martedì 17 giugno 2014

Siria, vediamo meglio chi è Kilo, intervistato dal Manifesto


Sul Manifesto di oggi 17 giugno c'e' una intervista di Annamaria Merlo, corrispondente da Parigi, a Michel Kilo, presentato come esponente del comitato politico della Coalizione nazionale siriana.

Ad un certo punto Kilo dice: “....Ma ora non ce la facciamo a contrastarli, gli integralisti hanno armi e soldi. E se l' Arabia saudita e altri danno soldi ed armi, come si può pensare che gli Usa siano estranei a questo, visto che dirigono la crisi? L' attacco in Iraq è stato pianificato e poi sarà la Siria a cadere in mano degli estremisti. Noi abbiamo sempre detto all' occidente che c'è in Siria una popolazione che lotta contro il regime e che sarà questa stessa popolazione ad eliminare i terroristi......”

In realtà la Coalizione siriana si riunisce abitualmente insieme ad Usa, Arabia saudita e gli altri paesi Amici della Siria e il capo della Coalizione siriana, Jarba, al momento della sua elezione fu presentato, proprio dal Manifesto se non sbaglio, come appartenente al gruppo di Kilo e sostenuto dall' Arabia saudita. Io riportai questo in articolo su Sibialiria. Ora Kilo parla alla sinistra italiana e vuol far credere di essere antagonista di Usa e Arabia saudita.

Marco

Jarba eletto presidente della Coalizione Siriana, con l’appoggio dell’Arabia Saudita

9 luglio 2013
Marco Palombo

L’elezione di Jarba a nuovo leader della Coalizione Nazionale Siriana nel ballottaggio con Sabbagh, candidato appoggiato dal Qatar.


Sabato 6 luglio a Istanbul è stato eletto presidente della Coalizione Nazionale Siriana Ahmad Jarba, leader della tribù Shamar. Jarba,  proveniente dalla Siria orientale e sostenuto dall’Arabia Saudita, nel ballottaggio con Sabbagh, uomo d’affari appoggiato dal Qatar, ha preso 55 voti dai 115 consiglieri della direzione della Coalizione contro le 52 preferenze andate all’altro candidato. Il nuovo presidente succede a Khatib dimissionario nel mese di marzo e appartiene al gruppo politico che fa riferimento a Kilo, uno scrittore, dissidente storico, definito “marxista” fino alla sua recente entrata nella Coalizione siriana.

Alcuni esponenti della Coalizione sostengono che la nuova dirigenza del coordinamento porterà ad una discontinuità nell’azione dell’opposizione. Questo lo vedremo nei prossimi mesi, intanto Jarba nelle prime dichiarazioni da presidente ha annunciato l’arrivo di armi più sofisticate dall’Arabia Saudita ed ha proposto una tregua nella provincia di Homs in occasione del Ramadan. Ha confermato la scelta della Coalizione di non partecipare alla Conferenza di Ginevra almeno fino a quando non ci sarà un maggior equilibrio tra la forza militare delle due parti e la superiorità delle armi in dotazione all’esercito sarà meno schiacciante.

Brevissime notizie su Kilo, riferimento del gruppo a cui appartiene il nuovo leader dell’opposizione siriana.

Le poche righe che hanno informato sull’elezione di Jarba a presidente della Coalizione Siriana lo hanno definito anche appartenente al gruppo politico di Kilo. Quasi sicuramente non esiste alcun gruppo politico di Kilo ma un coordinamento che raggruppa posizioni diverse ed entrato, identificato da una unica sigla, nel nuovo consiglio della Coalizione solo a fine maggio 2013. Kilo invece ha una lunga storia politica alle spalle e nel 2012 è venuto almeno due volte in Italia. Nel luglio a Roma presso la Comunità di San Egidio per un incontro dell’opposizione siriana che rifiutava la lotta armata e in quella occasione è stato definito dalle cronache come intellettuale di formazione marxista. Mentre nel dicembre a Firenze in occasione del decennale del Forum sociale europeo ha partecipato a un dibattito invitato da un coordinamento di cui fa parte anche il Campo Antimperialista. Questa ultima partecipazione la scrivo a memoria senza poterla verificare, sono quindi pronto a correggermi.

Vedremo se e quale ruolo avrà Kilo nelle prossime vicende siriane, ma è giusto sapere che non è arrivato alla politica solo a fine maggio 2013 e che ha avuto rapporti in Italia sia con ambienti pacifisti sia con ambienti, se non sbaglio, “rivoluzionari”.

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1719

L' articolo sul Manifesto

«Contro l’Iraq attacco pianificato, poi finiranno con la Siria»
— Anna Maria Merlo, PARIGI, 16.6.2014

Intervista. Secondo Michel Kilo, scrittore, marxista e oppositore della Coalizione siriana il conflitto da Damasco si è allargato a Baghdad. E presto a Tehran

L’Iraq esplode in un nuovo con­flitto con­fes­sio­nale tra sciiti e sun­niti, con l’avanzata dei jiha­di­sti dell’Isil (Stato isla­mico in Iraq e Levante), pre­senti anche nella Siria deva­stata dalla guerra civile e che subirà riper­cus­sioni dalla bat­ta­glia nel vicino Iraq. Michel Kilo, scrit­tore siriano mem­bro del comi­tato poli­tico della Coa­li­zione nazio­nale siriana e pre­si­dente dell’Unione dei demo­cra­tici siriani, di pas­sag­gio a Parigi, dove ha vis­suto dopo i suoi primi tre anni di pri­gione in Siria (ne farà altri tre dal 2006 al 2009, per aver pro­po­sto una nor­ma­liz­za­zione di rela­zioni tra Siria e Libano), ha uno sguardo più che amaro. Di cul­tura mar­xi­sta, è con pudore che evoca l’essere cri­stiano: «una volta, in Siria, nes­suno dichia­rava la pro­pria reli­gione». Ha nego­ziato a Gine­vra come mem­bro della dele­ga­zione dell’opposizione.

Il con­flitto in Iraq si riper­quo­terà sulla guerra in Siria?

Il con­flitto si allarga. Al Maliki, che con­trolla la ric­chezza dell’Iraq e ha un eser­cito di un milione di uomini, ha pen­sato di avere la forza di tra­scu­rare la richie­sta di spa­zio da parte delle tribù e della popo­la­zione sun­nita. Noi abbiamo sem­pre avver­tito l’occidente che se ci sarà un allar­ga­mento del con­flitto siriano sarà a van­tag­gio degli inte­gra­li­sti. Non abbiamo chie­sto l’intervento, ma i mezzi per difen­derci, con­tro il regime siriano e con­tro gli inte­gra­li­sti. Ma ora non ce la fac­ciamo a con­tra­starli, gli inte­gra­li­sti hanno armi e soldi. E se Ara­bia sau­dita e altri danno soldi e armi, come si può pen­sare che gli Usa siano estra­nei a que­sto, visto che diri­gono la crisi? L’attacco in Iraq è stato pia­ni­fi­cato e poi sarà la Siria a cadere nelle mani degli estre­mi­sti. Noi abbiamo sem­pre detto all’occidente che c’è in Siria una popo­la­zione che lotta con­tro il regime e che sarà que­sta stessa popo­la­zione ad eli­mi­nare i ter­ro­ri­sti: ci sono stati sette mesi di rivo­lu­zione paci­fica, che chie­deva libertà e riforme sotto la pre­si­denza di Bachar. L’accordo di Gine­vra è ormai let­tera morta. La Rus­sia aveva fir­mato il docu­mento in un momento in cui il regime, che sostiene, aveva subìto delle scon­fitte. Ma adesso non ci sarà nes­sun passo avanti della comu­nità inter­na­zio­nale se la situa­zione non cam­bia sul ter­reno, se l’opposizione demo­cra­tica e mode­rata non avrà vit­to­rie sul campo.

Come giu­dica l’incertezza del com­por­ta­mento Usa?

C’è da chie­dersi: gli Usa uti­liz­zano il con­flitto in Siria per obbli­gare l’Iran a cam­biare stra­te­gia? Per­ché l’opposizione demo­cra­tica e mode­rata in Siria non è stata aiu­tata? Gli Usa uti­liz­zano il con­flitto in Siria a van­tag­gio di Israele? Con­do­leeza Rice, dopo l’Iraq, aveva par­lato di «caos crea­tivo». In Siria c’è in effetti un caos crea­tivo, che cam­bierà equi­li­bri e regimi in Medio Oriente. Il piano del regime di tra­sfor­mare la rivo­lu­zione in un con­flitto con­fes­sio­nale è riu­scito. Ave­vamo messo in guar­dia gli Usa: que­sto distrug­gerà la regione. Ma non si può avere fidu­cia negli Usa, che hanno tra­scu­rato i rischi di deriva inte­gra­li­sta della Siria, pen­sando forse di poter uti­liz­zare que­sto in un con­flitto regio­nale inter­con­fes­sio­nale. Oggi ci siamo, con la situa­zione in Iraq. Il con­flitto diven­terà non solo regio­nale, ma inter­na­zio­nale, tra sciiti e sun­niti. E l’Iran sarà il ber­sa­glio. È que­sta la guerra che Israele voleva con­tro l’Iran. Gli Usa hanno rifiu­tato e scelto la guerra per pro­cura, per rispar­miare soldi e uomini. Il grande vin­ci­tore sarà Israele. E se la guerra si deforma in guerra inter­con­fes­sio­nale non ci sarà mai uno stato di Palestina.

L’Europa è assente?

L’Europa non esi­ste, è una nozione astratta. Ma subirà gli effetti diretti di que­sta guerra. Ci sono milioni di siriani rifu­giati e che, se ci sarà una vit­to­ria del regime o degli inte­gra­li­sti, reste­ranno in esi­lio. Che farà la Tur­chia, con 1,5 milioni di siriani? Il Libano, dove il 40% della popo­la­zione pro­viene dalla Siria? I siriani oggi sono dap­per­tutto, in Marocco, Yemen, Fran­cia, Usa, per­sino Islanda. Molti sono morti in mare, cer­cando un rifu­gio. Hanno perso tutto. Dove vanno? È stato per­messo di gio­care la carta con­fes­sio­nale, che distrugge tutto. Tra morti, detur­pati, tor­tu­rati, per­se­gui­tati, siamo a 1,5–2 milioni di vit­time in Siria. Cosa resterà di una popo­la­zione che ha subìto que­sta vio­lenza? Forse è la fine di un popolo.

http://ilmanifesto.info/contro-liraq-attacco-pianificato-poi-finiranno-con-la-siria/


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