Il 9 ottobre 1983 Il PCI e la FGCI organizzarono una manifestazione per la pace ad Assisi. In quel momento era in corso la mobilitazione contro l' installazione dei missili Cruise a Comiso e il 22 ottobre si sarebbe svolta a Roma una enorme manifestazione unitaria, come nel 2003 contro la guerra all' Irak. Nel 2024 nessuno si azzarda a proporre iniziative unitarie, perchè sarebbero rifiutate sia dal pacifismo più moderato sia dall' antimperialismo più impegnato.
Di seguito l' inizio del discorso di Enrico Berlinguer alla manifestazione di Assisi. Berlinguer ricorda la prima marcia Perugia Assisi ideata e organizzata da Aldo Capitini nel 1961.
" Perché questa manifestazione e questa marcia sono state organizzate dal nostro partito e dalla Fgci proprio qui, ad Assisi, in Umbria? Perché l’Umbria e gli umbri hanno una antica sensibilità e una tradizione consolidata ed esemplare di iniziative per la pace.
Nella vostra terra, qui, tra Perugia e Assisi – lo ricordiamo bene –, ha ripreso più volte, a partire dal dopoguerra, il movimento pacifista italiano: e ogni volta, da questi paesi, da queste contrade esso ha inaugurato una nuova fase di lotta. I grandi raduni del Lunedì di Pasqua all’inizio degli anni cinquanta; la Marcia da Perugia ad Assisi nel settembre ’61; quelle del ’78 e dell’81. Ecco alcune fra le più importanti tappe che scandiscono la storia del movimento di opposizione alla guerra e al riarmo in Italia.
In quelle manifestazioni, si sono schierate e hanno lottato le forze più varie della società e della cultura italiana: comunisti, socialisti, forze del mondo cattolico, e, qui in Umbria, quella corrente dalla ispirazione etica e civile originale, venata da una sua laica, missionaria religiosità che Aldo Capitini ha rappresentato al più alto livello e che è anch’essa patrimonio inestimabile della cultura italiana. Questa storia particolare dell’Umbria nella lotta per la pace è stata ed è dunque il frutto di un grande sforzo unitario teso a superare vecchie incomprensioni e vecchi steccati, a ricercare occasioni di confronto e di collaborazione tra le forze popolari, a coinvolgere sempre nuove energie intellettuali, ad esprimere le aspirazioni e le speranze di grandi masse femminili e giovanili.
Anche questo è stato uno dei modi con cui l’Umbria sta e vive nella storia e nella vita presente della nazione. Un’idea e una pratica di convivenza e di rispetto della dignità tra gli uomini, una volontà di progresso e di trasformazione, espressa in tante lotte del movimento operaio e contadino, si sono incontrate e fuse in questa città e in questa regione con gli ideali e le iniziative di pace. Nel 1961 la marcia che promosse Aldo Capitini[1] segna una svolta nella mobilitazione pacifista italiana per l’ampiezza del consenso popolare, per la presenza di forze politiche e intellettuali di estrazione molto diversa e per la eccezionale presenza dei giovani. Con quell’iniziativa, si manifestò una più ampia consapevolezza delle condizioni del mondo contemporaneo che influenzò la cultura e la politica italiana degli anni sessanta. Quando si svolge la seconda marcia della pace Perugia-Assisi, nel settembre ’78, non era ancora stata presa dalla Nato la decisione di installare in Europa circa 500 nuovi missili nucleari, né il confronto tra le grandi potenze aveva raggiunto i toni aspri e pericolosi di oggi.
Era però già evidente il deterioramento della distensione con un visibile riflesso nell’estensione dei conflitti locali e nella ripresa della corsa al riarmo. Da allora la situazione del mondo è venuta aggravandosi e la coscienza che ne ha preso la gente ha dato luogo a grandi movimenti pacifisti in Italia, in Europa e negli Usa.
La terza Marcia Perugia-Assisi, nel settembre dell’81, interpretò lo spirito di opposizione alla guerra, il rifiuto del dispiegamento di nuove armi nucleari a Est e a Ovest, la richiesta di atti concreti dei governi in favore della pace e del disarmo. In quella marcia si manifestarono il consenso e la partecipazione entusiastica di decine di migliaia di persone. Così è anche oggi, con questa nuova marcia e questa grande assemblea di popolo, che si svolgono alla vigilia delle manifestazioni per la pace che si terranno a Roma e in altre capitali europee il 22 ottobre.
Ascoltate ora queste parole pronunciate da questa Rocca Maggiore di Assisi, a conclusione della Marcia del 1961: «Il tempo è maturo per una grande svolta del genere umano. Il passato è passato, basta con le torture, basta con le uccisioni per qualsiasi motivo; basta con il pericolo che enormi forze distruttive siano in mano alla decisione di pochi uomini… da questo orizzonte aperto, infinito e fraterno, sacro da più di sette secoli ad ogni essere che nasce alla vita e alla compresenza di tutti, scenda una volontà intrepida e serena di resistere alla guerra, di propositi costruttivi di pace»[2].
Sono parole di Aldo Capitini. Ebbene, io credo che in esse ancora
oggi si ritrovi un raccordo tra la storia antica dell’Umbria, lo
spiritualismo di Francesco Bernardone, il poverello di Assisi, e di
Jacopone da Todi – fratelli in pace e in povertà, e in radicale polemica
con il loro tempo – e la realtà moderna del movimento operaio e la
religiosità laica e riformista di Aldo Capitini."