martedì 29 marzo 2016

Il petrolio che finanzia le milizie armate nelle guerre civili



Sulle preziose risorse naturali che finanziano le milizie armate nelle guerre civili

“ E' più probabile lo scoppio di guerre civili nei paesi meno industrializzati che dispongono di risorse abbondanti, preziose ed accessibili come petrolio, gas naturale e diamanti, che in quelli poveri di risorse. Questa conclusione si basa su uno studio comparativo di Indra de Soysa, dell' università di Boon, sul valore delle risorse in 139 paesi e la frequenza delle guerre civili dal 1990 in poi. La scoperta va contro l' ipotesi inveterata secondo cui la guerra intestina è più probabile nei paesi poveri di risorse. Spesso gruppi rivali di paesi non industrializzati usano la ricchezza ricavata dalla vendita di risorse – o da concessioni a società straniere per sfruttare le risorse – per finanziare la lotta armata. Pietà per i paesi a cui restano molte risorse....”

Richard Heinberg
La festa è finita, la scomparsa del petrolio, le nuove guerre, il futuro dell' energia-
2004 Fazi editore

sabato 26 marzo 2016

Proposta:inviare email a Gentiloni su bombe saudite in Yemen


Una proposta di Marinella Correggia: inviare email al ministero degli esteri agli indirizzi

segrmin.gentiloni@esteri.it

gabinetto@esteri.it

dgap9@esteri.it

Oggetto: Ministro: a un anno dall'inizio dei bombardamenti sauditi sullo Yemen, perfino "Io Donna" parla della vostra complicità con i sauditi

Ministro Gentiloni, ovviamente non immaginiamo che lei risponderà. Forse nessuno le passerà nemmeno un cenno verbale su questo messaggio. Pazienza.

Malgrado un anno di bombardamenti sui civili yemeniti da parte dei vostri alleati Saud e compagnia sunnita, malgrado le esecuzioni stile Daesh eseguite dal sistema giudiziario saudita, malgrado i Saud siano i padrini di gruppi estremisti che il giorno dopo sfociano in Daesh, le vendite di armi italiane ai Saud continuano, violando anche la legge 185/90. Turpis pecunia non olet?

Lei ministro ai deputati che le chiedevano spiegazioni in Parlamento ha saputo solo rispondere che altri paesi esportano di più. C'è una risoluzione del Parlamento europeo in materia. Legga qua: perfino Io donna parla delle complicità occidentali con i Saud e compagnia: 

Contro la vergogna sono state manifestazioni, convegni e prese di posizione. Ma la democrazia in Italia cos'è? Semplicemente la possibilità di protestare, senza che cambi assolutamente nulla. 

Firmato
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giovedì 24 marzo 2016

Campagna NoTriv-Marco Villa di Terracina propone di.........


Vi scrivo per fornire qualche spunto utile per la campagna referendaria.

Il tempo disponibile per le attività di sensibilizzazione purtroppo è poco ed i mezzi d’informazione mainstream daranno scarsa visibilità alla campagna.
Bisogna quindi intercettare coloro che s’informano tramite la tv, in particolare anziani e casalinghe. Categorie che, in genere, non sono il nostro target abituale.
Non ci dimentichiamo, tra l’altro, che le trasmissioni pomeridiane delle tv generaliste non parleranno mai del referendum.

Le fotocopie affisse ai portoni dei palazzi sono l’ideale per raggiungere quelle tipologie di persone, esattamente come fa la Caritas quando coinvolge la cittadinanza nella raccolta porta a porta di abiti e scarpe usate.

Inoltre, dobbiamo tenere ben presente che l’obiettivo è uno ed uno solo: il quorum. Non bisogna pertanto cadere nell’ errore di pensare a pubblicizzare il proprio logo, dando visibilità al proprio gruppo, comitato, associazione, ma si devono raggiungere quante più persone possibile, preferibilmente con il minimo sforzo.
Un altro target sono i pigri, coloro che hanno qualche strumento in più (cognitivo e tecnologico) per informarsi, ma lo fanno con estrema indolenza.

Dove si possono intercettare quelle persone?

Attenzione all’uso della parola “intercettare”: non dobbiamo aspettare che le persone arrivino a noi (magari comodamente seduti sotto un gazebo) per raggiungere il quorum, ma dobbiamo essere noi ad andare incontro alle persone per raggiungere l’obiettivo.

Coloro che io definisco pigri, indolenti, si intercettano la domenica nei seguenti luoghi:

1) i centri commerciali;
2) gli stadi e, in subordine, i palazzetti dello sport;
3) le chiese all’uscita delle messe.

Ho scritto la domenica perché è proprio in quella giornata che i centri commerciali sono letteralmente invasi dai pigri, cioè da coloro che hanno pochi interessi e non sanno che cosa fare durante il tempo libero. Il sabato, invece, molta gente va nei centri commerciali per fare acquisti e, probabilmente, gran parte di quelle persone sono già informate riguardo al referendum.
Per attuare una strategia del genere diventano preziosissimi, fondamentali, i volontari, gli attivisti, i giovani del Servizio Civile. Le risorse umane sono poche, bisogna “utilizzarle” nel modo più proficuo possibile.

Un’altra maniera per raggiungere i pigri è andare all’ingresso delle scuole elementari e medie all’orario di chiusura delle stesse, per intercettare i genitori che vanno a prendere gli studenti. Questa strategia, ovviamente, va utilizzata nei giorni infrasettimanali.
Pongo poi una questione: i flash mob sono divertenti, ma quanto sono utili allo scopo? Nel web il quorum è già raggiunto, per cui postare sui social network foto e video dei flash mob rischia di andare ad intercettare nuovamente chi ha già deciso di votare.

Non solo: i quotidiani danno spazio e visibilità ad articoli e foto dei flash mob?
Il Corriere della Sera, per fare un esempio, sabato scorso ha dedicato 10 righe alla notizia dell’avvio della campagna referendaria, nelle pagine delle cronache di Roma, con una piccola foto illustrativa. Poi, invece, nelle pagine economiche c’era un articolo lungo tre se non addirittura quattro volte tanto sulle strategie dell’ENI nei Paesi politicamente instabili in cui opera (Libia, Egitto, Kazakistan).
Perché dobbiamo pensare che coloro che sono pagati dai petrolieri debbano o vogliano fare il lavoro per noi?

Siamo noi che dobbiamo rimboccarci le maniche.

Ribadisco l’utilità delle fotocopie attaccate ai portoni dei palazzi. 

Ho lavorato così ai primi di marzo nel quartiere Monte Mario di Roma, per un’associazione che aveva organizzato una giornata di raccolta sangue in una parrocchia. Delle 39 sacche di sangue raccolte, 18 erano di nuovi donatori, i quali, appositamente interrogati, hanno spiegato che erano venuti grazie alle informazioni che avevano letto sulla fotocopia attaccata al portone.

A Terracina da anni lavoro in questo modo. Gli abitanti sono circa 45.000, per coprire interamente la città mi servono 1.100 fotocopie.
La media di affissione delle fotocopie è di 30 l’ora.

Ora sto lavorando anche a Roma per il referendum e qui la media oraria si alza nettamente, superando molto probabilmente le 50 l’ora.
Ho già coperto vari quartieri: piazza Bologna-piazzale delle Province, da Porta Maggiore a piazza Vittorio, da viale Baldo degli Ubaldi a piazza dei Giureconsulti.

Ma sono solo.

A mio avviso, se non vogliamo perdere la ghiotta occasione rappresentata da questo referendum, le unità di personale disponibili vanno utilizzate in maniera completamente diversa.

Vanno schierate agli ingressi dei centri commerciali la domenica, senza allestire gazebi in varie piazze e piazzette sotto i quali stare comodamente seduti.

Così e con i flash mob non si raggiunge il quorum.
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
Marco Villa (Terracina Social Forum)

mercoledì 23 marzo 2016

Lettera al Manifesto sullo sciopero per la pace del 18 marzo



Sciopero per la pace

Venerdì 18 marzo diverse sigle del sindacalismo di base hanno indetto uno sciopero generale nazionale di 24 ore “contro le guerre e per i diritti vitali “. E' passato come uno sciopero dei trasporti mentre in realtà sono state molte e diversificate le realtà che hanno aderito e partecipato.
Fa male vedere che sul Manifesto non sia apparso nemmeno un commento in proposito. E dire che non deve essere stata così piccola l' adesione se Renzi da Bruxelles si è sentito in dovere di commentarlo; e lo ha fatto con la sua solita arroganza. Nel suo discorso ha dichiarato che i partecipanti allo sciopero hanno preso in giro i cittadini perché in Libia non c'è nessuna guerra, tuonando che “i cittadini si meritano altro dal vedere delle piccole sigle sindacali che fanno uno sciopero contro la guerra che non c'è; e questo pone ancora una volta il grande tema della rappresentatività e rappresentanza sindacale che io auspico che i sindacati e Confindustria possano risolvere, perché, ripeto il concetto, o lo fanno loro o lo facciamo noi”. Renzi chiama all' appello CGIL CISL UIL e Confindustria contro il sindacalismo dissidente: o li fate fuori voi oppure ci penso io.

Monica Cangini
lettera Da Il manifesto del 23 marzo 2016


venerdì 18 marzo 2016

Proposta per il 17 aprile.Comitati e una giornata"Votiamo Si contro la guerra"



I legami tra guerre e questione energetica sono strettissimi,

se vediamo quali sono state le ultime guerre (Libia,Iraq,Siria,Afghanistan,Yemen), se vediamo quali sono i paesi maggiori produttori e con maggiori risorse (Arabia s: Venezuela Russia, USA, Qatar, Iran, Iraq, Nigeria),

capiamo al volo il nesso tra energia e guerre.

Nei primi anni 2000 su questo sono stati fatti in Italia anche alcuni convegni.

Allora, in occasione del referendum del 17 aprile, sarebbe utile partecipare alla campagna come gruppi impegnati contro le guerre, approfondire il tema, magari dedicare ad esso una giornata con iniziative diffuse in tutta Italia. Ognuno potrebbe affrontare il nesso alla maniera che preferisce, es. No guerra No Nato No Trivv----o dal punto di vista della nonviolenza.

Io cercherò di fare tutto questo, ma voglio mandare subito questa idea in giro anche senza aver formulato ancora proposte e aver individuato temi specifici, perché il tempo a disposizione non è molto.

Invio il messaggio anche ad alcuni amici della nonviolenza ricordando che questo nesso era ben chiaro a Nanni Salio, studioso della nonviolenza e di professione professore di fisica, scomparso recentemente.