venerdì 27 aprile 2018

Parole inquietanti di De Mistura (ONU): a maggio teme un attacco militare di Israele all'Iran ?


Intervistato da Vincenzo Nigro per Repubblica, Staffan De Mistura, inviato ONU per la Siria, ha rivelato: "C'è un pericolo su territorio siriano fra Iran e Israele, è una vera minaccia. Il mese di maggio sarà un mese pericoloso. L' Onu osserva con molta preoccupazione la tensione tra Israele e Iran, nel contesto siriano e libanese. Non posso dire di più perché abbiamo bisogno di diplomazia di discrezione."

In questo momento Israele ufficialmente non è presente sul territorio siriano, dove invece ci sono gruppi armati iraniani e gli Hezbollah libanesi alleati del governo siriano. Israele può entrare in contatto con l' Iran in Siria solo con nuove azioni militari dal cielo o di terra. La minaccia di cui parla De Mistura quindi, prendendo alla lettera quanto ha dichiarato, non potrebbe venire che da una offensiva militare israeliana in Siria molto più grande rispetto agli isolati bombardamenti che in questi sette anni di guerra ha effettuato nel territorio siriano o addirittura da una invasione di terra in Siria o Libano.

A maggio sono previste anche due mosse di Trump che alzeranno la tensione alle stelle nella regione: l' uscita USA dall' accordo con il Iran, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, sul programma nucleare di Terahan e lo spostamento dell' ambasciata USA in Israele a Gerusalemme. Inoltre il 15 maggio 2018 sarà il 70° anniversario della nascita dello stato di Israele e relativa cacciata di moltissimi arabi palestinesi dalla loro terra.

Il maggio 2018 non poteva essere un momento peggiore per far partire il Giro d' Italia da Gerusalemme. E, viste le contestazioni in preparazione sulle strade della corsa a tappe nel territorio italiano, il passaggio della corsa ciclistica in Palestina probabilmente si rivelerà anche un pessimo affare per Israele,  nonostante sia costa poco, 10 milioni di euro.

M.P.

mercoledì 25 aprile 2018

Il manifesto si scusi con i palestinesi, che il 25 aprile devono poter manifestare insieme a noi



Lettera al manifesto di oggi 25 aprile 2018:

"...I padri e i nonni degli attuali palestinesi erano invece alleati di Hitler, il cui esercito comprendeva anche la famigerata 13 divisione SS Handshar formata da truppe musulmane, il cui stemma era estremamente simile alla bandiera palestinese. Ecco perché quelle due bandiere non possono sfilare insieme nello stesso corteo, soprattutto il 25 aprile, la prima combatteva contro Hitler, la seconda per Hitler.
Viva il 25 aprile, viva la resistenza, no agli intrusi. "

Claudio della Seta   

Lo stemma della 13° divisione SS Handshar


Appena lasciato il comizio di Porta San Paolo ho immediatamente fatto una rapida ricerca su Google e Wikipedia, e alla voce 13° divisione SS Handshar ho trovato quanto riporto di seguito. La divisione SS Handshar citata dalla lettera è davvero esistita, anche se per meno di due anni, e il Gran Mufi di Gerusalemme sembra non essere stato estraneo alla sua nascita. Ma la divisione non era composta da Palestinesi e il suo stemma, almeno consultando Wikipedia, non era affatto simile alla bandiera palestinese. E' vergognoso che il manifesto pubblichi una lettera del genere, sicuramente ci saranno delle scuse nelle prossime ore. Ma segnalo subito la lettera.

Marco P.

13. Waffen-Gebirgs-Division der SS Handschar (1. Croata e Bosniaca) fu costituita il 10 febbraio 1943 prevalentemente con musulmani provenienti dalla Croazia, che al tempo, includeva la Bosnia ed Erzegovina e, in misura minore, da territori di lingua albanese. L'appellativo "Handschar" (Handžar in croato) deriva dalla scimitarra, la tipica spada turca, che è raffigurata come simbolo della divisione.
Fin dall'autunno del 1942 Heinrich Himmler e Gottlob Berger avevano studiato la possibilità di arruolare musulmani, provenienti dai Balcani. Dopo l'approvazione di Hitler, l'SS-Obergruppenführer Artur Phleps e Amin al-Husayni, capo spirituale dei musulmani di Bosnia, iniziarono l'opera di reclutamento.
All'inizio del 1943 erano stati reclutati 21 065 uomini, prevalentemente musulmani, e caso particolare, la divisione aveva reclutato per ogni battaglione un Imam e per ogni reggimento un mullā; oltre a ciò altra particolarità di questa divisione, era il caratteristico fez verde. Dopo un periodo di addestramento a partire dal febbraio 1944, la divisione, insieme con le altre divisioni SS "Kama" e "Skanderbeg", venne impegnata in diverse operazioni contro i partigiani comunisti di Tito.
In questo periodo gli uomini della divisione si resero protagonisti di decine di episodi di crudeltà contro i civili; questo spiega anche perché, con il procedere dell'avanzata sovietica verso i Balcani, decine di soldati iniziarono a disertare, non per unirsi alle nuove forze vincitrici, ma per proteggere la loro casa e le loro famiglie dalla vendetta dei partigiani titini. Nel novembre del 1944 la divisione era ormai allo sbando, anche se un piccolo numero di unità continuarono a combattere fino all'8 maggio 1945 quando si arresero in Austria alle truppe inglesi.

Reclutamento[modifica | modifica wikitesto]


Durante la lettura di un opuscolo a titolo "Islam ed Ebraismo" estate 1943

1943/1944
A partire dalla fine del 1942, il Reichsführer SS Heinrich Himmler, di concerto con il Gran Mufti di GerusalemmeAmin al-Husayni, propone ad Hitler la formazione di una divisione SS bosniaca musulmana. Hitler accorda il permesso di procedere alla formazione di questa unità Waffen SS il 10 febbraio 1943. Il successivo giorno 13 febbraio 1943 Himmler incarica il Gruppenführer SS Artur Phleps, sino ad allora comandante della 7. SS-Gebirgs-Division Prinz Eugen, di procedere al reclutamento della nuova divisione. Malgrado una certa resistenza opposta dalle autorità croate (la Croaziain quell'epoca includeva l'intero territorio bosniaco), Phleps ottiene la loro autorizzazione a procedere nell'operazione a condizione che gli effettivi siano membri degli Ustascia di Ante Pavelić e che la nuova divisione sia denominata «SS-Ustasha Division Kroatien» o «SS Division Bosnia-Hercegovina». La campagna di reclutamento viene quindi avviata nel cuore della Bosnia facendo capo alle reti islamiste JMO e JMM, le due maggiori componenti politiche musulmane bosniache.
Sin dall'inizio questa nuova unità di montagna assume i propri simboli distintivi: una scimitarra con croce uncinata (in luogo delle "S" runiche) e il caratteristico fez. Nel mese d'aprile 1944 il Gran Mufti si reca personalmente in Bosnia per incitate i giovani musulmani balcanici ad arruolarsi nelle Waffen SS. Si presentano volontari in circa 10 000, ma il reclutamento non procede per via dell'opposizione di Ante Pavelić, che accusa i tedeschi di sottrargli le reclute delle quali ha bisogno per la sua armata e, soprattutto, teme che - per le sue peculiari caratteristiche di reclutamento regionale e confessionale - la nuova unità possa di fatto rilanciare l'autonomismo bosniaco e finire per far scivolare la Bosnia fuori dal controllo di Zagabria, mettendo in gioco la stessa unità della Croazia.
Infine, le unità musulmane dell'armata Ustasha vengono trasferite nei ranghi della nuova unità SS, mentre a Sarajevo, i "Giovani musulmani" (Mladi Muslimani) del futuro presidente della Bosnia ed Erzegovina indipendente Alija Izetbegovićassicurano l'afflusso di nuovi volontari aprendo un attivo ufficio di reclutamento (Erzatzkommando der Waffen-SS), come attestato dagli archivi del SS-Führungs-Haupt-Amt di Gottlob Berger a Berlino......

venerdì 20 aprile 2018

Un micro successo istruttivo: il presidio a Roma contro la guerra alla Siria organizzato da piccoli sindacati di base




Nel pomeriggio di giovedì 19 aprile, sotto un sole cocente, si è tenuto un presidio contro l' attacco alla Siria di Usa, Francia e Regno Unito. Il sit in era organizzato dal Sindacato Generale di Base. All' iniziativa avevano aderito altri sindacati di base, USI, CUB, SI Cobas, l' Associazione migranti di Roma e Italia Cuba; era presente anche il Partito Comunista, con il suo segretario Marco Rizzo e alcune decine di giovani militanti del Fronte della goventù, la sua federazione giovanile.
Sventolavano inoltre alcune bandiere palestinesi e siriane.




I numerosi giovani che accompagnavano Rizzo, negli anni passati, prima di aderire al Partito Comunista, erano già organizzati nel Fronte della Gioventù e si facevano notare in occasione di manifestazioni soprattutto studentesche per la loro presenza numerosa e disciplinata. Un modo di manifestare più unico che raro negli anni 2.000.

Era presente anche la Rete No War con i cartelli che allego a questo scritto:

“ Schiavitù in Libia
Grazie NATO ! “

,cartello scritto in occasione di una manifestazione di migranti,
e

“ Le bombe Rwm “sarde” dei sauditi
pronte per la Siria “

per ricordare come le bombe del Rwm Italia, fabbricate in Sardegna e vendute ai sauditi, possano essere utilizzate dall' Arabia saudita oltre che sullo Yemen anche sulla Siria, avendo il suo principe ereditario Bin Salman annunciato a Macron la propria disponibilità a compiere raid sulla Siria “se la nostra alleanza lo esige”.



Nella caldissima Piazza Barberini le persone che hanno manifestato erano più numerose del previsto e non hanno confermato i commenti pessimisti sul movimento per la pace che circolano in questi giorni.

Insomma giovedì un buon numero di persone è stato in piazza a manifestare contro la guerra chiamato da organizzazioni relativamente piccole,

e questo mi ha convinto ancor di più che potrebbe esistere anche nel 2018 un movimento per la pace combattivo e visibile, se solo trovasse la maniera di mettere insieme troppi piccoli gruppi frammentati e non collegati tra loro e se riuscisse a comunicare all' opinione pubblica quello che ha da dire, che è molto ed importante.

Scrivo queste righe venerdì nel primo pomeriggio e in questo momento non riesco a trovare sul web nessun traccia di cronache sul presidio di ieri. Di seguito riporto invece una lettera pubblicata questa mattina sul quotidiano il manifesto che spiega proprio come le iniziative esistenti contro la guerra non sono raccontate dall' informazione italiana attuale. Un problema questo però che deve essere affrontato prima di tutto dallo stesso movimento, senza aspettare aiuti da chi talvolta più che disinteresse ha obiettivi contrari ai suoi.

Di seguito la lettera dal manifesto di oggi:

L' informazione e la pace

Alla lettrice che scrive indignata perché non si scende in piazza contro le guerre condotte dagli USA e dai loro alleati europei che stanno insanguinando il mondo faccio notare che sabato 14 aprile si è tenuto a Milano un presidio contro il lancio di missili sulla Siria da parte degli Stati Uniti, Francia e Inghilterra e con il consenso dell' Italia.
Naturalmente l' appuntamento è stato ignorato da tutti gli organi di informazione compresi quelli che si definiscono di sinistra. E sarà la stessa cosa per la manifestazione programmata per sabato 21 aprile a Sigonella.

Moreno Alampi

Come fare allora a ricostruire un movimento contro la guerra con un minimo di consistenza, visibilità ed efficacia ?

Il primo passo è cominciare a parlarne, e ieri pomeriggio ho portato al sit in anche un cartello

“ Per un movimento

indipendente

contro le guerre,

unitario

tra diversi “

Ma il secondo passo necessario è mettere insieme chi lavora separato.

Non so se sarà visibile a breve una aggregazione contro la guerra consistente, sicuramente non saranno visibili le troppe piccole aggregazioni attuali.

Marco P:



mercoledì 18 aprile 2018

La Siria questo mese presiede una commissione ONU sul disarmo delle armi chimiche e nucleari. In spagnolo perchè in Italia la notizia circola poco.

Nell' articolo si parla soprattutto delle proteste di un gruppo "indipendente" che chiede agli Stati Uniti e all' Unione Europea di abbandonare i lavori. Ma la notizia è che per l' ONU la Siria può presiedere una commissione sul disarmo, per la NATO e l' Italia invece è legale bombardarla. L' altra notizia è che in Italia forse solo Agenzianova ha diffuso alcune righe su questa presidenza.
Marco P.
https://www.unwatch.org/siria-presidira-comision-de-la-onu-sobre-desarme-de-armas-quimicas-y-nucleares-grupo-de-monitoreo-pide-ee-uu-y-la-ue-que-abandonen-la-sesion/
GINEBRA, 9 de abril de 2018 – A pesar de las acusaciones de que perpetró otro ataque letal con armas químicas el sábado, Siria presidirá el mes que viene el foro de Naciones Unidas sobre desarme que produjo el tratado que prohibe las armas químicas, provocando pedidos de parte de un grupo independiente de monitoreo para que Estados Unidos, la Unión Europea y el Secretario General, Antonio Guterres protesten, y que sus embajadores abandonen la conferencia durante las cuatro semanas de la presidencia siria.
La Conferencia de Desarme, de la que participen 65 naciones, con sede en Ginebra también ha negociado el Tratado de No Proliferación Nuclear, considerado el pilar de los esfuerzos de desarme, así como la convención contra las armas biológicas.
“Tener al régimen sirio de Bashar al-Assad presidiendo sobre temas de desarme de armas químicas y nucleares es como poner a un violador como encargado de un refugio para mujeres,” dijo Hillel Neuer, director ejecutivo de United Nations Watch, la ONG con sede en Ginebra. El grupo activista anunció que pretende organizar eventos en protesta a las fueras del recinto de la ONU, invitando a sirios que han sido víctimas de los ataques con armas químicas de su gobierno.
“El uso documentado de armas químicas por parte del régimen de Assad sigue siendo la mayor violación a la Convención sobre Armas Químicas en los veinte años de historia del tratado,” dijo Neuer. “Exhortamos a la ONU a que entienda que, en un momento en el que Siria está gaseando a sus propios hombres, mujeres y niños hasta la muerte, ver a Siria liderando el órgano mundial que se supone que protege a estas víctimas será simplemente un shock para la consciencia humana,” dijo Neuer.
Bajo las reglas de la ONU, el embajador de Siria ante el foro, Hussam Edin Aala, ayudará a organizar el trabajo de la conferencia y asistirá en el armado de la agenda. El señor Aala ejercerá todas las funciones del oficial que preside y representará al organismo en sus relaciones con los Estados, la Asamblea General y otros órganos de la ONU, y con otras organizaciones internacionales. Si bien el puesto es más que nada una formalidad, “Que Siria tenga el martillo del presidente socavará seriamente la credibilidad de la ONU, y enviará el peor mensaje posible,” dijo Neuer.
“United Nations Watch exhorta a EE.UU., Reino Unido, Francia, Alemania y a todos los otros miembros y observadores a que se rehusen a enviar a sus embajadores a cualquier reunión del foro presidida por Siria. “EE.UU. y Canadá se retiraroncuando Irán fue presidente en 2013, y deberían hacerlo de nuevo.
Lo que debería hacer el Secretario General Guterres
El Secretario General de la ONU probablemente dirá que el puesto es meramente el resultado de la rotación automática, y que el asunto solo puede ser tratado por los Estados miembros,
Aun así, las acciones adoptadas por otros altos funcionarios de la ONU prueban que él sí puede pronunciarse. Cuando Siria fue electo al Comité de Derechos Humanos de UNESCO en 2013, la líder de ese órgano de la ONU se pronunció públicamente para decir que esa elección estuvo mal. “Considerando los eventos en Siria, la directora general no ve como este país puede contribuir al trabajo de los comités.”
Según Neuer, “los precedentes demuestran que los funcionarios de la ONU pueden actuar como la voz moral del mundo cuando un comité de la ONU toma una decisión obscena que solo manchará la reputación de la ONU en su totalidad.”
Él predijo intentos de parte de la ONU para minimizar lo que él describe como “un conflicto fundamental de intereses”, tener a Siria como presidente de un foro de desarme, “un hecho que será explotado por la propaganda siria, como lo han hecho con otras elecciones de la ONU, que legitiman al cruel régimen de Assad.”
“A un país que viola flagrantemente la convención sobre armas químicas, y que fue reportado ante el Consejo de Seguridad de la ONU por la Agencia Internacional de Energía Atómica por su construcción encubierta de un reactor nuclear que violabael Tratado de No Proliferación, se le debería prohibir ocupar cualquier posición formal en organismos de la ONU que traten con temas tan vitales como el desarme de armas biológicas, químicas y nucleares,” dijo Neuer.
“El régimen de Assad simplemente no puede ser un presidente creíble de este ni de ningún órgano de la ONU. El uso por parte de Sirias de armas químicas y su búsqueda ilegal por obtener armas nucleares, en violación de sus obligaciones de desarme, van en contra de los objetivos y principios fundamentales de la Conferencia de Desarme. La presidencia de Siria solo socavará la integridad de tanto el marco de desarme como de las Naciones Unidas, y ningún país debería apoyar eso.”
Siria asumirá la presidencia de la Conferencia de Desarme el 28 de mayo y permanecerá en el carga durante cuatro semanas, hasta el 24 de junio.
Sobre la Conferencia de Desarme
La Conferencia de Desarme le reporta a la Asamblea General de la ONU y fue establecida por la ONU como “el único foro de negociación sobre desarme multilateral para la comunidad internacional”.
Establecida en 1979 después de una sesión especial de la Asamblea General, la Conferencia de Desarme está compuesta por 65 países que han estado divididos en temas clave durante los últimos años.
La conferencia y sus predecesores han negociado algunos de los más importantes acuerdos multilaterales de limitación de armamento y desarme:
  • Tratado de No Proliferación de Armas Nucleares.
  • Convención sobre la Prohibición de Desarrollo, Producción y Almacenamiento de Armas Bacteriológicas y Toxínicas y sobre su Destrucción.
  • Convención sobre la Prohibición de Desarrollo, Producción, el Almacenamiento y el Empleo de Armas Químicas y sobre su Destrucción.
  • Convención sobre la Prohibición de Utilizar Técnicas de Modificación Ambiental con Fines Militares u Otros Fines Hostiles.
  • Tratado de Prohibición Completa de los Ensayos Nucleares.

lunedì 16 aprile 2018

Attacco alla Siria: in Italia limitata l'opposizione contro la guerra, occorre una risposta unitaria e chiara




I nostri umori, purtroppo, risentono troppo del modo in cui i media ci raccontano le cose del mondo.
Anche gli umori di chi condivide un' opinione contraria alla guerra.

Così,

dopo l' allarme per un possibile inizio di guerra occidentale alla Siria,

una volta visto come i missili di Trump, Macron e May siano stati una parte infinitesima della guerra che in sette anni ha distrutto una vita decente per il popolo siriano, ucciso 500.000 persone, reso invalidi sicuramente più di un milione di cittadini siriani,

“ gli italiani contrari alle guerre occidentali ” sono tornati alle loro occupazioni abituali e ai loro interessi prioritari.

Oggi sul Corriere della Sera a pag. 6 un titolo a tutta pagina per un piccolo articolo che riporta solo l' opinione di Sinistra Italiana:

“La sinistra spiazzata mette in soffitta lo spirito pacifista”

Fratoianni: La Siria ? Si fatica a capire chi è il cattivo
Cento: Il movimento non sa più condizionare

Ma ben in evidenza in prima troviamo

una grande foto di una bambina “ sopravvissuta all' attacco chimico”.

Potere al Popolo ha fatto un comunicato unitario ma va in ordine sparso e discutibile:

il Prc in piazza con la Rete della Pace della CGIL, Arci e altro associazionismo

Sinistra anticapitalista posta nel gruppo facebook di Potere al Popolo:

“Contro la guerra imperialista in Siria

con il popolo siriano contro Assad”

Al sit in di Milano sembra non ci fosse traccia di presenza visibile di Potere al Popolo

Intanto il “barbaro” e sicuramente razzista Salvini dice invece cose giuste “Pazzesco il bombardamento” citando fonti competenti, l' analista militare GianAndrea Gaiani, e al Senato per la Lega interviene l' economista anti euro Bagnai.

No, l' attacco della passata settimana non è stato, come ha scritto Contropiano, un attacco alla Siria con il freno tirato.

I gruppi armati anti Assad in sette anni ci hanno provato in molte occasioni ma non erano mai riusciti a far muovere ufficialmente le armi occidentali contro Assad, se non 59 missili USA nell' aprile 2017, ma da ora in poi è iniziata una fase diversa e l' azione militare diretta occidentale si ripeterà se ci saranno altre occasioni, come hanno affermato chiaramente Francia, USA, Gran Bretagna.

Ebbene , non fate finta di non saperlo e di non capirlo:

gli ambienti anti Assad probabilmente stanno già preparando nuove provocazioni ed Israele è felice di poter approfittare della situazione per togliere attenzione a questo mese per lei “caldissimo”e per trovare alleati contro l' Iran.

Ed allora:

occorre una risposta unitaria contro l' attacco occidentale alla Siria.

Nella crisi dell' agosto 2013 ci provammo e mentre questa risposta unitaria nasceva e si organizzava, Russia, papa Francesco e il parlamento del Regno Unito, fermarono l' intervento militare USA e europeo.

Ora siamo tutti presi da mille problemi,

ma, insieme, cioè noi che ci opponiamo alla guerra occidentale alla Siria, dobbiamo manifestare la nostra opinione e la nostra presenza nel paese.

Marco Palombo





venerdì 13 aprile 2018

2004, Falluja: Gen.Mattis, oggi "Ministro" Difesa USA, usò armi chimiche.....


Di seguito un articolo del blog Sollevazione del 2010, in occasione della nomina di Mattis a capo del Comando Centrale delle Forze Armate americane effettuata dal Presidente Obama.

Marco

«L'uomo che il presidente americano ha scelto al posto di Petraeus per guidare il CentCom, il Comando Centrale delle Forze armate americane a Tampa, in Florida piace a tutti, a sinistra e a destra, ai politici e ai militari, ad analisti e commentatori. Si chiama James Mattis.» [Il Sole24Ore, 10 luglio]


Nell'aprile del 2004, ad un anno dall'invasione, in Iraq la Resistenza infliggeva colpi pesanti agli eserciti occupanti. Interi quartieri di Baghdad, come molte zone della provincia di al-Anbar erano in mano agli insorti. L'epicentro della guerriglia era la città liberata di Falluja, pochi chilometri ad ovest della capitale.
Fu proprio nell'aprile che i comandi americani decisero si sferrare un'offensiva per occupare la città. Essa fallì miseramente. La Resistenza respinse gli attaccanti, infliggendo loro notevoli perdite. Falluja diventò il simbolo della guerra di liberazione, della sua avanzata della sua forza.

Ma gli americani, ritiratisi con la coda tra le gambe promisero una spietata vendetta. Annunciarono ai quattro venti che di li a poco avrebbero tentato di riprendersi la città, questa volta ricorrendo ad ogni mezzo possibile. Puntuale, nel novembre 2004, venne la vendetta. A capo degli assalitori c'era un vero a proprio Rambo, il generale James Mattis, che per la maniera nazista con cui espugnò la città e sterminò i guerriglieri, verrà soprannominato appunto "il macellaio di Falluja". Il Macellaio non aveva annunciato una vendetta furiosa a caso: doveva terrorizzare gli abitanti, provocare, come in effetti avvenne, il loro esodo. Ad ottobre la città era già accerchiata de decine di migliaia di soldati americani. Appositi varchi  vennero lasciati aperti per facilitare l'esodo che altro non era se non una deportazione in stile nazi-sionista (i comandi americani in quest'occasione non negarono di aver utilizzato le tattiche dell'esercito israeliano).


Quando l'esercito al comando di Mattis scatenò l'offensiva di novembre (denominata "Operation Phantom Fury"), Falluja era una città fantasma, presidiata da circa 2/3 mila guerriglieri, alcuni dei quali volontari islamisti giunti dall'estero. Scottati dalla sconfitta di Aprile gli americani ricorsero ad ogni mezzo, anzitutto ad un numero esorbitante di soldati (15/20 mila), ai bombardamenti a tappeto, all'uso di bombe al fosforo bianco, al  martellamento giorno e notte dell'artiglieria. Interi quartieri vennero quasi rasi al suolo. Solo dopo i marines entrarono nella città, lottando strada per strada ( ne verranno uccisi circa 500), e compiendo crimini inenarrabili contro i guerriglieri ai qualim del resto, gli americani non riconoscono lo status di combattenti. Falluja fu cinta per un mese da un rigido cordone sanitario, a nessun giornalista fu permesso vedere cosa stesse accadendo. Solo successivamente si saprà dei metodi sanguinari usati dal Macellaio, i quali gli valsero l'encomio di Bush.

Mattis non ha perso occasione per difendere i metodi usati a Falluja e in Iraq. Egli si è vantato a più riprese che non ha alcuna pietà, non solo per i "terroristi" ma neppure per i civili, i quali possono perire per effetto collaterale. Nel 2005, di ritorno dall'Afghanistan (dove ha dato personalmente l'ordine di bombare diversi villaggi nell'est del paese dove trovarono la morte civili, anzituto bambini), raccontò a San Diego di "provare piacere nello sparare  alla gente che per cinque anni è andata in giro a schiaffeggiare le donne soltanto perché non portavano il velo". Mattis aggiunse "questi fondamentalisti in realtà non appartengono al genere umano, per cui sparargli è davvero divertente". Giustificò infine la decisione cinica di corrompere e stipendiare decine di migliaia di guerriglieri iracheni allo scopo di combattere al-Qaeda con queste parole: "Siamo un paese che ha armato Stalin per sconfiggere Hitler, possiamo benissimo lavorare con i nemici di al-Qaeda per sconfiggere al-Qaeda". Famosa un'altra frase, la più classica delle americanate, che egli ama dire ai suoi marines: "Sono venuto in pace (sic!). Non ho portato l'artiglieria. ma, con le lacrime agli occhi, vi giuro che se provate a fottermi vi ucciderò tutti".

mercoledì 11 aprile 2018

ListaNoNato: "I missili arriveranno". Muoviamoci ! Fermiamoli ! Denunciamo gli assassini e i loro complici.



Questo appello è stato proposto sulla mailing list ListaNoNato ed aveva già raccolto consensi. Io lo diffondo subito ritenendo che sia condiviso da tutti o quasi  e che sia importante fare circolare subito prese di posizione e inviti alla mobilitazione contro interventi militari occidentali contro la Siria.

Marco P.

"I missili arriveranno !". Muoviamoci ! Fermiamoli ! Denunciamo gli assassini e i loro complici.

ListaNoNato


Gli Usa, il Regno Unito, la Francia, Israele, con la Nato al seguito, stanno minacciando e, a quanto pare, preparando un attacco alla Siria, Stato arabo laico, democratico e socialista  ancora in piedi dopo 7 anni di aggressione e massacri, attacco che inevitabilmente coinvolgerà i suoi alleati, russi, iraniani e Hezbollah e non potrà non provocare reazioni e  culminare in una catastrofe planetaria, addirittura nucleare.

Coloro che promettono di attaccare sulla base di un’evidente macchinazione provocatoria, come quella dell’ennesimo presunto uso di armi chimiche a Ghouta da parte di Assad, proprio nel momento di una sua decisiva vittoria sul mercenariato jihadista, sono gli stessi che hanno trascinato il mondo in guerra dopo guerra sulla base di bugie, falsità, inganni, come le armi di distruzione di massa di Saddam, la responsabilità per l’11 settembre dell’Afghanistan, i bombardamenti sul proprio popolo di Gheddafi e Assad. Procedono alla distruzione e sottomissione di qualsiasi elemento statuale non allineato, causando milioni di morti innocenti e inenarrabili devastazioni. Ognuna di queste operazioni costituisce un crimine contro l’umanità.

Oltre al martirizzato popolo siriano, oggi è a rischio l’intera umanità per il fanatismo bellico e la frenesia di potere e ricchezza dei dirigenti di una minoranza che pretende di definirsi “comunità internazionale”, rappresentandone non più del 17%. Di fronte a questa corsa verso il suicidio planetario siamo finora rimasti attoniti e passivi. Se non è ora il momento per sollevarsi in massa, senza distinzione di ideologie e posizioni geopolitiche, riprendendo il filo di una lotta contro gli sterminatori, i profittatori di guerre e genocidi, gli schiavisti di un’economia che per affermarsi travolge popoli, nazioni, pezzi di mondo, domani non lo è più di certo.

Muoviamoci, organizziamoci, ribelliamoci, denunciamogli assassini e i loro complici. Assediamoli! Fermiamoli! Ne va della vita.

Lista NoNato

Per adesioni di associazioni o persone singole, scrivere a Comitatononato@gmail.com

martedì 10 aprile 2018

Bombe sulla Siria. Macron e Trump promettono di andare oltre Obama e Hollande. Proviamo a fermarli ?



Comunicato della Rete No War del 30 agosto 2013, quando era imminente un intervento militare occidentale in Siria che poi non avvenne. Il 31 agosto 2013 però Hollande aveva già dato l' ordine ai suoi caccia bombardieri di colpire la Siria. L' ordine fu revocato a poche ore dall' inizio delle operazioni. Ora Macron, Trump, la Gran Bretagna e Israele sembrano molto più determinati a intervenire in Siria, soprattutto perché la crisi generale mondiale, economica e politica, si è molto aggravata.

Proviamo a muoverci anche questa volta ? Proviamo a fermarli ? L' intervento militare occidentale nel 2013 sembrava più sicuro di quanto appare ora. Provare a fare qualcosa è necessario.

Marco

APPELLO 
Stati Uniti, in prima linea, e la Francia hanno annunciato un loro imminente intervento militare contro la Siria che sarebbe effettuato con bombardamenti da mezzi militari navali ed aerei già presenti nella zona. L’ azione preventivata è gravissima e comporta inoltre moltissimi rischi di innescare conflitti armati ancora più catastrofici in Siria e in tutto il Medio Oriente.

L’ annunciato bombardamento in Siria delle tre potenze occidentali è stato giustificato con un presunto attacco con armi chimiche compiuto il 21 agosto dal governo siriano contro l' opposizione armata, una azione che avrebbe colpito e ucciso anche centinaia di civili.

A giugno gli Stati Uniti avevano usato lo stesso argomento, prove di uso di armi chimiche da parte dell’ esercito siriano, per giustificare la loro fornitura di materiale bellico ai gruppi armati che combattono il governo di Assad.
Gli scopi di questa iniziativa militare sono stati indicati in modo poco comprensibile. Si è parlato soprattutto di una punizione contro il governo siriano per l’uso di gas letali, una “rappresaglia” (parola usata più volte) per impedire che si ripetano in futuro episodi analoghi.

LA RETE NO WAR INVITA REALTÀ ORGANIZZATE E SINGOLI CITTADINI AD UN'ASSEMBLEA PUBBLICA
PER DISCUTERE COME PORTARE AVANTI UN IMPEGNO COMUNE PER:
  •  impedire l 'intervento militare annunciato, che potrebbe essere l’ inizio di una vera e propria guerra di questi paesi contro la Siria;
  • favorire una tregua immediata in tutto il paese e la cessazione della violenze;
  • favorire una soluzione negoziata e pacifica alla crisi siriana che ponga fine alla cruenta guerra in corso;
  •  alleviare le attuali pesantissime condizioni di vita dei siriani. chiedendo l'annullamento delle sanzioni dell' Unione Europea, aiuti a quanto rimane in piedi dell' economia siriana, e sostegno ai profughi di cui si deve favorire il rientro.

L’ IMPEGNO CONTRO LA GUERRA È ANCHE UN IMPEGNO CONTRO LA CRISI.
Chiedendo a tutti di impegnarsi contro la intervento militare in Siria, sottolineiamo come una nuova guerra aggraverebbe la già difficile situazione economica del nostro paese e come la crisi economica attuale sia dovuta anche alle numerose, catastrofiche e costosissime guerre degli ultimi venti anni e alla pretesa di risolvere sempre i problemi con la forza, spesso militare, invece che con cambiamenti economici, sociali, politici, culturali.
Logo Rete NoWar-Roma
30 agosto 2013
Rete NoWar-Roma
nowar@gmx.com

domenica 8 aprile 2018

8 aprile-Armi chimiche, nuova accusa alla Siria, ricordate o rivedete gli episodi passati.........


Domenica mattina i media, Tg e siti web, aprono su 70 morti per attacco chimico in Siria.
In questo momento conosco dell' episodio solo quanto riportano i titoli dell' informazione alle 10 e 30 di domenica.

Leggendo o ascoltando le notizie su questo nuovo presunto attacco chimico compiuto dal governo siriano però:

- Ricordiamo che non è la prima volta che vengono diffuse accuse simili al governo siriano e molte altre volte queste accuse si sono rivelate infondate

- Controlliamo le fonti delle notizie

- Prendiamo in considerazione anche le dichiarazioni del governo siriano e della Russia che è implicitamente attaccata anch' essa da questa denuncia

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giovedì 5 aprile 2018

L' Ecuador ha iniziato l’ iter per la ratifica del trattato che vieta le armi nucleari



Quito, 4 apr (Prensa Latina)

 L'Ecuador ha iniziato l’ iter di ratifica del trattato sul divieto delle armi nucleari e  il  testo è stato presentato dal Ministero degli Esteri alla segreteria legale della presidenza.

Questo paese andino è stato uno dei primi a firmare il patto, firmato da Lenin Moreno, lo scorso 20 settembre, durante la sua partecipazione alla 72a sessione dell'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.

La posizione di Quito è stata riconosciuta dal direttore esecutivo della Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari, Beatrice Fihn, che ha invitato l'esecutivo ad approvare la ratifica "il più presto possibile'.

Lo strumento giuridico richiede 50 ratifiche per la sua entrata in vigore, che per la prima volta sarà vietato, in un modo universale e giuridicamente vincolante, questo tipo di armamento.
Il suo contenuto include proibizioni sullo sviluppo, produzione, possesso, uso o minaccia di uso di armi nucleari e include disposizioni per l'adesione a quel meccanismo di paesi che attualmente possiedono tali esplosivi, nonché a favore di offrire assistenza alle vittime , oltre alla bonifica ambientale.

2009, l'Africa si impegna a non permettere armi nucleari nel continente. Entra in vigore il trattato di Pelindaba del 1996


2009
A seguito della ratifica da parte del 28° stato (il Burundi), è finalmente entrato in vigore il trattato di Pelindaba del 1996, che impegna gli stati africani a non permettere l'installazione di armi nucleari sul territorio del continente.
L'Africa quindi si aggiunge alle altre aree del mondo libere da armi nucleari secondo i trattati internazionai: America Latina e caraibi (trattato di Tlatelolco, del 1967, entrato in vigore nel 1969), il Pacifico meridionale (trattto di Rarotonga, 1985, entrato in vigore nel 1986), il Sud-est asiatico (trattato di Bankgkok, 1995, entrato in vigore nel 1997), l'Asia centrale (trattato intercorso tra Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Tukmenistan e Uzbekistan, adottato nel 2006 ed entrato in vigore nell'aprile del 2009), e l'Antartide (in base al trattato del 1959). In aggiunta, la Mongolia ha dichiarato unilateralmente il proprio territorio libero da armi nucleari e altri stati hanno assunto posizioni analoghe.
I 28 Stati africani che si sono impegnati a non adottare alcun programma di ricerca o comunque destinato all'impiego del nucleare militare sono: Algeria, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Costa d'Avorio, Guinea Equatoriale, Etiopia, Gabon, Gambia, Guinea, Kenia, Lesotho, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sud Africa, Swaziland, Togo, Tanzania, Zimbabwe. Tutti gli altri stati dell'Unione africana - e in più il Marocco - l'hanno almeno firmato, ad eccezione del Madagascar.
L'accordo prevede la rinuncia ad intraprendere programmi di armament nucleare e anche l'abbandono di eventuali programmi già intrapresi. I paesi nucleari (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) hanno inoltre firmato - e alcuni hanno anche già ratificato - appositi protocolli con cui si impegnano a non compiere test nucleari in Africa, a non usare per fini nucleari i loro territori nella regione e a non impiegare o minacciare di usare l'arma nucleare contro gli stati africani.
L'entrata in vigore del trattato (15 luglio 2009) è oggi importante soprattutto per l'adesione di tre stati: due sono Sudafrica e Libia, spesso sospettati di essere interessati a sviluppare l'arma atomica. Il terzo stato-chiave sono le Isole Mauritius, che da sempre reclamano la propria sovranità sulle isole Chagos-Diego Garcia - colonia britannica nel mezzo dell'Coeano Indiano dove è installata una base militare americana di particolare importanza strategica e che ospita testate nucleari. L'isola di Diego Garcia rientra nell'area territoriale coperta dal trattato di Palindaba, ma la Gran Bretagna ha fatto inserire una nota nella mappa allegata alla convenzione, in base alla quale l'inclusione di tale territorio si intende priva di implicazioni quanto alla sovranità su di esso. Comunque si interpreti tale nota (che secondo molti interpreti non sarebbe sufficiente a escludere Diego Garcia dall'ambito territoriale che gli stati parti di impegnano a liberare dalle armi atomiche), è comunque chiaro che da ora le attività della base americana dovranno tenere conto del nuovo quadro giuridico. E anche del nuovo orientamento politico inaugurato dal presidente Obama, che ha recentemente e in più occasioni auspicato un rilancio dell'azione di disarmo atomico. E' auspicabile che quello del disarmo possa costituire un settore su cui sviluppare una partnership nuova tra gli Stati Uniti e l'Africa, anche per onorare il trattato di Palindaba e la volontà degli stati che lo hanno ratificato.