività politica e di intelligence
della Cia e di elementi dell’amministrazione a Kiev, tanto nei
giorni caldi della battaglia di Majdan, quanto nel seguito degli eventi.
Kiev ha deciso dunque di proseguire nelle azioni militari, con l’unico
scopo di fare terra bruciata dei cosiddetti separatisti.
Quest’ultimi
devono anche confrontarsi con il loro «protettore» russo. Putin non
sembra avere alcuna intenzione di esporsi in un intervento che finirebbe
per complicare le cose a tutto il pianeta, ma allo stesso tempo sembra
voler giostrare all’interno di una situazione in cui le popolazione
dell’est ucraino rischiano di diventare carne da macello. Ieri Mosca ha ribadito
la propria posizione di denuncia al riguardo, nell’intento di scuotere
diplomaticamente la situazione.
L’ambasciatore
russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, ha specificato: «Nelle ultime 24
ore abbiamo assistito ad una escalation nell’uso della forza da parte di
Kiev nella zona orientale dell’Ucraina, e questo è un approccio
profondamente sbagliato».
«Continuiamo
a lavorare in Consiglio di Sicurezza Onu sulla nostra bozza di risoluzione
per la creazione di corridori umanitari», ha spiegato ai giornalisti
Churkin, aggiungendo che «è importante adottarla il più presto possibile,
perchè crediamo possa giocare un ruolo nel fermare la violenza in
Ucraina». Il delegato di Mosca però ha precisato che la discussione iniziale
non è stata incoraggiante. «Alcuni membri del Consiglio di Sicurezza
— ha detto — credono che la situazione possa essere risolta con la forza, mentre
per noi sarebbe un grave errore».
In quest’atmosfera la visita di Obama in Polonia, finisce per confermare alcuni scenari……….
In quest’atmosfera la visita di Obama in Polonia, finisce per confermare alcuni scenari……….
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